giovedì, 25 Aprile 2024

Heather, un’ossessione. Una ragazzina bellissima tanto da mettere in soggezione, sensuale, manipolatrice: fin da piccola si preoccupa degli altri, la sua empatia la rende ancora più graziosa, la madre e il padre se la contendono. Anche Bobby non può fare a meno di accorgersi di lei: “(…) I suoi desideri erano stati negati tanto a lungo che ora si trasformarono in un basso ronzio di necessità, costante nel suo corpo come una molla tesa dentro le membra”.

Bobby, un uomo dal passato torbido che dopo anni di prigione lavora saltuariamente come operaio nei pressi del palazzo in cui vivono i Breakstone. E sono i suoi occhi – uno sguardo di cupidigia, bramosia e soprattutto malvagità – puntati su Heather, la figlia adolescente di Mark che spaventano quest’ultimo, sono l’avvisaglia di un dramma incombente.

E’ un romanzo breve e intenso Heather, più di tutto (Einaudi, collana Supercoralli, traduzione di Silvia Pareschi), l’esordio di Matthew Weiner, autore, regista e sceneggiatore della pluripremiata serie televisiva “Mad Men”.

Le descrizioni dettagliate, i dialoghi a effetto e le pagine in cui prevale un’elaborata scrittura per immagini fanno di Heather il soggetto ideale per un film. I protagonisti e le storie che portano con sé sono sui generis, al limite del paradosso eppure terribilmente veri, autentici. Fin dalle prime pagine, con il matrimonio “per caso”, grazie ad amici comuni che fanno conoscere Mark e Karen: tra i due non è che ci sia passione o amore – basti pensare che Karen compila liste di pro e contro per quanto riguarda le scelte più importanti e lo fa anche quando è indecisa sulle nozze, convincendosi di voler un figlio proprio da Mark – è come se la coppia si sforzasse di sembrare unita, innamorata e sia questo sforzo a illuderli che siano davvero uniti e innamorati.

Tutto cambia quando nasce Heather, gli equilibri già precari si rompono in modo definitivo. Tutto è in funzione di Heather, Mark e Karen fanno qualsiasi cosa per lei – e, in maniera inconscia, si mettono l’uno contro l’altra per avere le attenzioni esclusive della piccola.

Nella prima parte Heather, con un ritmo lento, si concentra sulla coppia e, quasi di sfuggita, su Bobby per poi spostarsi in maniera repentina sulla crescita della bambina e sul presente di Bobby. Un uomo controverso, qualcuno da cui stare lontano che catalizzerà le scelte degli altri protagonisti fino a cambiare il corso dei loro destini.

Non aspettatevi un finale scontato: la trama viaggia come un treno verso una conclusione inevitabile eppure Weiner saprà stupirvi. Heather, piú di tutto possiede il passo asciutto e fatale del thriller sotto cui si nasconde un affresco sociale spietato degno della grande tradizione letteraria che da Richard Yates arriva dritta a Franzen.

«Heather è roba che scotta. – ha affermato James Ellroy – Un noir perfetto: si cammina su una corda tesa nel vuoto prima di cadere in un precipizio infernale. Weiner colpisce dove fa piú male».

Matthew Weiner è nato a Baltimora nel 1965. Ha vinto tre Golden Globe e nove Emmy (l’Oscar per la televisione) per il suo lavoro su Mad Men, serie televisiva di cui è autore, sceneggiatore e regista. Mad Men, durante le sette stagioni in cui è andato in onda, ha ricevuto in totale 116 candidature agli Emmy e ha vinto come «Miglior serie drammatica» per quattro anni consecutivi. Weiner è stato candidato quindici volte come «Miglior autore di una serie drammatica», comprese due nomination per I Soprano, di cui è stato sceneggiatore e produttore esecutivo. È stato anche premiato sei volte dalla Writers Guild of America, tra cui il WGA Award per la «Miglior serie drammatica» nel 2016 per l’ultima stagione di Mad Men. Nel 2011 Weiner è stato inserito nella classifica del «Time» delle «Cento persone piú influenti del mondo». Nel 2011 la rivista «The Atlantic » l’ha inserito nella lista dei «21 pensatori coraggiosi » insieme a Barack Obama e Steve Jobs.
Rossella Montemurro
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