sabato, 20 Aprile 2024

In questa Settimana Santa dove tutti “siamo provati, mentre l’anno scorso eravamo scioccati” – come ha detto Papa Francesco domenica scorsa –  voglio proporre alla vostra attenzione una riflessione sul perdono partendo da un racconto ricostruito dal grande Jorge Luis Borges, tra i massimi geni letterari del Novecento.

“Abele e Caino s’incontrarono dopo la morte di Abele. Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perché erano ambedue molto alti. I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono. Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno. Nel cielo spuntava qualche stella, che non aveva ancora ricevuto il suo nome. Alla luce delle fiamme Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e, lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca, chiese che gli fosse perdonato il suo delitto.
Abele rispose: “Tu mi hai ucciso, o io ho ucciso te? Non ricordo più; stiamo qui insieme come prima”.
“Ora so che mi hai perdonato davvero” disse Caino “perché dimenticare è perdonare. Anch’io cercherò di scordare”.
Abele disse lentamente: “È così. Finché dura il rimorso dura la colpa”.
A me questo racconto aiuta a capire le due “vie” del perdono.

La prima via.  “Finché dura il rimorso dura la colpa”.

Per prima cosa bisogna capire che per parlare di peccato e di colpa bisogna parlare di coscienza.

Infatti la coscienza è la sentinella vigile che indica il delitto.

Ed è proprio per questo motivo che si cerca di offuscare la coscienza riducendo l’uomo a bestia affinché non distingua più il male dal bene.

La seconda via. “Dimenticare è perdonare”.

Quante volte abbiamo sentito l’espressione “Perdono ma non dimentico”.

Ebbene questa espressione è un vero e proprio alibi per non praticare il perdono.

Questo significa che se nel nostro cuore affiora ancora il ricordo del male ricevuto, è segno che il perdono non ha ancora vinto.

Ricordo molto bene quel12 febbraio del 1980 quando Vittorio Bachelet fu trucidato dalle Brigate Rosse, il figlio Giovanni disse durante il funerale, con mitezza, dall’altare: “Preghiamo anche per coloro che hanno ucciso mio padre, perché sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta sempre la vita e mai la richiesta della morte”.

Chi perdona non ha memoria. Il perdono getta alle spalle la colpa.

“Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. (Matteo, 5, 44-45).

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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