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«E se all’improvviso le donne smettessero di pensare alla bellezza come un qualcosa di indispensabile per la loro vita? Quali sarebbero le conseguenze?
No, la risposta non è “saremmo tutte più brutte”, ma “saremmo tutte più libere”.»
Leggere Anti Manuale della Bellezza (Sonda) di Dalila Bagnuli è una rivelazione. E lo è per tanti motivi: in primis l’autrice è molto diretta – non ci sono giri di parole né edulcorazioni, il messaggio va dritto al bersaglio. Poi, la veste grafica di questo volume è particolarmente accattivante: non ci sono le pagine bianche classiche con i caratteri neri del testo ma pagine dalle sfumature rosa, con illustrazioni, frasi sottolineate e interi periodi evidenziati. Insomma, il messaggio arriva forte e chiaro anche per una linea editoriale che ha voluto osare. Se a tutto questo si aggiunge che l’Autrice è stata in grado di esplicitare senza pudore né peli sulla lingua la maggior parte (se non tutte) della cose che pensiamo e che per una serie di motivi – il patriarcato, gli stili imposti dalle mode, un certo tipo di immagine femminile veicolata dalla pubblicità – continuiamo a tenerci dentro, ecco che Anti Manuale della Bellezza diventa un volume imperdibile. Necessario. E’ un libro coraggioso, che si auto definisce brutto in quanto scardina le imposizioni che noi donne subiamo: “Ti capita di guardarti allo specchio e pensare una frase con dentro un «vorrei»? Vorrei la pelle più liscia, più scura, più chiara, vorrei essere più alta, più magra, più figa… ecco, questo libro invece è brutto. Eh già, si è stufato di seguire le regole della pressione estetica… basta! Se non fosse un libro, te lo dico io, si farebbe crescere i peli. Si fa per dire eh, non è brutto veramente. Anzi, leggerlo ti aprirà un sacco di mondi nuovi, vedrai!”
In un ideale viaggio dentro la storia del femminismo e della moda, raccontando le rivoluzioni dei corpi marginalizzati e analizzando l’influenza del marketing sulle nostre vite e i meccanismi tossici che capitalismo e patriarcato ci hanno insegnato a perpetuare, Anti Manuale della Bellezza contiene, scrive la Bagnuli, “l’avventura della mia vita e tutte le domande che mi sono fatta fin qui. Oggi che ne so un po’ di più ho provato a scrivere le risposte”.
Tante risposte per altrettante domande in un libro che diventa anche interattivo, trasformandosi di volta in volta in un questionario, un test, un diario e QR code da scoprire.
“Siamo cresciute immaginando di dover diventare perfette, belle per forza.
Questo ideale grassofobico, così difficile da sradicare, ci spinge ad aver paura di ingrassare e a controllare ossessivamente il nostro aspetto esteriore.
Scrivo queste pagine pensando a voi, a noi, al giorno in cui lo specchio dell’ascensore sarà solo una parete come un’altra, a cui daremo le spalle e le bambine smetteranno di darsi i voti per come sfilano sulle loro passerelle immaginarie, correndo libere e sgraziate senza pensare alla bellezza.”
Magari questo auspicio diventasse realtà. Al momento si combatte ancora su più fronti. Come quello, che sembra marginale ma che in realtà porta con sé una serie di altri temi, della depilazione: “Il pelo sui corpi delle donne viene completamente dimenticato, persino dalle produzioni artistiche che raccontano la sopravvivenza su un’isola deserta o la vita nello spazio: non c’è acqua, ma un modo per depilarsi si trova”.
Dalila Bagnuli ha 24 anni, è nata e cresciuta a La Spezia, è una content creator, social media strategist, ma soprattutto attivista Body Positive e una femminista intersezionale.
Durante il lockdown del 2020 ha aperto la sua pagina Instagram (@dalila.bagnuli) in cui racconta il suo corpo cercando di decostruire la sua grassofobia interiorizzata e liberarsi dalla pressione estetica, ma allo stesso tempo far sentire meno sole le persone che come lei sono a disagio in un mondo giudicante.
Rossella Montemurro