giovedì, 2 Maggio 2024

Pubblichiamo il discorso del sindaco di Matera Domenico Bennardi in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’insurrezione contro i nazi-fascisti:

Cittadine, cittadini, giovani studenti, autorità civili, militari e religiose, associazioni combattentistiche e d’arma. Oggi è una giornata importante per Matera. 80 anni fa, il 21 settembre 1943, Matera si ribellò all’oppressione del regime nazifascista. Fu una giornata caotica e drammatica in cui molti militari, forze dell’ordine, ma anche comuni cittadini, di varia estrazione sociale si contrapposero ai nazisti. Il bilancio fu tragico: persero la vita 27 persone, di cui 18 civili. Quel sacrificio non fu vano, Matera è ricordata per essere la prima città del Mezzogiorno a liberarsi dal nazifascismo.

Subito dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943, i fascisti abbandonarono il palazzo della Milizia che fu occupato dai soldati tedeschi. Durante quest’ultimo periodo di permanenza dei nazisti in città, aumentava l’esasperazione di molti materani, stanchi dei saccheggi e dalle angherie degli invasori. Con il passare dei giorni la situazione si fece sempre più tesa e cominciarono i rastrellamenti, molti civili e militari furono rinchiusi nel Palazzo della Milizia. Nel pomeriggio del 21 settembre, la scintilla che fece precipitare la situazione fu l’episodio della gioielleria in via San Biagio, dove ci fu un conflitto a fuoco tra alcuni militari italiani e due soldati tedeschi, in cui ebbero la peggio proprio i militari nazisti. Subito dopo un altro militare austriaco che si trovava in una sala da barba fu accoltellato da un altro cittadino materano, Emanuele Manicone, che subito dopo corse per le strade principali a incitare i suoi concittadini alla rivolta. Seguirono circa tre ore di violenta guerriglia; per proteggere la cittadinanza furono

armati sia i militari che i civili dislocandoli in varie zone strategiche della città, tra cui la Prefettura; ne seguirono diversi conflitti a fuoco in cui persero la vita anche civili (Eustachio Guida, Francesco Paolo Loperfido ed Eustachio Paradiso, oltre ad Antonio Lamacchia, un pastore ucciso già la mattina del 21 nelle campagne a sud della città). Dal campanile della chiesetta della Mater Domini un cittadino materano, Nicola Di Cuia, fece fuoco sui nemici impedendo loro di avvicinarsi alla Prefettura, e numerosi

furono i casi di cittadini intervenuti spontaneamente contro il nemico. Nei pressi della caserma della Guardia di Finanza, l’attuale camera di commercio, vi furono altri lunghi momenti di guerriglia, con i finanzieri accorsi in aiuto dei cittadini materani; rimasero uccisi il finanziere Vincenzo Rutigliano, il civile Emanuele Manicone ed il farmacista Raffaele Beneventi (che si trovava dietro la finestra della sua abitazione posta nei pressi della caserma della Guardia di Finanza e fu colpito dalle raffiche di

mitragliatrice dei tedeschi). Gli invasori assediarono anche il palazzo dell’elettricità per lasciare la città al buio e nelle operazioni di occupazione uccisero i civili Raoul Papini, Pasquale Zigarelli, Michele e Salvatore Frangione e ferirono Mirko Cairola. Ma la giornata del 21 settembre non era ancora finita e il peggio arrivò verso sera, con l’ultimo e meschino atto, compiuto dai nazisti poco prima l’abbandono della città, fecero saltare in aria il Palazzo della Milizia, trasformato ormai in una prigione, con al suo interno sedici persone tra civili e militari, la strage della milizia fu compiuta, con quindici vittime e un solo superstite.

L’insurrezione del popolo materano impedì ai tedeschi in ritirata di radere al suolo molti palazzi della città, ed evitò il pericolo di un bombardamento sulla città da parte degli alleati, che giunsero a Matera provenienti da sud immediatamente dopo quella tragica giornata. Immaginate, cosa avrebbe significato per Matera, città patrimonio Unesco e Capitale europea della cultura rinunciare a una parte dei suoi Sassi, a una parte della sua cinta settecentesca o ai suoi palazzi patrizi. A ricordo degli avvenimenti nella città sono stati eretti vari monumenti: il cippo in marmo nei pressi del palazzo della Milizia, una lapide in via Cappelluti sulla facciata laterale della Camera di commercio, una lapide in via Lucana presso l’ex sede della Società Elettrica ed infine una lapide sulla facciata laterale del palazzo del Governo. Inoltre, davanti al palazzo comunale è stato realizzato il monumento alla resistenza per Matera, composto da sei sculture bronzee eseguite dall’artista Vittorio Basaglia; il campo sportivo cittadino, fu rinominato stadio XXI  Settembre per ricordare questa drammatica giornata.

Dobbiamo sforzarci di ricordare e rendere omaggio ai militari caduti sempre, perché sempre operano per proteggerci. Abbiamo recentemente inaugurato anche il monumento a tutti i caduti dei carabinieri, in via Dante. Abbiamo avuto caduti durante le due grandi guerre ma si continua a morire servendo la patria e facendo il proprio lavoro, vorrei ricordare la scomparsa del maresciallo dei carabinieri Antonio Vitulli, materano di 31 anni, che tornando a casa da Gravina ebbe un incidente sulla strada provinciale 53 all’altezza del borgo Picciano, 12 anni fa.

Il 21 settembre è anche una -bellissima- storia che si può raccontare a studenti, a lavoratrici, lavoratori, disoccupati, una storia che si può ascoltare, per vari minuti prima che si possa scatenare nel coro di retoriche ideologiche. Matera è medaglia d’oro al valore civile e medaglia d’argento al valore militare. Fa parte della nostra storia, è semplicemente la storia di un popolo alla ricerca della propria libertà e pace, disposto a tutto per ottenerle. È una storia che ancora mobilita i cuori e le menti di donne e uomini che non hanno rinunciato a opporsi all’oppressione in qualunque forma si manifesti, ecco perché, a mio parere, ricordare, raccontare e ascoltare la storia del 21 settembre, fa bene, incoraggia, e rende omaggio a quelle persone catturate, uccise, sacrificate per un futuro democratico e libero. Il 21 Settembre è un nostro bene immateriale che agisce, quindi, sulle coscienze come qualcosa che arriva da lontano, quasi a segnare il confine tra il buio della guerra ed una nuova primavera dei popoli; ma è anche sempre, una conquista esistenziale e una continua rinascita della storia della libertà Ricordare è un esercizio utilissimo, affinché queste cose non debbano succedere un’altra volta, proposte ideologiche nate per difendere e salvare un popolo la sua integrità, la sua presunta purezza, finiscono per distruggere un altro popolo e l’umanità stessa. Spesso ricordiamo e celebriamo come è finito il regime nazifascista, come ci siamo ribellati, a volte anche con un pizzico di competizione tra territori a chi per primo è insorto, è giusto riconoscere il coraggio. Ma quante volte ricordiamo come è incominciato il regime nazifascista? Quante volte ricordiamo come è nata quell’ideologia? Quante volte riflettiamo su come è nato il germe dell’intolleranza, dell’odio, della soppressione razziale, della prevaricazione con la forza di uno Stato

contro un altro Stato o contro un’altra razza, se mai esistesse una razza (un concetto privo di fondamento sul piano dell’analisi genetica); quante volte riflettiamo su come sia nato il desiderio politico, istituzionale di morte, di sterminio, di brutalità?

È possibile che si sia alimentato e costruito il sentimento di ripudio alla diversità, all’intolleranza, che è l’opposto della fratellanza, per fini esclusivamente bellici, economici, per ambizioni di potere. Tutto nasce da un’idea sbagliata o da persone sbagliate? O ancora da idee sbagliate nelle menti di persone sbagliate? E siamo sicuri che ciò non accada tuttora in alcuni conflitti internazionali? Dobbiamo trovare nuovi modi di ricordare, coinvolgere gli studenti, usando linguaggi nuovi.

Dobbiamo tutelare la verità, la storia non può essere dimenticata ma nemmeno manipolata, i fatti storici non devono venire distorti, i miti del complotto si diffondono oggi più velocemente, a causa dei social media, ma lasciamo che siano gli storici a raccontarci la verità e i fatti. La lettura, la cultura, investire su istruzione, scuola, insegnanti, stimolare il pensiero critico e indipendente, cultura e istruzione sono strumenti portentosi a nostra disposizione contro il qualunquismo, il complottismo e la distorsione della realtà.

Non lasciamo che gli ottant’anni del 21 settembre rimanga solo un anniversario retorico da celebrare e diamoci tutto questo impegno. Tutelare le nostre coscienze, le nostre menti, allontanare cattive idee, trovare modi diversi di ricordare e puntare su cultura e istruzione. Un’istruzione che non sia in competizione tra scuole, tra città, tra Sud e Nord, che punti in modo standardizzato su qualità senza differenze. Rendiamo attuale l’insegnamento del 21 settembre. Contrastiamo il germe di idee sbagliate. Allora viva la libertà, viva l’Italia, e viva la cultura e l’istruzione.

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