venerdì, 3 Maggio 2024

Siamo ormai abituati agli articoli di alcuni quotidiani a proposito dell’Ora di Religione cattolica nelle scuole.
Qualche giorno fa abbiamo letto un titolone che diceva: “Schizza in alto il costo degli insegnanti di Religione. E scatta il concorso per stabilizzarli. Nel corso degli anni, la spesa per assicurare l’ora di Religione agli alunni italiani si è incrementata considerevolmente. E dopo vent’anni di attesa dall’ultimo (e unico) concorso, quello indetto nel 2004 dall’allora ministra dell’Istruzione Letizia Moratti, è quasi tutto pronto per bandirne uno nuovo. Anzi due: uno riservato ai precari di lungo corso e l’altro per coloro che si affacciano all’insegnamento da neofiti”.
Alcune riflessioni:
1. La spesa per la Religione
E’ il caso di ricordare, a chi scrive “Schizza in alto il costo degli insegnanti di Religione”, che nella scuola i docenti vengono retribuiti ed inseriti in Capitoli di spesa specifici, cioè ruolo e non ruolo.
Ebbene, in questo ultimo periodo abbiamo assistito ad un rimpinguamento del Capitolo inerente gli insegnanti di ruolo e contemporaneamente ad uno svotamento del capitolo riguardante gli incaricati.
Questo significa che non è giusto parlare di maggior spesa, ma di una spesa per cambio di bilancio.
Non solo.
Tutti i docenti, anche quelli di religione, vanno in pensione e quindi hanno diritto alla retribuzione; vorrei ricordare che la pensione è fatta di contributi versati dagli stessi insegnanti.
Ebbene, secondo questi articoloni, docenti di religione non dovrebbero aver la pensione perché insegnanti di religione.
2. L’autorizzazione dell’ordinario diocesano
Vorrei precisare a coloro che scrivono questi articoli che quanto loro citano come “l’autorizzazione dell’ordinario diocesano” altro non è che l’idoneità rilasciata dall’Ordinario, che garantisce l’appartenenza e rappresentanza del singolo docente che rende autentico l’insegnamento della religione cattolica.
Oggi l’IRC si rivolge agli alunni i cui genitori hanno operato un’esplicita scelta.
La finalità dell’IRC non è la conversione o la maturazione della personale esperienza di fede degli studenti, essa è costituita invece dalla crescita della persona e del cittadino nell’ambito della cultura religiosa e in particolare di quella cattolica che ha così inciso nella formazione del patrimonio storico della nostra civiltà occidentale, europea e italiana.
3. Il concorso.
Si precisa che questo concorso non è per neofiti, ma per l’immissione in ruolo di chi sta esercitando la professione docente.
Infatti potrà partecipare solo chi ha maturato almeno 36 mesi di servizio, allo straordinario. Mentre all’ordinario insegnanti che non hanno raggiunto questi mesi di servizio.
4. Il meccanismo concorsuale
E’ esattamente come tutti gli altri concorsi, basta un semplice confronto su come sono stati immessi in ruolo i docenti delle altre discipline.
Con la legge 107/15, cioè la Buona Scuola, sono stati immessi in ruolo tutti gli insegnanti tranne i docenti di religione cattolica, bisognerebbe semmai chiedersi il perché di questa ingiustizia.
5. Avvalentesi e non
E’ vero che circa 10% degli alunni non si avvale dell’IRC ma questo significa che circa il 90% degli alunni si avvale, cioè chiede di svolgere l’IRC.
Date queste premesse occorrerebbe erigere un monumento a questi docenti che, nonostante tutte le difficoltà che vengono create contro questa ora, riescono a farla amare agli studenti.
In questo momento storico così complesso per la scuola italiana invito a rispettare tutti i docenti per il loro importante ruolo educativo e tra questi, in particolare, quelli di religione cattolica.

Nicola Incampo

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