giovedì, 18 Aprile 2024

Zone Umide
sorvegliate speciali a causa dell’effetto clima che le sta prosciugando, una
pressione che si aggiunge al consumo del suolo, all’inquinamento e alla caccia.
Sono gli ecosistemi più a rischio del pianeta: in Europa ne sono scomparsi il
90% solo nell’ultimo secolo. Dei circa 3 milioni di ettari originari,
all’inizio del ventesimo secolo ne restavano meno della metà, 1.300.000 ettari.
In Italia il colpo finale è stato dato tra l’800 e il 900 (lago del Fucino,
bonifiche delle paludi pontine, tanto decantate da Goethe nel suo Viaggio in
Italia, le zone umide ferraresi). 

Per
arrestare il ritmo di questa perdita e far conoscere l’enorme valore delle zone
umide il WWF ha lanciato la nuova Campagna One Million Ponds
che punta a ricostruire quel sistema linfatico prezioso fatto di laghi,
stagni, pozze, fontanili, torbiere e acquitrini, una gamma variegata di habitat
tra terra e acqua, 15 dei quali rari e tutelati dalla Direttiva europea
“Habitat”, fondamentale per proteggere la nostra biodiversità. L’occasione è la
Giornata Mondiale delle Zone Umide che si celebra il 2 febbraio.

DOVE VOLA LA
LIBELLULA.
La Campagna
è rivolta a soci, volontari, esperti e cittadini per favorire un’adeguata
conoscenza di questi ambienti preziosi, sensibilizzare sulla loro importanza, e
la loro tutela. Si inizierà con un censimento di tutti quei piccoli
specchi d’acqua dove sono presenti piante e animali palustri.

Ma non solo.
Il WWF chiede anche di ‘realizzare’ piccoli stagni “Fai da te”
. Sulla
pagina della campagna infatti sono tutte le indicazioni per creare un habitat
ideale per rane, libellule e ninfee nel giardino di casa o nel cortile della
scuola.

Per il 2
febbraio
, molte Oasi
WWF hanno programmato eventi speciali
dal nord al sud del paese
. Fino al 4 febbraio sarà possibile
ammirare fenicotteri, cavalieri d’Italia, svassi, anatre selvatiche, aironi che
proprio in questo periodo si concentrano nelle nostre zone umide. Il WWF,
grazie al Sistema delle Oasi, gestisce direttamente o in collaborazione con
altri enti la rete di aree umide più diffuso in Italia: circa 70 aree, 10 delle
quali sono Zone Umide d’importanza internazionale ai sensi della Convenzione di
Ramsar. In Basilicata l’appuntamento è domenica 4
a Policoro (MT) con escursioni all’interno della Riserva Regionale
Bosco Pantano.

NON SOLO
STAGNI.
Le zone
umide sono gli ambienti con la più elevata ricchezza di biodiversità al mondo,
insieme alle barriere coralline, tutelate fin dal 1971 dalla Convenzione
Internazionale Ramsar. Il grande valore in termini di servizi ambientali è
ancora tutto da esplorare, ma c’è chi ha calcolato in oltre 23,3 miliardi di
dollari l’anno
quello legato al ruolo delle zone umide nella protezione
dagli uragani lungo le coste statunitensi. Oltre al fascino dei paesaggi
lagunari solo in Italia queste aree (65) offrono rifugio a 192 specie di
uccelli,
il 31% di tutte quelle che vivono in Italia, la maggior parte
delle quali sono migratrici.

Questi
habitat hanno un effetto spugna in caso di inondazioni
diluendo inquinanti e riducendo il
rischio alluvioni, immagazzinano carbonio, sono serbatoi per nutrienti,
depuratori naturali, luoghi di riproduzione per pesci e molluschi e uccelli ma
soprattutto mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici. Non ultimo, hanno
un alto valore educativo e ricreativo per attività di birdwatching e varie
forme di turismo che attraggono ogni anno migliaia di persone.

Il Report WWF,
distribuito per questa giornata segnala, infatti, che in Italia solo il 29%
di habitat e specie legate all’ambiente acquatico è in uno stato favorevole

(dati ISPRA 2014), il 40% è ‘inadeguato’, 19% cattivo, l’11% sconosciuto.

IL PARADOSSO
CLIMA.
Le zone
umide saranno i primi ambienti a subire i danni dell’effetto serra: le
temperature cresceranno ancora di 2-3°C le precipitazioni si ridurranno del 25%
e il mare invaderà le coste. Le modifiche dovute ai cambiamenti climatici
colpiranno soprattutto i piccoli laghi. Già oggi 6 zone umide italiane, dal
nord al sud, mostrano processi di desertificazione precoci. Un paradosso visto
il loro ruolo nella difesa dal caos climatico. Tra le prime aree ad accusare la
‘malattia climatica’ sono il bosco della Mesola nel Delta del Po (Emilia
Romagna), il lago di Massaciuccoli e la Pineta di Alberese (Toscana); la tenuta
di Castel Porziano e il Parco nazionale del Circeo (Lazio), il bosco di
Policoro (Basilicata) e le zone umide della Sardegna occidentale.

A peggiorare gli effetti delle trasformazioni di
queste zone sulla biodiversità
, c’è il fattore ‘specie aliene: pesce siluro, nutrie, Persico sole,
Pesce gatto e molte altre spesso introdotte per la pesca ricreativa. Una specie
simbolo dei danni prodotti da questa invasione silenziosa è la Tinca, un pesce
abituato a deporre le uova nella vegetazione acquatica, in forte riduzione,
anche a causa della presenza di nuovi predatori come il Pesce siluro. 

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