giovedì, 16 Maggio 2024

Mi è capitato l’altro giorno di incontrare un mio ex alunno e gli ho detto con molta semplicità: “Non sei quello che conoscevo”.

Mi ha raccontato la seguente storia: “Per quattro anni mi sono fatto con l’eroina”.

Al mio sguardo di meraviglia mi ha detto: “Quasi da un anno e mezzo non mi faccio più”.

E ha continuato: “Eravamo un gruppo di amici, stavamo bene insieme; era bello parlare, confidarci.

Così abbiamo iniziato a fumare…

Sono sempre stato timido, ho avuto sempre paura di non essere accettato dagli altri. Quando mi facevo con l’eroina riuscivo a parlare di più, soprattutto con le ragazze… L’eroina ti illude, ti fa dimenticare gli insuccessi, le delusioni, le sconfitte della vita, le sconfitte della scuola, le sconfitte delle amicizie. Ti senti più forte, anzi diventi strafottente…

Poi, un giorno qualcosa si rompe.

Dopo poche ore è peggio di prima. Il “buco” sembra aprirti una via d’uscita, ma tutto questo si rivela passeggero, infatti è falso.

Quando finisci l’effetto droga ti chiudi in te stesso.

Quando mi presentavo ad un colloquio di lavoro avevo stesso la stessa risposta: “Se avremo bisogno la chiameremo”. È bruttissimo sentirsi inutili con niente da fare e niente da dare. Non dicevo niente a casa, rubavo l’oro a mia madre senza che lei dicesse niente.

Due anni fa ho incontrato per caso una persona per bene, è stata questa persona che mi ha spinto a cambiare vita.

Mi ha parlato da uomo a uomo, senza troppa pietà, anche con una certa durezza, ma con tanto affetto e mi ha detto: “Ricordati: uno viene fuori solo se lo decide dentro di sé, se trova ragioni per farlo. Bisogna crescere dentro, lo capisci questo”.

Mi ha messo in contatto con un centro. Ho fatto tanta fatica, ma ora sento che sono cambiato nel modo di pensare, cambiato nel modo di essere e cambiato nel modo di ragionare.

È inutile dire che soni cambiati i rapporti con la famiglia.”

La storia di questo ragazzo è la storia di tanti ragazzi che, di fronte alle difficoltà della vita, si trovano soli ed hanno paura.

In qualche momento uno può anche piangersi addosso, ma sono momenti, non dobbiamo spaventarci.

La cosa più importante è tendere la mano per cercare aiuto.

Dobbiamo aver la forza di superare inevitabili momenti di depressione.

Avete mai riflettuto che crescere significa attraversa difficoltà, superare frustrazioni e mirare con coraggio al traguardo che ci siamo proposti.

Quando eravamo bambini credevamo di poter fare e avere tutto e subito.

Diventando grandi impariamo che il tutto e il subito non c’è.

C’è un passo dopo l’altro, in salita, con difficoltà, che ci fa arrivare, ma adagio e con impegno.

Nicola Incampo

Responsabile della Conferenza Episcopale di Basilicata per l’IRC e per la pastorale scolastica

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