venerdì, 19 Aprile 2024

 
A seguito delle indagini
svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Matera, coordinate dalla locale Procura
della Repubblica presso il Tribunale, è stato notificato a S.A., quarantaduenne
materano, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, nel quale si
contestano i reati di tentato omicidio e porto e detenzione illegale di arma da
fuoco.
Le indagini della Squadra
Mobile furono avviate a seguito della sparatoria avvenuta alla vigilia della
Festa della Madonna della Bruna, il 1° luglio 2017, in particolare subito dopo una
chiamata al 113 che segnalò l’esplosione di colpi d’arma da fuoco in contrada
“La Vaglia” a Matera. L’immediato intervento delle Volanti e della Squadra
Mobile, supportata nei rilievi dalla Polizia Scientifica, consentì di accertare
che erano stati esplosi due colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di un altro
soggetto che riuscì ad evitarli trovando un vicino riparo.
Già da subito la Squadra
Mobile materana, nonostante le reticenze della vittima e di altre persone
presenti in loco, raccolse significativi indizi di colpevolezza sul conto
dell’autore del fatto delittuoso. Tali indizi furono poi suffragati da incisive
attività investigative, nonché, successivamente, dall’analisi specialistica sui
residui dello sparo effettuata dal Servizio Polizia Scientifica della Direzione
Centrale Anticrimine di Roma, che ha rilevato la presenza di particelle
appartenenti alla classe dei residui dello sparo sia sugli indumenti del
sospettato (jeans e maglietta), sia sulla sua autovettura (lato destro), dal
cui interno sono stati esplosi i due colpi che ha rilevato ecc., confermando
così l’ipotesi investigativa della Squadra Mobile.
Importante in tale fase, si è
rivelata l’attività di repertazione compiuta dalla Polizia Scientifica della
Questura di Matera.
Le indagini hanno anche
evidenziato che tra i due soggetti coinvolti vi era stata in precedenza una
lite, seguita da una violenta colluttazione,  sulla conduzione del carro della Madonna della
Bruna, che avrebbe dovuto accompagnare la statua sino alla Cattedrale per poi
ridiscendere a Piazza Vittorio Veneto per essere assaltato secondo una
tradizione secolare.
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