venerdì, 19 Aprile 2024

È un attimo: un incendio che è la metafora di un crollo – emotivo ed esistenziale -, lo spartiacque tra una vita nella quale non si assumevano sostanzialmente grandi responsabilità e una in cui bisogna raccogliere i cocci, rimettere insieme i pezzi e reagire. Dalle prime pagine di Estate (Mondadori) è chiaro che sono gli psicofarmaci ad aiutare Jacopo D’Alverno dopo che le fiamme hanno distrutto il suo “giocattolo”, un hotel a cinque stelle che aveva ereditato e dirigeva senza impegnarsi più di tanto, forte del nome che l’albergo era riuscito a farsi negli anni.
Estate è un flusso di coscienza, narrato in prima persona, che oscilla tra il presente e il passato di Jacopo: un passato di relativa tranquillità e un presente ansiogeno. Perché, dopo il rogo, a Jacopo non è rimasto nulla: la moglie lo ha lasciato portandosi via la figlia, la compagnia di assicurazione lo assilla, i creditori non lo mollano. L’unica luce nel suo tunnel di disperazione è rappresentata da Astrid, il “cigno bianco del circolo del tennis”, una sua ex che è diventata giornalista freelance. Insieme stanno partendo per la Norvegia dove Astrid è stata inviata per seguire il processo a Anders Breivik – il terrorista norvegese autore degli attentati che nel 2011 causarono la morte di 77 persone. Altro gancio con la realtà è il suo avvocato ma il vero perno attorno a cui ruota la storia – e di riflesso, la vita di Jacopo – è rappresentato da alcune figure femminili: una sorella decisamente fuori dagli schemi, una madre che non accetta la realtà e l’ossessione del ricordo di una cugina scomparsa negli anni dell’infanzia – una figura, questa, che rappresenta un po’ la chiave dei comportamenti di Jacopo.
Colombati ha una scrittura che incalza, uno stile nel quale il ritmo va di pari passo con l’introspezione, con un incipit che racchiude tutto il mondo del protagonista, un naufrago in cerca di una boa: “Cosa devo fare della mia vita? Io non lo so. Avevo tutto: una famiglia, i soldi, l’amore, il rispetto. E il Sea-Gull Hôtel des Étrangers. Non mi è rimasto più niente
Leonardo Colombati è nato a Roma nel 1970. Ha pubblicato i romanzi Perceber (Sironi, 2005 – Fandango, 2010), Rio(Rizzoli, 2007) e Il re (Mondadori, 2009). Ha curato i volumi Bruce Springsteen: Come un killer sotto il sole. Il grande romanzo americano(Sironi, 2007) e La canzone italiana 1861-2011. Storia e testi (Mondadori-Ricordi, 2010). Direttore della rivista “Nuovi Argomenti”, nel 2016 ha fondato con Emanuele Trevi la scuola di scrittura Molly Bloom, che dirige.
Rossela Montemurro

                                                 
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