giovedì, 28 Marzo 2024

Oggi vorrei fare una riflessione sulla pazienza e la vorrei fare partendo da una mia esperienza.

Da ragazzo frequentavo l’oratorio della mia parrocchia: il gioco preferito era il ping pong.

Anche se c’erano tantissime altre attività, io preferivo il ping pong.

Si giocava a eliminazione diretta: cioè chi perdeva ritornava in coda all’elenco, e l’attesa per rigiocare non era breve.

Ricordo che siccome eravamo in tanti per l’attesa di giocare una nuova partita, il Parroco propose, a chi aspettava di poter fare una nuova gara a ping pong, un nuovo gioco: la dama, gioco che nessuno di noi aveva mai visto.

Dopo aver visto la scacchiera uno di noi chiese:

“Ma quali sono le regole di questo gioco?”

Il Parroco rispose: “Sono tre”.

La prima: non è permesso fare due passi alla volta.

La seconda: è permesso andare avanti e non tornare indietro.

La terza: quando si è arrivati in alto, beh, allora si può andare dove si vuole.

Le regole, vi confesserò, mi incuriosirono a tal punto che dissi al Parroco: “Mi sembra più una parabola che regole di gioco”.

Queste regole hanno da quel momento sempre richiamato alla mia mente quello che ci racconta San Matteo nel suo Vangelo al capitolo 11: “In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie»”.

La lezione è trasparente e immediata.

Questo significa che la pazienza è semplice e fedele, è incarnata nel fare un passo alla volta nella vita.

Il progresso della virtù è andando avanti e non tornando indietro.

E, infine, la libertà dello spirito, quando si è raggiunta la libertà interiore.

Allora il bene sarà quasi spontaneo, perché sarà frutto dello Spirito Santo che opera in noi.

Costringere un fiore a sbocciare con la forza è impossibile.

Forzare i tempi dello Spirito è solo illusione.

Solo Dio sa condurre a maturazione seguendo tempi e momenti.

Infatti l’atteggiamento del credente è quello di  condividere questa delicatezza divina che spesso ai nostri occhi sembra lentezza.

Bisogna seguire il progetto di Dio disegnato nella storia, cioè bisogna rispettare i tempi di ognuno nella propria crescita, senza pretendere di comandare a Dio e di opprimere i fratelli.

Sicuramente anche il vostro pensiero corre ad una deliziosa parabola di Gesù: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme in terra. Ora la notte e il giorno, mentre egli dorme e si alza, il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come. Poiché la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. E, quando il frutto è maturo, il mietitore mette subito mano alla falce perché è venuta la mietitura».

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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