venerdì, 19 Aprile 2024

Riceviamo e pubblichiamo
il botta e risposta tra il professor Caserta e il presidente della Fondazione
Adduce sulla giornata inaugurale dell’anno di Matera da Capitale Europea della Cultura.

 
A
bocce ferme. Lettera aperta a Salvatore Adduce, quindici giorni dopo

Caro Salvatore,

ci avevano detto che
Gigi  Proietti, grande attore dalle mille
risorse, non è, tuttavia,  un
presentatore. Per giunta la giornata si era fatta improvvisamente fredda e
piovosa. In quelle condizioni, parlare al riparo del palco ad un pubblico che
soffre il freddo e l’acqua, e quindi non vede l’ora che tutto si concluda, non
è facile. A fianco a Proietti è stato messo, in omaggio alla sua lucanità, ma
con ruolo marginale, Rocco Papaleo. E’ stato chiamato un valente pianista, Stefano
Bollani, cui, senza una valida ragione, è stato affidato il compito minimale di
dimostrare come la musica possa essere oggetto di contaminazione, sia pure nel
senso più nobile e più letterario della parola. C’è stato un riferimento al
maestro Gervasio, che, già direttore, nella storia del Conservatorio materano
ha avuto un notevole ruolo. Ma non è bastato ad accendere gli animi. Si è risentito  il ritmo del Carosello televisivo: troppo
poco, troppo banale! Sono stati tutti elementi che, di scarso vigore e di
scarso interesse per il pubblico, non sono serviti ad alleggerire il freddo
della pioggia e di  una serata in Piazza
San Pietro Caveoso, sempre  esposta alla
corrente fredda e umida della Gravina, che, come è noto, cacciò via dal loro monastero,
per due volte, le monache di Sant’Agata e Santa  Lucia.

Sono stati motivi,
questi, per cui la chiusura dei festeggiamenti 
di Matera 2019 è stata deludente e,  certamente, in contrasto con tutti i clamori e
i costosi quanto speciosi ritrovati che negli anni si erano registrati. Chissà
perché Proietti ha letto versi di Lorenzo il Magnifico, da Matera  tanto lontano!  Il legame tra il Rinascimento  fiorentino e quello materano è filo troppo
sottile. Ti pare? Una romanza debitamente scelta e cantata da un tenore o
soprano, magari del nostro Conservatorio, meglio avrebbe risposto alle attese della
serata, per quanto fredda. E sotto altra veste avrebbe fatto conoscere la città!
Non dico nulla della scelta di una lirica di Rocco Scotellaro (Invito), cantata,
che nulla ha fatto capire del senso della stessa, canto elegiaco di un poeta
che chiede aiuto e amore per la sua terra. Andava recitata. Anzi,  la serata di chiusura poteva essere
l’occasione  per una breve ma efficace antologia
di liriche di poeti lucani, ma anche non  lucani, dedicati a Matera. Ce ne sono. Immancabile
– checché si dica da voi – doveva essere la lettura di qualche passaggio della
bellissima pagina leviana, attraverso il racconto di Luisa Levi, che, quasi
sicuramente, proprio dalla Piazza di San Pietro Caveoso osservò, da altra
visuale, Matera, definendola ”bellissima, pittoresca e impressionante”. E
perché non intonare un canto materano, che non fosse la vacua Tricchiesca? Ce
ne sono. Si poteva avere spazio e tempo,  considerato lo scarso ruolo che hanno svolto  Papaleo e Bollani, tanto da poterne fare a
meno.

Ma ormai passata è la festa
ed è inutile parlare di queste cose. Naturalmente, non condivido la spesa di un
milione e quattrocentomila euro, che, il giorno 20, ha lasciato solo una forma
di stordimento, da 3 di luglio. Ora, però – devi convenire –  si tratta di lavorare al positivo, costruire,
che è cosa ben più difficile. La Fondazione Matera-Basilicata 2019 deve uscire
dal limbo in cui si è mantenuta; non può continuare nella sussiegosa promozione
di sé. Ha, ora, l’obbligo morale e civile e culturale di utilizzare il peso che
dice di aver conquistato, adoperandosi, con autorità, perché, per esempio, le
FAL, ora che hanno avuto su un piatto d’argento piazza della Visitazione, istituiscano,
doverosamente, corse domenicali e festive. Le si metta alla prova e si veda se
veramente –come dicono – lavorano per la città! Si adoperi con forza, la stessa
Fondazione, insieme con il Comune, con i Sindacati, sempre  con il peso e il prestigio acquistato, acché
si risolvano positivamente le vertenze della Ferrosud e della Natuzzi, cui è
legato il destino di molte famiglie materane. Faccia sentire alta la sua voce. Si
impegni perché si riapra il pastificio Cérere, di cui ti occupasti in altro
tempo, e si disinquini l’area della Valbasento, in modo da avere, al più
presto, nuovi insediamenti industriali. Faccia capire l’importanza  e si adoperi perché  si completi quanto prima, al servizio della
agricoltura del Metapontino e del Sud interno, la tratta ferroviaria
Ferrandina-Matera con prosecuzione verso l’Adriatico, Si adoperi perché la FIAT
mantenga i suoi livelli di produzione e occupazione. Anche lì lavorano molti
materani! Non dica la tua Fondazione, pilatescamente e aristocraticamente, che
le infrastrutture non rientrano nei programmi della Fondazione e nell’ evanescente
dossier. Faccia capire e capisca che, senza un solido apparato produttivo, una
capitale europea della cultura è destinata ad esaurirsi in poco tempo, come un
pallone pieno d’aria. Un  cappello, calato
dall’alto,  non è il vestito; un titolo
onorifico non può supplire alla mancanza di posti di lavoro. Rimane, per una
città capitale della cultura, il pericolo di avere immaginato e creato una
città ad una dimensione, che, ove così fosse, finirebbe con l’espellere quanti,
e sono sempre tanti, a quella dimensione non si adattano, anche per
giustificato orgoglio, o non vi rientrano. Espelliamo pur sempre i migliori!

E’ quanto dire che la
vera storia della città, finita la festa, è cominciata il giorno 20 gennaio
2019, giorno successivo alla sua consacrazione ufficiale. Finito il tempo dei
fuochi pirotecnici e delle manifestazioni spettacolari, bisogna impegnarsi per
una città diversificata, pluridimensionale, in cui ognuno possa trovare il suo
giusto posto. Ad una simile città, per logica consequenzialità,  non serve un indefinito e anzi inesistente
abitante culturale. Molto di più serve un ben definito e concreto abitante
lavoratore, cittadino “operaio” (nel senso più ampio del termine). E’ verità,
del resto,  che la prima intelligenza
dell’uomo, e prima sede della stessa, è la mano. E’ per via della mano che
siamo diversi dagli animali. Te l’ho detto qualche volta? Se non te l’ho detto
l’hai comunque capito attraverso la tua militanza politica. Che cosa mi
rispondi?

Cordialmente

il tuo Prof.
 

Al
mio sempre carissimo professor Caserta

Carissimo professore mio,

leggo con grande
interesse la tua lettera con la quale mi hai comunicato le tue osservazioni
sulla giornata inaugurale del 19 gennaio. Intanto, sono felice dell’attenzione
che rivolgi alla nostra comunità e sono pure contento che tu abbia deciso di
rivolgerti a me direttamente per farmi notare le cose che secondo te non vanno.

Condivido la prima parte
della tua lettera. Abbiamo fatto molta fatica con la Rai a definire contenuti e
la scaletta della programmazione. È stato un fatto straordinario avere
coinvolto Gigi Proietti e non un qualsiasi “bravo presentatore”. Per
il resto “mamma Rai” non consente quasi mai che si metta becco nelle
trasmissioni soprattutto quando si tratta di dirette TV in orari sensibili
semplicemente perché l’attitudine ossessiva a parametrare il tutto su un
pubblico generico da conquistare e contabilizzare con il misuratore Auditel fa
a pugni troppo spesso con la qualità e soprattutto con la specificità dei
luoghi e della cultura degli stessi.

E tuttavia la giornata
inaugurale si è caratterizzata attraverso una molteplicità di iniziative che
hanno avuto come denominatore comune una grandissima, forse persino imprevedibile partecipazione
di cittadini di Matera e provenienti da ogni dove confermando che Matera 2019
ha conquistato un’anima popolare che di per sé costituisce un patrimonio
eccezionale.  Orgoglio, consapevolezza, volontà di esserci sono fattori distintivi
di una manifestazione che durerà per tutto l’anno e potrà avere effetti
benefici negli anni a venire.  Ci viene riconosciuto che è la prima volta
che accade per una capitale europea della cultura. Riconoscerai anche tu che
anche per le città italiane, Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 e Genova nel
2004, non vi fu una risonanza così grande dell’evento. Forse quelle città
potevano farne a meno. Noi no. Noi avevamo a abbiamo bisogno di grandissima
visibilità. E comunque il clamore, l’interesse, la curiosità che Matera è
riuscita a suscitare non ha eguali nell’esperienza della Misura ECOC (capitale
europea della cultura), tanto che il nostro costituirà un vero e proprio “caso”
che la Commissione vorrà studiare e approfondire. E’ un dono che facciamo
all’Europa oltre che all’Italia.

E la circostanza che
questo è il frutto di un lavoro intensissimo di una piccola città del sud
Italia aumenta il nostro orgoglio e fornisce una indicazione formidabile sulle
nostre potenzialità solo se per una volta correggiamo l’inclinazione a
richiedere costantemente attenzione da parte dei decisori di turno per aprirci
al resto del mondo offrendo un originale e virtuoso esempio di programmazione
intelligente, aperta, capace di suscitare energie straordinarie da mettere a
disposizione non solo della nostra terra ma di una vastissima platea di
cittadini di ogni parte d’Europa. Questo risultato che noi abbiamo costruito è
la base su cui può oggi poggiare un grande progetto strategico che facendo leva
su Matera potrà coinvolgere almeno l’intera Regione Basilicata. Si tratta
proprio di partire da qui per delineare un futuro che oggi più che mai è a
portata di mano. E’ necessaria una classe dirigente consapevole capace di
affrontare le questioni che tu richiami nella seconda parte della tua lettera. 

Ho avuto già modo in
altre occasioni di offrirti, con il rispetto che ti devo, valutazioni che si
riferiscono alla funzione o più correttamente agli scopi della Fondazione
Matera 2019 che nasce per realizzare il programma contenuto nel dossier e null’altro.
Tu mi sottoponi costruttivamente e legittimamente gli spunti per un vero e
proprio programma economico la cui competenza va rintracciata nei soggetti che
devono occuparsi della nostra terra. Infrastrutture, agricoltura, industria,
servizi. In definitiva mi proponi di far svolgere alla Fondazione una funzione
impropria, che invece è del Comune, della Provincia e soprattutto della Regione
e del Governo nazionale, magari insieme, attraverso una intesa (accordo di
programma, intesa istituzionale di programma….) che delinei e finanzi un
grande progetto di sviluppo. 

La notorietà e la
funzione acquisita da Matera anche grazie al lavoro compiuto dalla Fondazione
può costituire una base di rilancio del dibattito e dell’azione politica per
assicurare un futuro produttivo alla nostra terra. E non solo alla nostra amata
città.

Con immutata stima e
affetto sterminato. 

Salvatore Adduce

Presidente Fondazione
Matera-Basilicata 2019
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