mercoledì, 24 Aprile 2024

Riceviamo e pubblichiamo il documento unitario sottoscritto da Eustachio Nicoletti della Cigl, Maurizio Girasole della Fiom Cgil, Giuseppe Amatulli della Cisl, Vittorio Agnese della Fim Cisl, Franco Coppola della Uil e Dino Mangieri della Uilm per il rilancio della Ferrosud di Matera:

“Le Segreteria provinciali di Cgil – Cisl – Uil della Provincia di Matera, di fronte al perseverare della condizione di precarietà e dell’assenza di prospettive positive, in data 5 ottobre 2017, hanno richiesto al Sindaco di Matera la convocazione di un Consiglio comunale straordinario aperto alle autorità territoriali, ai parlamentari, ai consiglieri regionali e provinciali, ai rappresentanti delle Associazioni datoriali  per affrontare ed eventualmente trovare soluzione alla grave crisi che attanaglia lo stabilimento Ferrosud di Matera.

        Appare rilevante pertanto la decisione di svolgere il consiglio comunale il giorno 3 novembre 2017, alle ore 17,30, presso le officine di Jesce coinvolgendo il Consiglio comunale di Santeramo in Colle e la Regione Puglia affinchè l’incontro permetta di affrontare compiutamente la precaria condizione della Ferrosud Spa e di determinare concordanze operative  per il rilancio del piano industriale anche in vista dell’incontro al MISE che si terrà il 6 Novembre 2017.

        Le OO.SS. confidano quindi nel contributo di tutte le componenti affinchè si possa definire la condizione che da diversi anni rende precaria un’industria storica come la  Ferrosud SpA,  nata nel lontano 1963 nell’ambito di un intervento per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno e in particolare per lo sviluppo dell’occupazione in Basilicata e Puglia  nel settore ferrotranviario e di ristrutturazione rotabile e per questo allocata nell’area di Matera, zona industriale di Jesce, al confine dei comuni di Santeramo in Colle e di Altamura (comuni appartenenti alla provincia di Bari).

         La  Ferrosud Spa  inizia la sua attività produttiva nel lontano 1968 e,  unitamente alle dotazioni ed impianti,  nel corso del tempo,  ha acquisito know-how ed esperienza professionale tanto da occupare un ottimo posizionamento di mercato determinato dalla capacità di poter lavorare qualsiasi tipo di carrozza in acciaio al carbonio, acciaio inox e lega leggera, a cui si aggiunge   la manutenzione straordinaria (“Revamping”) sui treni del trasporto regionale e di lunga percorrenza.

          Nonostante le credenziali tecnologiche e professionali, a partire dalla fine del primo decennio del XXI secolo, meccanismi di mercato liberista si ripercuotono negativamente sul funzionamento della Ferrodus Spa tanto che il 19 aprile 2011 fu necessario convocare i Consigli Comunali di Matera ed Altamura che, riunitisi in seduta straordinaria e congiunta, dopo pochi giorni dall’omologazione del concordato preventivo avvenuta il 9 febbraio 2011, approvarono un ordine del giorno chiedendo:
· la convocazione immediata di un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per definire un percorso certo finalizzato a scelte strategiche nel settore ferroviario a cui parteciparono l’Ansaldo Breda e la Finmeccanica affinchè quest’ultima rispettasse gli impegni assunti di riportare  tutti i lavoratori in produzione;
· alla Regione Basilicata e alla Regione Puglia di promuovere un chiarimento definitivo con il gruppo Mancini senza escludere la possibilità di individuare  nuovi investitori interessati a rilevare la Ferrosud nell’interesse della salvaguardia dei lavoratori;
· l’impegno ai parlamentare lucani e pugliesi di attivarsi affinchè il Governo assumesse le iniziative necessarie a sbloccare la situazione.

        Gli incontri al MISE che si sono susseguiti negli anni successivi non hanno determinato  avanzamenti rilevanti.

         Nessuna iniziativa del governo, anche solo per determinare un definitivo chiarimento sul ruolo di Mancini, che  sembra ancora muoversi con disivoltura nel paese Italia tra concordati preventivi e amministrazioni straordinarie. Nel frattempo la Ferrosud Spa, ha visto la riduzione del personale da 144 addetti a 80, con un massiccio utilizzo di ammortizzatori sociali e un netto peggioramento delle condizioni di lavoro dal punto di vista dell’igiene ambientale e delle sicurezza a cui si aggiunge un invecchiamento dello stabilimento determinato da scarsi interventi manuntentivi e conservativi.

         Riteniamo che il rilancio dello stabilimento di Jesce de a fare chiarezza sui comportamenti contraddittori e incoerenti espressi in questi ultimi anni:
1. dalla Ferrosud per aver disatteso i piani industriali e per aver avviato procedure di affitto di ramo di azienda a imprenditori “fantasmi” che di fatto hanno ostacolato il  rilancio dello stabilimento Materano tanto da essere utilizzato come un semplice “conto lavorazione”;
2. dal Gruppo Mancini sulle vicende legate alla Ferrosud che,  attraverso il rappresentante legale,  nell’ultimo incotro al MISE del 21 dicembre  2016,   ha asserito:
· la quinquennalità della durata del concordato preventivo omologato nel 2011 e la conseguente necessità di provvedere alla vendita del sito industriale di circa 50 mila mq e l’affitto all’azienda Ferrosud.
· l’esistenza delle interlocuzioni con gli istituti di credito per verificare se l’azienda possieda tutti i requisiti finanziari e patrimoniali per ottenere linee di credito.
· Il contrasto tra l’affitto del ramo di azienda con piano concordatario.

          Nel frattempo l’attuale Management sta avviando un ulteriore snaturamento del core business della Ferrosud, da stabilimento che costruisce carrozze e ne cura la manutenzione, a sito di dismissioni delle carrozze;  quindi da FABBRICA DI COSTRUZIONE A SFASCIA CAROZZE.

         I sindacati e  i lavoratori non possono accettare tutto questo. Matera ha il diritto di rafforzare il suo tessuto industriale anche nella filiera del settore del trasporto pubblico, ormai strategico se si pensa   alla attrattività turistica, della città stessa e alle migliaia di persone che per visitarla utilizzano il trasporto pubblico su rotaie.

         Questo è l’impegno che i lavoratori per il tramite dei sindacati si attendono dalla politica locale e nazionale: uno stabilimento che possa ritornare a costruire treni , uno stabilmento che riprenda ad occupare addetti a tre cifre.

          Uno stabilimento in cui l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei sistemi produttivi possa essere innestata, dopo aver ridato “decoro” agli opifici esistenti e “funzionalità” ai macchinari.

          Le OO.SS. ritengono che il rilancio della storica industria Ferrosud Spa potrebbe avvenire solo attraverso l’inserimento della stessa nel piano industriale 2017/2026 di Trenitalia presentato alla Stazione Tiburtina di Roma il 26 settembre 2016.

           Con questo piano, Trenitalia  intende proporsi come un’azienda internazionale di mobilità integrata: un unico gestore che raccoglie tutte le modalità di trasporto, dai treni ai bus fino al car sharing con l’aiuto del digitale attraverso:

· l’assalto al mercato del trasporto pubblico locale su gomma delle città italiane, ma anche alla lunga percorrenza (sempre su gomma) e con la fusione con Anas anche per gli investimenti sui collegamenti stradali;
· il mantenimento dell’alta velocità e con l’incremento di 500 nuovi treni in arrivo per il trasporto regionale su ferro;

· allargando la scommessa su più fronti: all’estero Fs punta alla crescita dei suoi servizi ferroviari a mercato e a diventare General Contractor di riferimento, come già accaduto in Iran, per la costruzione delle linee Av nei paesi con forti gap infrastrutturali.

          Per la realizzazione del nuovo PIANO INDUSTRIALE sono previsti  circa 94 miliardi di euro di investimenti di cui:
· 73 per le infrastrutture;
· 13 per i treni;
· 7 per lo sviluppo tecnologico.

       Inoltre, sono previsti incrementi dei  dipendenti del Gruppo Fs:
· dai 69 mila attuali a 100 mila nel 2026, al netto di crescite, integrazioni e le nuove acquisizioni che ci saranno soprattutto nel trasporto pubblico locale.

       A sostegno del Piano industriale di Trenitalia era intervenuto anche l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi:
· “ll progetto decennale di Ferrovie si inserisce in un quadro in cui l’Italia cerca di dire all’Europa che bisogna puntare sulle infrastrutture e sugli investimenti;
· Il piano di Fs è un piano che sa rischiare, che sa guardare al futuro, che tiene insieme l’altissima eccellenza (l’alta velocità) e un’attenzione maggiore per i pendolari che hanno bisogno di nuovi treni e nuovi bus”.

        In effetti, il nuovo Piano industriale di Trenitalia prevede l’attenzione all’alta velocità (dovrà arrivare a Lecce e a Palermo), ma soprattutto ai 600 milioni di passeggeri pendolari per cui bisogna prevedere maggiori investimenti finalizzati al rilancio del trasporto regionale.
         Un ruolo importante gioca la maxi commessa già avviata da 4 miliardi per la fornitura di 450 nuovi treni regionali costruiti da Hitachi e Alstom,”.

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