domenica, 12 Maggio 2024

Tre coppie. E segreti, troppi segreti. Andrea e Andreina, Ralph e Viola, Umberto e Alba: sfumature diverse di storie che hanno il non detto come filo conduttore. Sono coppie le cui vite si intrecceranno in un crescendo di colpi di scena, rivelazioni, desideri, vendette.

Ci sono il desiderio di un figlio e il terrore di averlo, dopo averlo perso. Ci sono figli nati con l’inganno e figli neanche lontanamente voluti. E poi le apparenze, che nascondono spesso realtà diametralmente opposte.

Il rumore delle cose nuove (Einaudi) di Paolo Genovese è un piccolo capolavoro di emozioni che si regge su un’alternanza inestricabile di verità e menzogne.

Anche relazioni che sembrano granitiche si reggono in realtà su aspettative puntualmente negate e altre, che rasentano quella che sembrerebbe la “normalità” sono invece contrassegnate da un ménage fatto di soprusi. Accade che vittime e carnefici, che si tratti di violenze fisiche o psicologiche, tendano a confondersi, ribaltando i piani; o che basti davvero poco per far diventare “cattivi” i “buoni”; ancora, che il peso enorme di un segreto riesca a non scalfire minimamente la quotidianità.

Genovese è un maestro nel descrivere uomini e donne così vicini a noi nella loro umanità, ha uno sguardo quasi indulgente verso errori e colpi bassi salvo poi affidarsi a un destino fin troppo beffardo. Stilisticamente raffinato, Il rumore delle cose nuove è perfetto per una trasposizione cinematografica.

“I ricordi li costruiamo noi. Prendiamo dalla nostra vita eventi importanti, col tempo li spogliamo di alcuni orpelli e li arricchiamo di altri che ci fanno comodo, dettagli che aiutano a sottolineare un determinato sentimento che vogliamo enfatizzare. Se il ricordo è bello, è probabile che lo descriveremo riportando sensazioni che in quel momento magari non abbiamo neanche provato: sono suggestioni successive, che rafforzano l’amore, la gioia, la passione. Il ricordo negativo, al contrario, viene rivalutato. Rimane l’evento avverso, ma stranamente non appare così ostile come lo è stato all’epoca. Una storia d’amore tossica e imbevuta di liti furiose verrà ricordata come quella di una coppia che non andava troppo d’accordo, e il relativo malessere verrà accantonato in nome di un revisionismo che alleggerisce il dramma. Il dolore di un lutto percorre il sistema linfatico del nostro corpo per sempre, ma pensare a chi si è perso dopo che la vita ha ripreso il sopravvento genera solo un triste sorriso di commozione. Tutto passa e viene riscritto dalla nostra mente, che ripulisce di inutili elementi l’essenza della memoria.”

Paolo Genovese (Roma, 1966) è regista e scrittore. Il suo film Perfetti sconosciuti è stato una delle pellicole italiane maggiormente premiate ed esportate degli ultimi anni, ed è entrato nel Guinness dei Primati per il piú alto numero di remake di sempre. È autore dei romanzi Tutta colpa di Freud (Mondadori 2014, Einaudi 2021), Il primo giorno della mia vita (Einaudi 2018 e 2019) e Supereroi (Einaudi 2020 e 2022).

Rossella Montemurro

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