giovedì, 2 Maggio 2024

Alcuni colleghi mi hanno chiesto di “parlare” di Isacco e di Giacobbe.

Lo faccio con piacere.

Isacco, il figlio della promessa, divenuto adulto vive di pastorizia come il padre Abramo sulle colline della Terra di Canaan.

Consapevole però di dover dare una discendenza al padre per realizzare il progetto di Dio prende in moglie Rebecca, una ragazza dello stesso clan familiare.

Ricevuta la benedizione di Abramo, alla sua morte diventa l’erede di tutti i beni paterni, ma soprattutto l’erede delle promesse di Dio.

Quando per la moglie di Isacco arriva il tempo della gravidanza, il Signore benedice Rebecca dicendo: “Due nazioni sono nel tuo seno, e due popoli separati usciranno dalle tue viscere. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore” (Genesi 25,23).

Isacco ha, dunque, due figli, due figli gemelli e, alla loro nascita il Primo viene chiamato Esaù, perché il suo corpo è ricoperto di una rossa peluria, il secondo Giacobbe, perché nasce tenendo in mano il calcagno del fratello.

Esaù , preferito dal padre Isacco, è u uomo rude ma abile nella caccia; Giacobbe invece, prediletto dalla madre è un uomo abbastanza tranquillo.

Essendo primogenito Esaù gli spettava sia l’eredità che la benedizione, ma lui per un piatto di lenticchie cede al fratello la primogenitura.

Giacobbe inoltre riesce a strappare al padre Isacco anche la benedizione: che è una sola e per un solo erede.

Esaù adirato promette di uccidere il fratello.

Perciò in attesa che l’ira di Esaù venga meno, Giacobbe è costretto a fuggire.

Durante la fuga Giacobbe vede in sogno una scala che dalla terra raggiunge il cielo e sente le parole di Dio che dice: “Io sono il Signore, il Dio d’Abramo tuo padre e il Dio d’Isacco. La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza.  La tua discendenza sarà come la polvere della terra” (Cfr. Genesi 28,13).

E’ un sogno importante, perché Dio ha parlato e ha confermato Giacobbe erde delle promesse.

Tranquillizzato dal sogno, Giacobbe finalmente giunge al termine della sua fuga presso lo zio Labano, nel territorio di Carran, dove riceve ospitalità e si innamora di sua figlia Rachele. Tuttavia per poter sposare Rachele, lo zio costringe Giacobbe a lavorare per sette anni presso di lui, ma al termine di questo periodo, Labano lo inganna e gli dà in sposa Lia, sorella maggiore di Rebecca. Quindi per poter avere in sposa Rachele, Labano obbliga Giacobbe a lavorare per lui altre sette anni. Alla fine dopo aver sposato  anche la donna di cui era innamorato, abbandona lo zio e fugge con le mogli, le schiave, i figli i sui servitori e il bestiame.

Durante la fuga giunto nelle vicinanze della terra abitata da Esaù, presso il guado del fiume Jabbok, Giacobbe viene preso da paura.

E’ in una posizione disperata: davanti a lui c’è il fratello Esaù di cui non conosce le intenzioni; dietro lo zio Labano da cui non può tornare. Non potendosi muovere manda avanti i servitori con doni per Esaù e fa passare il fiume a tutto il suo bestiame e a tutta la sua famiglia, nella speranza che il fratello di fronte ai suoi figli si intenerisca.

Ma ecco che, rimasto solo, durante la notte un uomo lo aggredisce e lotta con lui fino all’alba: Giacobbe riconosce in questo sconosciuto la presenza di Dio, a aggrappandosi a Lui gli dice: “Non ti lascerò se non mi avrai benedetto” (Cfr. Genesi 32, 29).

Costui allora, poiché non riesce a vincerlo, colpisce Giacobbe all’articolazione del femore, ma vista la sua forza gli dice: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e gli uomini hai vinto!”. (Cfr. Genesi 32, 29).

Dopo la lotta Giacobbe è un uomo nuovo: egli è Israele che significa forte con Dio.

Pertanto, ricevuta la benedizione, al mattino passa il fiume e va incontro al fratello Esaù, prostrandosi davanti a lui sette volte. Questi abbracciandolo, lo accoglie in pace, dissolvendo ogni tensione nel perdono vicendevole.

D’ora in poi, anche la discendenza di Giacobbe prende il nome di Israele.

I suoi figli, Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon, Dan Neftali, Gad, Aser, Giuseppe e Beniamino, vivono col padre nella Terra di Canaan e, lavorando come pastori, diventano i capostipiti delle dodici tribù di Israele.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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