venerdì, 19 Aprile 2024

L’avvocato Malinconico è un mito, un’icona. È il tratto distintivo dello scrittore Diego De Silva che lo fa cacciare in situazioni al limite raccontandole con ironia e sarcasmo – gli stessi che caratterizzano i suoi pensieri.

Perché se alla porta di Vincenzo Malinconico bussa una ragazza sconosciuta che indossa solo biancheria intima, supplicandolo di farla entrare e di indicarle dov’è la camera da letto, bè, lui ha solo qualche secondo di perplessità ma poi la accoglie. Inizia così I valori che contano (avrei preferito non scoprirli) (Einaudi), con l’avvocato che accetta di nascondere nella sua casa arredata con mobili Ikea una ragazza in fuga dopo una retata: una scelta che solo un tipo come lui poteva compiere, non sapendo ancora che fosse la figlia del sindaco…

E in questa nuova avventura ci accorgiamo anche che Malinconico, professionalmente parlando, ne ha fatta di strada mettendosi in società con l’avvocato Benny Lacalamita che ha ereditato dal padre uno studio enorme in cui però Vincenzo fa ancora fatica ad adattarsi. C’è anche una segretaria, Addolorata, che per una sorta di antipatia a pelle che Malinconico prova nei suoi confronti diventa di volta in volta Avvilita, Afflitta, Affranta…

Malinconico, separato, due figli, una compagna – non parlategli di relazione, però, proprio non vuole saperne –, un nuovo caso da difendere nelle aule di un tribunale e un improvviso problema di salute da affrontare. Dopo le prime 150 pagine, De Silva, introducendo nella trama le incognite e le ansie della malattia, di pari passo con la situazione di Malinconico, invita il lettore a riflettere: il suo sgomento diventa il nostro – tutti, in maniera diretta o indiretta, ci siamo scontrati con le stesse paure che adesso sta affrontando Vincenzo –, così come quella fame di vita che lo pervade costringendolo a fare e a dire cose che probabilmente non avrebbe mai fatto o detto e quegli atteggiamenti di assoluta protezione che gli vengono riservati. Così, la precarietà professionale – in fondo è un avvocato mediocre, d’insuccesso… – si allaccia a quella esistenziale e tutto diventa un campo minato nel quale, per fortuna, non viene mai meno l’ironia anche se stemperata con l’attesa della diagnosi.

Lo stile di De Silva è brillante, spassoso, spensierato e, a tratti, intimista. I suoi dialoghi hanno battute comiche perfette, le descrizioni sono sempre altamente evocative: leggere I valori che contano è come assistere a una commedia teatrale, seduti in prima fila, con attori eccellenti.

Diego De Silva è nato a Napoli nel 1964. Presso Einaudi ha pubblicato Certi bambini (2001, premio selezione Campiello, da cui è stato tratto il film omonimo diretto dai fratelli Frazzi), La donna di scorta (2001), Voglio guardare (2002, 2008 e 2017), Da un’altra carne (2004 e 2009), Non avevo capito niente (2007 e 2010, Premio Napoli, finalista al premio Strega), Mia suocera beve (2010 e 2012), Sono contrario alle emozioni (2011 e 2013), Mancarsi (2013), la trilogia Arrangiati, Malinconico (2013), che riunisce in un unico volume Non avevo capito niente, Sono contrario alle emozioni, Mia suocera beve), Terapia di coppia per amanti (2015 e 2017, da cui è stato tratto il film omonimo per la regia di A. M. Federici), Divorziare con stile (2017 e 2019), Superficie (2018). Suoi racconti sono apparsi nelle antologie DisertoriCriminiCrimini italianiQuesto terribile intricato mondoScena padreGiochi criminali e Figuracce. I suoi libri sono tradotti in molte lingue.

Rossella Montemurro

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