venerdì, 26 Aprile 2024

Qualcuno conosce la ragione e sa spiegare perché nel
tennis il sistema di conto del punteggio cambia continuamente? Il
giocatore in campo, in attesa dell’inizio del match, si interroga sulla
profonda insensatezza di uno sport in cui vige il ferreo dominio della
geometria con le sue linee nitide e tagliate. Il nostro numero due sa bene
che potrà attraversare il fondo del campo da una linea all’altra,
respingendo con crescente affanno gli attacchi, ma se l’avversario è il
numero uno, le sue risposte gli finiranno sempre addosso e alla fine la
palla cadrà in un angolo per lui irraggiungibile.
In “Roger” Emilio Solfrizzi racconta lo sport dal
punto di vista dei vinti. La vertiginosa piece di Umberto Marino è andata
in scena ieri sera, all’Auditorium Gervasio di Matera, su iniziativa della
Fondazione Matera Basilicata 2019 nell’ambito del progetto Sport tales, 
il programma di narrazione e divulgazione della cultura sportiva di Matera
2019, capitale europea della cultura.
E’ il secondo appuntamento teatrale, dopo “Maratona
di New York”, che ha visto alla ribalta, nella prima messa in scena al
femminile del rappresentatissimo dramma, Fiona May e Luisa Cattaneo. Come
già nella Maratona anche in Roger lo sport diventa una metafora della vita
(e della morte) e un’occasione per riflettersi e confrontarsi sui temi
più profondi.
E’ stato il popolare attore barese a indossare gli
scomodi panni dell’avversario immaginario di Federer in un match che lo
vede condannato all’inevitabile sconfitta contro il più forte tennista del mondo.
Con l’umiliazione di giochi perduti a zero senza neanche toccare una
palla: il game perfetto, per l’avversario.“Emilio Solfrizzi – ha scritto Franco
Cordelli – di questa geometria, di questa nitidezza, non vuole farsi
ragione. Butta tutto all’aria, scende in campo allo sbaraglio,
naturalmente sa, anche lui, che perderà, ma è pronto, il dio, a sfidarlo.
Con quali armi se non quelle dell’umorismo, dell’ironia, dell’addio a ogni
calcolo di opportunità? Nell’esibizione di Solfrizzi, il numero 2, che è lì
ad attendere il dio che non verrà, che non lo degnerà neppure della
discesa in campo e del confronto, nella sua esibizione c’è il cuore
gettato oltre l’ostacolo. Oltre alla voce e alla perfida e sottile
ingiuria, ci sono anche il corpo e il sudore, c’è addirittura lo sperpero,
il consumo di sé”.
Nella trance “agonistica”, a un certo punto, Solfrizzi
indossa i panni di qualche altro numero uno, ben diverso dall’impeccabile
eleganza e charme di Federer. Un Mc Enroe o un Agassi: si arrabbia con
gli spettatori che gli tolgono concentrazione tempestandolo con
i flash di telefonini. Alla fine se ne scuserà, nei saluti finali,
pur rivendicandone le giuste ragioni. E il pubblico si alza per la
terza standing ovation che applaude l’indiscusso vincitore della serata.
“E’ stato uno spettacolo molto gradevole – commenta
Paolo Verri, direttore generale della Fondazione Matera Basilicata 2019 – che
ancora una volta ha messo al centro l’utopia e la distopia della cultura
sportiva, il desiderio di vincita e la reale sconfitta. Il lungo applauso del
pubblico ha confermato ancora una volta la bontà della scelta di questo
spettacolo. Resta un pizzico di amarezza per la polemica all’ingresso
dell’auditorium di un piccolo gruppo di ritardatari. Ma le regole vanno
rispettate se vogliamo essere davvero una capitale europea della cultura. Come
previsto dal regolamento la prenotazione ha valore fino a 15 minuti prima
dell’inizio dello spettacolo. Dopodichè si apre la lista di attesa per far
accedere in ordine di arrivo coloro che hanno avuto la pazienza di aspettare.
Se qualcuno arriva in ritardo non può addebitare responsabilità alla
Fondazione, significherebbe mancare di rispetto nei confronti dei tantissimi
cittadini che hanno avuto la premura di arrivare in tempo”.
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