venerdì, 3 Maggio 2024

È stato definito il “Delitto e castigo” giapponese, e già questo dovrebbe bastare per leggerlo. Se poi si aggiunge che Keigo Higashino è in Giappone un autore di culto, da un milione di copie, Delitto a Tokyo (Piemme, traduzione di Stefano Lo Cigno) diventa un libro da non perdere.

Arrestare qualcuno e fare davvero giustizia: è questo il binario lungo il quale si snoda una trama carica di suspense. Dopo l’omicidio di un noto avvocato, ritrovato cadavere in macchina, un uomo viene interrogato dalla polizia locale e indotto a confessare. Ma il figlio del reo confesso e la figlia della vittima, anche se per gli inquirenti il caso è chiuso, vogliono andare fino in fondo. Ecco allora che i due iniziano un’indagine parallela, vogliono far luce tra le ombre che li avvolgono e che ovviamente rendono quasi impossibile qualsiasi spiraglio. La loro caparbietà, la voglia di non mollare fin quando non raggiungono la verità li spinge a non fermarsi alle apparenze e a rispolverare un passato pronto a rivelare altre storie, altri intrecci: persone e storie che danno un nuovo significato al presente. È così che i due ragazzi scoprono che nessuno è chi diceva di essere. Può essere che i due genitori, vittima e carnefice, sono stati e sono ancora, al contrario, il carnefice e la vittima? Higashino ci porta in una Tokyo in cui niente è ciò che sembra e l’ossessione muove tutti i personaggi in una strada sempre più efferata e pericolosa.

Higashino nasce nel 1958 a Osaka. Debutta nel 1985 con Hōkago, che gli vale il premio Edogawa Ranpo. Nel 1999 vince il Mystery Writers of Japan Award con La seconda vita di Naoko (Baldini Castoldi Dalai Editore), nel 2006 il Premio Naoki per Il sospettato X (Giunti Editore) e nel 2012 il Premio Chūōkōron con L’emporio dei piccoli miracoli (Sperling & Kupfer).

Rossella Montemurro

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