sabato, 20 Aprile 2024

“Davanti alla sala dei provini c’è già una fila interminabile di gente pronta a esibirsi. Volendo – e la gente vuole – si potrebbe andare avanti all’infinito, infrangendo la barriera mentale delle otto ore di lavoro e toccando le sedici, le ventiquattro, anche le centottanta.
E la fila non sarebbe più corta di un centimetro.
Oggi purtroppo hanno distribuito ai provinanti un solo cucchiaio di materia grigia, nemmeno troppo pieno, ed è stato difficile selezionare gente con capacità sopra la norma: vedo la mamma di dieci gemelli, la donna meno tatuata del mondo, i gemelli siamesi uniti per il naso, il narcotrafficante dal volto umano, il cosplayer di Putin e un uomo abbigliato come Noè, impegnato in un esperimento sociale chiamato ARCA che consiste nel reperire un esemplare di ogni specie animale. Purtroppo, essendo allergico ai gatti, l’esperimento è destinato a fallire”.
Chiara Lombroso è una trentacinquenne milanese direttrice di casting in Videogramma, un’azienda al cui vertice si è da poco insediato un uomo senza scrupoli, definito lo Yeti, per il quale conta solo il profitto. Ogni giorno, per un’infinita quantità di ore, Chiara passa in rassegna i personaggi più strani: il bimbo indiano di quattrocentododici chili protagonista in India delle pubblicità dei tacos Wallabilly, un babbo natale androgino conciato come Marilyn Manson, fasciato in una tutina di latex rosso sangue, l’addomesticatore di pulci della frutta…
È lei che deve smistarli per i vari programmi (Malattie imbarazzanti, Italia’s got talent, Tú sí que vales, Hotel da incubo…), reality collaudati che però hanno perso il loro appeal: per questo lo Yeti le chiede di ideare in pochissimo tempo – pena il licenziamento –  un nuovo format che possa risollevare le sorti di Videogramma. Contemporaneamente, la casa di cura nel quale è ricoverato il papà di Chiara, Massimo Lombroso – ex penna critica e caustica del Corriere della sera – affetto da demenza senile, lo rimanda a casa per comportamenti violenti nei confronti del personale e degli altri ospiti e lei è costretta a tenerlo con sé entrando in contatto con il suo mondo personalissimo, un mondo calibrato perennemente sul cartone animato di Heidi. La stessa Chiara per il papà è Heidi e non mancano Clara, Nebbia, la signorina Rottermeier e, ovviamente Peter. Quest’ultimo è Thomas – come Thomas McCandless di Capitol – il ragazzo che lo aiuta in casa quando Chiara è al lavoro e che ha nei confronti di quest’ultima un atteggiamento affettuoso e protettivo.
Heidi(Fazi editore) di Francesco Muzzopappa è una storia in bilico tra reality e realtà e, pagina dopo pagina ,quasi non si fa più caso se si tratti di fiction o di vita vera. Anche il lettore, insomma, avverte la confusione di Chiara che è immersa ventiquattr’ore al giorno in format paradossali: perfino quando torna a casa, nell’immaginario bucolico del padre il suo è un ruolo da protagonista in un cartone animato.
Muzzopappa non si è limitato a descrivere con un’irresistibile vena comica ma ha aggiunto una malinconia di fondo che ha reso i protagonisti più umani: non sono semplici macchiette, diventano umani e tutti noi riusciamo a immedesimarci – sempre con il sorriso, appena un po’ più sfumato.
Come è nata la trama di Heidi?
“Cucendo insieme la storia del recupero di un rapporto famigliare con il mio punto di vista piuttosto disincantato sull’attuale situazione televisiva”.
Emerge una preparazione non indifferente sul controverso mondo dei reality. Ha dovuto guardarli solo per scrivere il romanzo o è un genere di programmi che la appassiona?
“Resto ipnotizzato davanti ad alcuni programmi dei canali dal 30 in poi. Più che altro perché davvero ti chiedi ormai se c’è un limite o il limite è l’impatto contro il muro. Amo il kitsch perché c’è un’ambizione artistica. Ma in tv ultimamente si espone molto trash, che è il cattivo gusto fine a se stesso. Dio solo sa quanto bisogno avremmo, nel momento socio-culturale che stiamo attraversando, di modelli positivi. E se ne vedono pochi, ultimamente, in tv. Potrei spegnere il televisore, è vero, ma è in casa, l’ho comprato, m’è costato tanti soldi”.
I ritmi lavorativi portati all’esasperazione sono un’altra costante di Heidi che si possono riassumere in alcune riflessioni di Chiara, la protagonista: “Sono stanca di uscire di casa col buio, rientrare col buio e lavorare h24”. Ancora: “A Milano si lavora sempre. Un’assenza è giustificabile solo in caso di morte, e anche in quel caso è probabile che te la facciano pesare”. “Qui il tempo è denaro, il denaro è vita e la vita è lavoro”. La frenesia milanese che descrive – e in parte prende in giro – fa parte della sua esperienza personale?
“La vita milanese offre molti spunti. C’è questa strana sovrapposizione tra vita e lavoro che porta la gente (per forza o per volere) a dipendere dal telefono, dalle mail aziendali, dalle conference su Skype anche oltre le 18 e, quel che è peggio, durante il weekend. Io con il tempo mi sono liberato da questo fardello, ma è un passaggio rischioso, che a molti costa anche l’impiego. Lavorare otto ore, in alcune aziende, è sinonimo di pigrizia”.
Qual è il personaggio di Heidi che le è più caro?
“Massimo. Spero di averlo descritto con tutta l’umanità che merita”.
A differenza dei suoi romanzi precedenti, nei quali si rideva “di pancia”, in Heidi, pur non mancando l’ironia e le battute, i problemi quotidiani – ad esempio la demenza senile di un padre, l’incubo della disoccupazione – hanno il sopravvento. È così?
“Ogni volta che inizio a scrivere mi armo della curiosità dell’esploratore: non so mai dove mi porterà. Stavolta ho scavato molto e portato alla luce parecchie questioni sociali, incastrandole tra loro e rendendole (mi auguro) verosimili, per quanto sempre e comunque permeate da quel ritmo ironico che regalo sempre ai miei scritti. I romanzi umoristici devono possedere quello spessore in più. Ci si augura sempre che facciano riflettere, al di là della risata. Ed è ciò che mi auguro per Heidi”.
Premio Massimo Troisi 2017 con il romanzo Dente per dente, Francesco Muzzopappa è uno tra i più conosciuti e apprezzati copywriter italiani. Per la categoria in cui eccelle, le pubblicità radiofoniche, ha vinto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Sempre con Fazi Editore ha pubblicato nel 2013 Una posizione scomoda e nel 2014 Affari di famiglia. Tutti i libri sono stati tradotti in Francia dall’editore Autrement riscuotendo un grande successo di critica e di pubblico. Heidiè il suo quarto romanzo.
Rossella Montemurro
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