lunedì, 29 Aprile 2024

“Non esiste la prima volta in cui Fede sente qualcuno chiamarlo ciccione, a bassa voce, quasi sussurrato, come fosse una timida dichiarazione d’amore, oppure urlato e ripetuto in coro, scandendo le sillabe.

Cic-cio-ne, ci-cio-ne, ci-cio-ne…

Non esiste il momento decisivo circondato di aura, la pigrizia di isolare un istante trasformato nell’istante che risplende, monumento narrativo per facilitare l’identificazione tra di narra e chi legge. Esiste semmai la concatenazione di piccoli fatti, gesti, azioni che non producono traumi immediati ma ferite invisibili, che diventano le foglie assenti delle poesie, l’aria che respiriamo, e tutto ciò che guardiamo, ascoltiamo, odoriamo e perdiamo, assegnando all’istante la categoria di quanto definiamo esperienza.”

Fede ha diciotto anni, sfiora il metro e novanta e pesa 150 chili, ma è una cifra in difetto perché la bilancia del dottore non va oltre. Fede sa di avere un problema, il cibo lo attrae inesorabilmente e lui non fa che mangiare da quando era piccolo. Senza freni, senza limiti. Il dott. Cles, il suo medico, negli anni lo ha definito “paffutello, paffuto, rotondetto, pienotto, robustello, robusto, cicciottello, cicciotto, grassottello, grassoccio, fino alle definizioni abituali di grasso e obeso”. Ma gli ha anche spiegato il significato del “paradosso della sopravvivenza”, bizzarra teoria clinica secondo cui le persone obese avrebbero un tasso di mortalità inferiore rispetto a quelle normopeso, come se il grasso facesse da scudo alle minacce del mondo.

L’incontro con Giulia, quasi anoressica, bellissima, lo sconvolge: la ragazza è interessata a Fede, ma in modo perverso. Si offre di spogliarsi, solo per lui, a patto che mangi, nudo anche Fede, senza però poterla mai toccare.  E Giulia, che sembrava un’àncora di salvezza, diventa una zavorra che nei suoi giochi malati lo trascinerà sempre più a fondo.

Il paradosso della sopravvivenza (Einaudi) di Giorgio Falco è un romanzo complesso, a tratti duro, che oltrepassa i confini del body shaming. Dopo una prima parte fitta di digressioni, focalizzata su Federico, sulla sua famiglia, sugli amici, sul microcosmo di Pratonovo e del suo paesaggio alpino desolato che ricalca le contraddizioni di qualsiasi cittadina, il ritorno di Giulia (si erano conosciuti da piccolini durante una gita scolastica) cambia ogni equilibrio, anche stilistico, all’interno della trama. È un crescendo di richieste, un obbligo costante di sottomissione al quale Fede non si sottrae perché il cibo è un richiamo troppo potente, irresistibile. Falco ragiona su tutti i corpi – sessualizzati, perfetti, respinti, inadeguati, storpi, desiderati, mortificati, accolti – con cui ogni giorno ciascuno di noi entra in rotta di collisione.

“Il mondo è il mio peggior nemico. Io sono il mio nemico”.

Il paradosso della sopravvivenza è un romanzo sullo spazio che occupiamo ogni giorno, quasi senza badarci. E insieme una riflessione sotterranea sul potere che lo sguardo altrui esercita sulle nostre scelte. Soprattutto, è la storia di un corpo ingombrante in un mondo ingombrante, a cui corrispondono desideri ingombranti.

Giorgio Falco è nato nel 1967. Il suo primo libro, Pausa caffè (Sironi 2004), è stato finalista al Premio Chiara. Per Einaudi pubblica nel 2009 L’ubicazione del bene, con il quale vince il Premio Pisa. Nel 2014 La gemella H vince il Premio Mondello Opera Italiana, il SuperMondello e il Premio Volponi. Nel 2014 esce per L’orma editore Condominio Oltremare (con Sabrina Ragucci) e l’anno seguente Sottofondo italiano (Laterza). Del 2017 è Ipotesi di una sconfitta (Einaudi), con cui vince il Premio Pozzale Luigi Russo, il Premio Napoli e il Premio Biella Letteratura e Industria. Nel 2020, sempre per Einaudi, esce Flashover. Incendio a Venezia e nel 2023Il paradosso della sopravvivenza.

Rossella Montemurro

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap