venerdì, 17 Maggio 2024

Tutta la forza di una mamma, lo spirito combattivo e il coraggio smisurato in “Luca e Davide. Quel filo che lega la terra al cielo” di Elvira Bianco. Il libro è stato presentato a Matera nella Biblioteca di quartiere Lanera

"Chiesi a me stessa l’ennesima prova: mi imposi di essere in grado di non far percepire a nessuno di loro l’idea di quella disperazione naturale che mi aveva assalita e pensai che avrei dovuto, al contrario, mostrarmi come i miei figli mi avevano insegnato: sorridente...

 

È uno stile che si ama o si odia quello di Patrick McGuinness: difficile avere mezze misure dopo aver letto Gettami ai lupi (Guanda, traduzione di Irene Abigail Piccinini). McGuinness indugia più del dovuto su alcuni particolari, riesce a descrivere ogni cosa usando pagine e pagine, ha un’attenzione quasi maniacale per i dettagli. Eppure, superate le prime sessanta pagine, sarà perché il lettore è ormai assuefatto, sarà per alcuni flashback che rendono la trama emotivamente più forte, diventa davvero difficile staccarsi da Gettami ai lupi.
Una giovane donna, Zalie, è stata uccisa. Il primo su cui cadono i sospetti è un suo vicino, Michael Wolphram, un insegnante in pensione del Chapleton College. L’uomo viene arrestato: il suo è il profilo ideale del mostro, immediatamente viene massacrato dai media e dall’opinione pubblica.
L’ex docente di Lettere, noto per i suoi abiti impeccabili, il suo eloquio raffinato, la sua eccentricità è l’omicida perfetto in piena Brexit, dove cultura ed eleganza non sono ben viste.
I primi a interrogarlo e a indagare sul caso sono i detective Gary e Alexander. Due uomini dai caratteri complementari: tanto è ironico Gary – incapace di tenere la lingua a freno – quanto è chiuso e ombroso Alexander – ora più che mai, visto che nella stanza degli interrogatori ha davanti, dopo 30 anni, un suo insegnante del college maschile da lui frequentato. Ecco che passato e presente si intrecciano: da un lato un’adolescenza tutt’altro che spensierata, quando Ander, giovane ragazzo di origini olandesi, si è scontrato con un le regole non scritte di un college nel quale abusi e bullismo erano all’ordine del giorno; dall’altro, l’accanimento verso Wolphram (“lupo” fin dal cognome), che ormai per tutti è l’assassino e tutti hanno qualcosa su di lui da raccontare a giornalisti, ricordi sbiaditi confezionati ad arte per avere l’ultima parola sull’omicida.
Le pagine più belle, intense, di sicuro impatto sono quelle in cui Ander rivive nelle stanze lugubri del collegio, con professori sadici e spesso abusanti, in un clima nel quale le violenze sono all’ordine del giorno. Violenze fisiche e psicologiche, in un campionario che non risparmia i ragazzi con genitori malati terminali, presi di mira con battute terribili. E poi ci sono le storie, agghiaccianti, come quella dello studente tenuto dagli amici per alcun minuti sospeso a testa in giù da un ponte…
Ander comunica con i suoi attraverso lettere (rigorosamente “filtrate”, sono i docenti che prima di inviarle le leggono censurando ciò che non deve uscire dalle mura del Chapleton College) e, quelle poche volte in cui torna a casa, è come se si sdoppiasse: in famiglia assume lo stesso comportamento di “prima” anche se in realtà si sente scisso, non è più lui: “Le parole sono tutte al loro posto adesso, ma più che altro perché è troppo tardi, perché sono arrivate dopo il momento in cui ne avrebbe avuto bisogno, come i pompieri che si presentano davanti a un ammasso di macerie fumanti. Perché adesso spesso butta fuori una parola e poi aspetta che il sentimento gli si perlifichi intorno. E ha la certezza che sia il modo sbagliato.
Poi, guardando indietro alla sua infanzia. Penserà che è stato come un cruciverba: i vuoti al posto delle lettere che avrebbero espresso il sentimento che aveva, la sensazione che gli passava nel corpo o che lo attraversava; o che gli rimaneva nel corpo e non lo lasciava. Per un periodo a scuola era rimasto senza parole perché era già troppo lontano dalla vecchia lingua e non ancora vicino a quella nuova. (…)”
Alexander, Mr Wolphram lo ricorda con stima, come uno dei pochi docenti autorevoli sì ma giusti nei confronti degli alunni.
Originale, per niente scontato, Gettami ai lupi è una bella rivelazione.
Patrick McGuinness è professore di Francese e Letterature comparate al­l’Università di Oxford. Il suo primo romanzo, The Last Hundred Days, ha vinto nel 2012 il Wales Book of the Year Prize, il Writers Guild Award come «Best Fiction Book» ed è stato selezionato per il Man Booker Prize e per il Costa First Novel Award. Il suo secondo romanzo, il memoir Other People’s Countries, ha vinto il Duff Cooper Prize e il Welsh Book of the Year Award. Il suo sito internet è: www.patrickmcguinness.org.uk
Rossella Montemurro
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