mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

Oggi, 14 agosto, la chiesa ricorda Padre Massimiliano Kolbe, un vero modello.

Padre Massimiliano Kolbe, nato Rajmund Kolbe, nasce in Polonia l’8 gennaio 1891, a 17 anni entra nel seminario dei frati Conventuali.

Nel 1927 fonda nei pressi di Varsavia la Città dell’Immacolata e stampa la rivista il “Cavaliere dell’Immacolata”.

Nel 1930 parte missionario per il Giappone, ma ritorna per motivi di salute.

Nel febbraio del 1941 Padre Massimiliano Kolbe viene arrestato dalla Gestapo e viene deportato ad Auschwitz.

Assegnato al blocco speciale dei preti, è costretto a lavorare dall’alba al tramonto subendo numerose violenze.

Alla fine di luglio un prigioniero evade, come rappresaglia, altri 10 sono condannati a pagare con la vita.

Arrivato al momento della selezione, l’ultimo scelto è il sergente polacco Francesco Gajowniczek che disperato mormora: “Mia moglie, i miei figli…”

Di fronte a ciò Padre Massimiliano esce dalle file dei risparmiati.

“Cosa vuole questo sporco polacco?”

Risponde: “Sono un prete cattolico. Chiedo di prendere il posto di quel prigioniero” indicando Francesco Gajowniczek.

Miracolosamente il comandante del campo accetta lo scambio e padre Kolbe viene portato nel bunker della fame.

Dopo due settimane padre Kolbe è ancora vivo assieme ad altri tre prigionieri, ma poiché occorre liberare la cella per altre vittime, il 14 agosto 1941 viene ucciso con una iniezione mortale di acido e il suo corpo gettato nel forno crematorio.

La mamma quando seppe della morte del figlio scrisse ai frati questa lettera: “Una sera il mio bambino rincasò tardi, sporco e stracciato. Il papà si arrabbiò molto e quella sera Raimondo saltò la cena. Il giorno dopo lo vidi tutto mogio. Allora sorridendo gli dissi: “Bambino mio che cosa sarà di te?” Raimondo scoppiò a piangere e corse nella sua stanza davanti al quadro della Madonna.

Dopo un po’ uscì pensieroso. Per qualche giorno rimase così: silenzioso con qualche con qualche scoppio di pianto. Non era una cosa normale. Lo presi allora da parte e gli chiesi: “Che cosa succede? Perché quel viso sempre serio?”  Raimondo mi rispose esitante: “Mamma, quando mi hai detto cosa sarà di te? Sono andato dalla Madonna e le ho chiesto la stessa cosa: “Cosa sarà di me?” E la Madonna ha aperto le mani e mi ha mostrato due corone: una di fiori bianchi e una di fiori rossi. Mi ha guardato e mi ha chiesto quale volevo. Non so come, ma ho capito che quella bianca rappresentava la purezza, quella rossa il martirio. Io però, non sapendo quale scegliere, gliele ho chiesto tutte e due. La Madonna mi ha sorriso e poi l’ho rivista com’è nel quadro. Dopo questo racconto Raimondo tornò sereno come sempre. Questo fatto non l’ho mai raccontato a nessuno, nemmeno a suo padre. Ma ora che ho saputo come è morto, credo necessario raccontarlo a voi, suoi confratelli”.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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