sabato, 27 Aprile 2024

Apt Basilicata, si apre la terza edizione di Fucina Madre

Dalla ceramica all’arte orafa, dal legno all’uncinetto, dall’arte digitale al recupero di antiche tradizioni manifatturiere. E’ un vero e proprio mosaico dell’eccellenza lucana quello che 44 artigiani, maker e designer, provenienti da ogni parte della Basilicata,...

Maati El Hossi, per gli amici Matteo, in Una speranza di vita ha saputo raccogliere le testimonianze di persone arrivate in Basilicata ed ancora alla ricerca di una integrazione completa.

Come dice Monsignor Caiazzo “persone con la speranza di approdare in una terra promessa”.

In tutti quelli che arrivano da noi, Matteo, ascoltandoli riesce a leggere nei loro occhi la violenza subita, riesce a sentire i lamenti delle loro famiglie e soprattutto ad accarezza le loro cicatrici frutto di torture.

Persone partite dalle loro terre con la speranza di poter un giorno ritornare soprattutto per camminare a piedi nudi sulla loro terra e danzare sotto i loro cielo stellato.

Matteo ascoltandoli capisce che per loro essere qui in Italia è segno di speranza, è segno di libertà ed è segno di futuro.

Sono arrivati in Italia su mezzi di fortuna, pagando a caro prezzo scafisti e aguzzini.

Sono persone fortunate, perché molti si sono persi in mare.

Il mare spesso tomba per sempre; corpi di bambini restituiti sulle rive ci ricordano che sono persone, proprio come noi.

Molti arrivano dall’Africa e Matteo con il suo racconto ci interroga: “Perché queste persone ci fanno paura?”

Matteo raccoglie queste testimonianze e ce le racconta.

E’ un libro di storie di vita.

Io direi che abbiamo il dovere di leggerlo e di farlo conoscere, soprattutto ai nostri alunni.

Le storie scelte da Matteo sono racconti pieni di dolore, di speranze, di paure e di emozioni contrastanti.

Storie di persone, sì persone non numeri, come direbbe Papa Francesco, figli della stessa umanità.

Il racconto a volte non trova la conclusione desiderata, perché quella terra promessa si rivela più matrigna di quella abbandonata, dove la diversità è solo rifiuto.

Vorrei concludere con la gioia che queste persone hanno trovato una buona ospitalità nella nostra terra e con la speranza che mai rispondiamo alle diversità con intolleranze.

Nicola Incampo

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