giovedì, 25 Aprile 2024

Fin dai tempi più antichi, è stata la religione a determinare la distanza tra un tempo dedicato al sacro, alle sue ricorrenze, ai suoi riti, e un tempo per il mondo profano, nel quale si lavorava e si occupava delle cose di tutti i giorni.

Da queste scansioni del tempo hanno avuto origine i calendari a cui, nelle varie culture, si fa riferimento.

Una prima riflessione merita la domenica.

Per prima cosa incominciamo col dire che prima dell’avvento del cristianesimo, questo giorno corrispondeva al dies Solis, cioè il “giorno del Sole” in onore della divinità del Sol Invictus.
E’ interessante sapere che il riposo domenicale ha un’origine cristiana.

Infatti il 7 marzo 321 l’imperatore Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, dies Solis) doveva essere dedicato al riposo perché la Chiesa sin dal tempo degli Apostoli osservava la domenica.

Il culto del Sol Invictus restò in auge fino al celebre editto di Tessalonica emanato dall’imperatore Teodosio I il Grande il 27 febbraio 380, quando il cristianesimo venne proclamato unica religione di Stato. Per tale ragione, il 3 novembre 383 il dies Solis venne rinominato dies Dominicus (giorno del Signore).

Perché la data della Pasqua è mobile?

Perché è legata al plenilunio di primavera.

Con il Concilio di Nicea del 325, si stabilì che fosse celebrata nello stesso giorno in tutta la cristianità, fissandola nella domenica che seguiva il plenilunio di primavera.

Il calendario giuliano è un calendario solare, cioè basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dall’astronomo egizio Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di pontefice massimo, nell’anno 46 a.C.

Il calendario gregoriano è il calendario solare ufficiale di quasi tutti i paesi del mondo. Si tratta di un calendario basato sull’anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni, che corregge il vecchio calendario giuliano in vigore dal 46 a.C. al 1582.

La sfasatura risale al 1582, quando papa Gregorio XIII riformò il calendario “giuliano”.

Nel calendario solare introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C. ogni 128 anni si rimaneva indietro di un giorno.

Perciò Gregorio XIII decise di eliminare dieci giorni.

Infatti la storia ci dice che il 4 ottobre 1582, la gente sperimentò, andando a dormire, un vero e proprio viaggio nel futuro. I giorni compresi tra il 5 e il 14 di ottobre furono letteralmente cancellati dal calendario, e ci si risvegliò la mattina seguente che era già il 15 dello stesso mese.

Tutta colpa dell’introduzione del calendario gregoriano.

Il 1582 durò di fatto 10 giorni in meno. Questo lasso di tempo fu dichiarato non esistente da Papa Gregorio XIII, che voleva con questa riforma superare lo sfasamento tra il calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C. e utilizzato fino ad allora, e l’andamento dell’anno solare, nei confronti dei quali si era, in quel momento, in ritardo.

L’anno solare, infatti, dura precisamente 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi e non soltanto 365: il non aver tenuto conto, per secoli, di questo “scarto” aveva fatto cadere l’equinozio di primavera l’11 marzo, 10 giorni prima di quanto previsto dal calendario. E di conseguenza anche la data stabilita per la Pasqua sballava.

Il nuovo calendario gregoriano era molto simile al precedente (con anni di 365 giorni e uno bisestile ogni 4), con la differenza che furono soppressi i bisestili degli anni centenari non multipli di 400.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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