sabato, 27 Luglio 2024

Scatti, rigorosamente in
bianco e nero per far sì che l’osservatore non venga distratto dai colori ma
catturi l’essenza di ogni immagine. Alcuni artigiani e artisti di Matera che
aprono le porte delle proprie botteghe, permettendo di carpire i segreti di un
lavoro che è ormai sempre più raro. Lei, Annachiara Molinari, autrice di Non sono mai nato non sono mai morto.
Percorsi di trasformazione
(Altrimedia) che entra in punta di piedi in una quotidianità
altra e la racconta con le sue immagini intense, autentiche, senza filtri. È stato
presentato ieri sera a Matera nella Galleria Arti Visive, in concomitanza con
l’inaugurazione dell’omonima mostra, il volume Non sono mai  nato non sono mai
morto
.
Dopo l’introduzione di
Mino Di Pede – direttore della Galleria Arti Visive -, insieme all’autrice sono
intervenuti Francesco Mazza, curatore della rassegna Coscienza dell’uomo di
CineSud, l’editrice Gabriella Lanzillotta e la giornalista Rossella Montemurro.
Le fotografie della
Molinari racchiudono il concetto di trasformazione: il pezzo di stoffa che
diventa abito, il tufo che si fa scultura, il cuoio che si trasforma in un
oggetto. I materiali sono solo un pretesto per analizzare il significato del
cambiamento – un percorso prima di tutto interiore che attrae e spaventa, apre
nuovi scenari e mette la parola fine su cicli che hanno ormai fatto il proprio
corso. Dal cambiamento “materiale”, infatti, si giunge a quello psicologico:
ogni volto una storia, per ogni mestiere c’è un significato recondito.
L’autrice non si è lasciata incantare dagli stereotipi, dalle immagini a
effetto, dalla spettacolarizzazione. Ha cercato l’essenza ovunque. Tra le sue
foto c’è anche la città dei Sassi: non quella abusata degli antichi rioni e
degli scorci mozzafiato ma la Matera del rupestre, arcaica
Un’azione in apparenza
semplice come scattare una foto è come se per l’autrice fosse diventata una
specie di rituale alla ricerca dell’autenticità soffermandosi sui particolari –
ci sono i volti, le mani, le rughe, gli attrezzi del mestiere – anche con lunghe
sessioni per ciascun soggetto. È nella meticolosità, nell’attesa che può
scorgere il lato catartico e terapeutico della fotografia.
Una curiosità: il titolo del libro, Non sono mai nato non sono mai morto, è tratto da una frase del monaco buddhista Thich Nhat Hanh.
La mostra nella Galleria
Arti Visive, in via delle Beccherie 41, rimarrà aperta al pubblico fino
al primo settembre dalle 19 alle 22.
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