Una mattina, mentre passeggio con il mio nipotino Lorenzo sulla spiaggia, il piccolo all’improvviso dice: “Nonno che cosa è il coraggio?” Te lo spiego con una storia, rispondo. Un giorno, il piccolo Marco scoprì una vecchia porta in soffitta che non aveva mai visto...
«”Godetevi ogni istante”, diceva mio padre. “Quando siete alla stazione e attendete un treno che ritarda, non sbuffate, non lamentatevi. Godetevi anche quei piccoli momenti di pausa, di attesa, assaporateli fino in fondo.” E poi ripeteva: “Cercate di ridere sempre. Anche ai funerali. Godetevi ogni attimo, perché poi vola e non torna più. Non rinunciate a niente nella vita. E se volete fare una cosa… fatela!” Certo, non era facile allora e non lo è oggi. Perché spesso siamo incatenati alle nostre sovrastrutture. Non bisognerebbe averne. Qual è la cosa peggiore che ti può capitare di pensare alla fine della vita? Non aver fatto quel che volevi fare. Che sognavi di fare. (…)»
Christian De Sica – che proprio oggi compie 72 anni – si racconta sfogliando il suo album dei ricordi e avendo sempre accanto, indelebile, la figura del padre Vittorio, un padre amatissimo che ha perso quando aveva soltanto 23 anni. In Due o tre cose che mi sono capitate. Gli incontri di una vita (Sperling & Kupfer), con semplicità e ironia – spesso accompagnate da una sottile malinconia –, De Sica ripercorre la propria infanzia, contrassegnata da un papà (tra i più apprezzati attori, registi e sceneggiatori) che, con un forte senso della famiglia non poteva certo far mancare la sua presenza durante le feste nelle due che si era costruito: festeggiamenti doppi, musi lunghi e scenate dalla mamma di Christian, Maria Mercader, che Vittorio provava a mitigare con slanci d’affetto o coup de théâtre (si presentava nudo in salotto, facendo sbellicare i figli).
Ancora, Christian bambino se ne va in giro per il quartiere con una barba finta. Ha appena undici anni, ma ha bisogno di mascherarsi, di recitare, e forse ha già capito quale sarà il suo destino. Il padre gli dà qualche dritta e lui, ancora oggi, prima di un debutto non si affida a Dio ma al papà.
In una carrellata di mostri sacri (i racconti di Zavattini e Rossellini, lo sguardo sornione di Sordi e la sua simpatia contagiosa, e Charlie Chaplin scambiato per un vecchietto mentre cerca di divertire il piccolo Christian agitando la sua bombetta), c’è anche tanto privato: la moglie amatissima Silvia, in assoluto la persona più importante (“Io non so cosa avrei fatto senza di lei. Lei è stata, ed è, la mia guida, la mia sicurezza”) con la quale sta insieme da oltre cinquant’anni, e i due figli, Brando e Maria Rosa.
Christian De Sica, tra i volti più noti e amati del cinema italiano degli ultimi cinquant’anni, ama andare a caccia della bellezza – nella musica, nell’arte, nel cinema, nel teatri: “La bellezza crea anticorpi che ci proteggono dal suo contrario. Bisogna camminare accanto alla bellezza, trarne forza respirarne la positività”.
Di Due o tre cose che mi sono capitate ha affermato: “Questo libro per me è anche una specie di specchio, un’occasione per guardare la mia immagine riflessa e provare a capire cosa sono diventato oggi e quali sentimenti, pulsioni e passioni hanno caratterizzato la mia vita e mi hanno condotto fin qui”.
Nel volume anche una galleria fotografica.
Rossella Montemurro