sabato, 18 Maggio 2024

“I valori umani di cui siamo orgogliosi, la storia millenaria che ci
precede e ci accompagna, ci spingano ad attivarci sempre di più perché Matera
diventi veramente capitale di un nuovo umanesimo, di una nuova cultura”. Lo ha
detto mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo, nell’omelia pronunciata in
occasione della messa per la Festa della Madonna della Bruna nella cattedrale
di Matera, il 2 luglio, concelebrata con l’arcivescovo di Matera-Irsina mons.
Antonio Giuseppe Caiazzo e con il clero diocesano. Gli atteggiamenti indicati
sono quelli dell’accoglienza e del perdono. Ricordando che “la nostra diocesi,
la nostra città, da tempo sono impegnate in iniziative che tante persone di
buona volontà portano avanti con gioia e senza clamore”, il presule ha
sottolineato l’importanza di “muoversi”. “Non si tratta semplicemente di
mettere in cantiere iniziative, né di opere da costruire – ha spiegato mons.
Pennacchio –, ma innanzitutto di uscire fuori dal torpore delle nostre
precomprensioni, dei nostri pregiudizi, della nostra idea di Chiesa nel mondo,
sempre a rischio di intimismo e di evasione dalle sue responsabilità”. Poi,
l’arcivescovo ha spiegato le modalità di questo movimento: “Ci si può muovere
anche solo con lo sguardo, col discernimento comunitario, con una parola
appropriata, con un gesto di accoglienza e di perdono”. Quindi, l’invito a “non
lasciarci ingannare da promesse di benessere e di pace che nascono da chiusure:
sono destinate a generare tristezza”. “La gioia del cristiano è compatibile col
dolore, con la malattia, con le contrarietà, con le difficoltà di accogliere,
integrare e condividere. Nulla è più anticristiano della chiusura, nulla è più
autenticamente cristiano della gioia”.
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