sabato, 18 Maggio 2024

 

Avrebbe voluto
patteggiare, tre anni e quattro mesi. Ma la Procura di Gallarate ha rifiutato,
così l’operaio 60enne del Materano dovrà andare davanti al giudice Piera Bossi.

Lo scorso novembre fu
arrestato dai Carabinieri per spaccio e detenzione di armi. Oltre a tenere la
droga in casa – già confezionata in dosi pronte allo smercio -, il sessantenne la
conservava perfino nell’armadietto dell’ospedale Sant’Antonio Abate di
Gallarate, dove lavorava come manutentore, in una stanza destinata all’area
tecnica della quale soltanto lui aveva le chiavi. Secondo gli inquirenti, il
business dello spaccio era gestito proprio da lì.

In quella stanza, i
militari rinvennero un grammo e mezzo di cocaina suddivisa in dosi e pronta per
essere smerciata, alcuni bilancini e sostanze per tagliare la droga.

Nell’abitazione dell’uomo
i Carabinieri trovarono e sequestrarono due bilancini elettronici di
precisione, 120 grammi di hashish e 40 grammi di cocaina, già suddivisi in
dosi. Insieme alla droga l’indagato deteneva anche un vero e proprio arsenale.

Furono sequestrate due
pistole semiautomatiche prive di matricola, una pistola giocattolo modificata –
trasformata in una vera e propria arma da sparo – oltre 200 proiettili di
svariato calibro e 10 candelotti “Bomber 77”, che rientrano nella categoria dei
giochi pirotecnici detenuti illegalmente.

Così il pubblico
ministero Susanna Molteni chiese e ottenne una misura cautelare emessa dal gip
Nicoletta Guerrero.

Difeso dall’avvocato
Ermanno Talamone, l’uomo ha optato per il rito abbreviato.

Secondo gli inquirenti il
quantitativo di droga sequestrato non poteva essere giustificato della lieve
entità o dall’uso personale. A parere dell’avvocato Talamone, invece, i
problemi del manutentore deriverebbero proprio dalla tossicodipendenza. Il pm
Molteni, a fine luglio, ha però respinto la condanna proposta dal legale,
ritenendola incongrua per difetto. L’ultima parola spetterà al Gup.
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