venerdì, 3 Maggio 2024

“I narcisisti si legano a oggetti – che in psicoanalese significa esseri umani dotati di caratteristiche definite che una certa persona tende a selezionare come figure importanti della propria vita – idealizzati e inarrivabili. Li desiderano in modo straziante, ma quando quello stesso oggetto, o un altro oggetto, si avvicina, nel momento esatto in cui lo scoprono prossimo a loro, a portata di mano, perde valore. Una caduta a picco che neanche il crollo della borsa di Wall Street nel 1929. Il narcisista a quel punto vuole solo andar via, fuggire in ogni modo e se è costretto a restare inizia una guerra fredda, che in effetti già la freddezza relazionale è un andar via, un ci sono e non ci sono, un tu per me esisti e non esisti ma più non esisti.”

Lorenzo Sartori, trent’anni, psicoterapeuta ha imparato che questa è una “relazione oggettuale, e cioè un tipo di relazione affettiva che sembra un attaccarsi all’altro ma che in realtà è solo un dare retta a un copione scritto dentro di noi che ci indica come le relazioni dovrebbero andare. E noi quel copione lo mettiamo in scena ogni giorno in modo terribilmente fedele. Con quella persona abbiamo una relazione tossica? Sì, ma non la molliamo mai, perché lo sceneggiatore ha scritto una storia che dice che le relazioni così devono andare”.

I primi tre pazienti di Lorenzo, purtroppo, dopo poco lo abbandonano. E lui inizia inevitabilmente a chiedersi quale sia il problema. A sue spese e con il senno di poi capirà che in primis quelle fughe repentine erano dovute a una sua “mancanza”: non essere riuscito a fare le domande giuste, a toccare i punti nevralgici causa delle loro richieste d’aiuto, a rischiarare le loro zone d’ombre. Perché tutti e tre sono dei narcisisti, abili nel manipolare chi hanno di fronte, a metterlo con le spalle al muro. Lo hanno fatto con lui e lui, per “riscattarsi”, inizia a leggere studi che hanno affrontato l’argomento (attenzione, però: siamo nel 2000 e di narcisismo non si parlava tanto e, quando se ne parlava, le posizioni erano divergenti), a consultarsi con supervisori. E Lorenzo tocca con mano quanta confusione regni sul narcisismo.

Il merito di Giancarlo Dimaggio in Il diavolo prenda l’ultimo. La fuga del narcisista (Baldini e Castoldi)  è senza dubbio quello di aver reso protagonista una tematica “calda”, attualissima come quella del narcisismo, con tutte le implicazioni che ha all’interno delle relazioni, e averla messa sotto esame: leggendolo si respira psicoanalisi e non sono teorie asettiche o esposte in maniera criptica ma applicate alla vita di tutti i giorni, spiegate in maniera semplice e diretta. La figura del narcisista nelle sue sfumature viene perfettamente resa da pagine intriganti e interessanti in cui le dinamiche classiche vengono analizzate con cura insieme alle fragilità, alle debolezze sottese a queste personalità: insomma, un’altra sfaccettatura, quella più nascosta, per comprendere fino in fondo determinati comportamenti.

Aurora (bulimica e arrogante), Adamo (tormentato dalla vergogna per non essere capace di salvare le donne a cui tiene e ossessionato dalla perfezione) e Richard (musicista, ancora più perfezionista degli altri, perseguitato dalla possibilità di essere comandato e umiliato) offrono a Lorenzo la propria visione del mondo e, chiusi nella trincea del loro malessere, pretendono che sia il terapeuta ad uniformarsi a ciò che loro vogliono svelare, senza andare oltre, senza approfondire… A metà tra romanzo e saggio, Il diavolo prenda l’ultimo. La fuga del narcisista è illuminante.

Giancarlo Dimaggio è psichiatra e psicoterapeuta, nonché cofondatore del Centro di terapia metacognitiva interpersonale (Roma). Ha pubblicato, tra gli altri: Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità (con A. Montano, R. Popolo e G. Salvatore, 2013), Trattamento integrato per i disturbi di personalità (con W.J. Livesley, J.F. Clarkin, 2017), Corpo, immaginazione e cambiamento (con P. Ottavi, R. Popolo, G. Salvatore, 2019) e Un attimo prima di cadere. La rivoluzione della psicoterapia (2020). Collabora con il «Corriere della Sera».

Rossella Montemurro

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