lunedì, 20 Maggio 2024

Nove brani, nove capitoli
d’una stessa “Resistenza”, un percorso fatto di sguardi rivolti al
passato ma con un’analisi lucida e spietata del presente e del futuro: è “Il
mestiere di vivere” (Helikonia) di Ernesto Bassignano, un artista che è un
vero e proprio monumento della canzone d’autore e di impegno civile in Italia.

Questo nuovo lavoro
discografico – intenso e diretto, sia dal punto di vista testuale che musicale,
che segna una nuova partenza per il cantautore romano/piemontese –  è il nono album dell’ormai lunga carriera di
“Bax”, un’opera ispirata che ha visto al lavoro, nella direzione artistica e
nella produzione, una squadra di giovani musicisti capitanata da Stefano
Ciuffi e Edoardo Petretti.

Come già fu vent’anni fa
con l’album “La luna e i falò” e quaranta con “Moby Dick”, Bassignano si
cimenta ancora una volta col suo grande corregionale Cesare Pavese. Lo fa per
territorialità, concettualità e ammirazione, ma ancor di più perché ne
riconosce l’inquietudine.

La difficoltà di
confrontarsi, alla sua non più tenera età, con le improvvise novità politiche e
culturali, gli impazzimenti di un mondo preda della tecnologia e
della freddezza nei rapporti, molto più che con la storia, la cultura e la
solidarietà umana, spingono l’autore a guardare anche oltre, ad un futuro che
appare molto difficile. Però, a differenza del suo grande corregionale Cesare,
“perduto nella pioggia” delle sue Langhe, Ernesto lotta, resiste e tenta, se
non di vincere, almeno di restare a galla.

Questo album rappresenta
un sontuoso passo avanti espressivo e musicale nella sua carriera: alla
chitarra, al piano e al violoncello si aggiungono, senza forzare e in maniera
delicata e pastello, i colori del contrabbasso, della batteria e dei fiati, per
dare alle composizioni un vestito tanto ricco quanto agile e diretto. Si va dai
brani intimisti e riflessivi a quelli divertiti e ironici, ci si fa trasportare
all’epoca del Derby di Milano e poi dai giochi da “Giullare verticale” di un
istrionico David Riondino; e alla fine arriva un omaggio molto intenso che
richiama gli epici anni del Cantacronache con “Un paese vuol dire”, che
rivisita con un altro andamento il brano omonimo, una perla di Mario Pogliotti.

“Il mestiere di vivere”,
nel suo complesso, appare un lungo e intenso recital, un vero e proprio
concept-album coerente ed esaustivo, per dissertare e dibattere in modo poetico
e attuale sull’odierno nostro male di vivere. E sopravvivere.

ERNESTO BASSIGNANO

Ernesto Bassignano è un
vero e proprio monumento della canzone d’autore e di impegno civile in Italia.
Uno che di storie ne ha da raccontare: dal gruppo di Teatro Politico di Strada
con Gian Maria Volontè al Folkstudio (era uno dei “quattro ragazzi con la chitarra
e un pianoforte sulla spalla” insieme ad Antonello Venditti, Francesco De
Gregori e Giorgio Lo Cascio), dall’attività di produttore discografico durante
la quale ha scoperto e lanciato Sergio Caputo, Grazie De Michele e vari
altri a quella di critico musicale per Paese Sera e Gr1, sino alla conduzione
su Radio Rai del mitico “Ho perso il trend”.

Il suo debutto come
cantautore solista avviene con un Ep pubblicato proprio dal Partito Comunista,
e quindi distribuito fuori da quelli che sono i normali canali della promozione
discografica.

Nel 1973 firma con la
Ariston, che a luglio pubblica il suo primo album, “Ma…”: si tratta di un disco
dal forte contenuto politico e militante; sono presenti tre delle quattro
canzoni dell’Ep, e cioè “Compagno dove vai”, “Veniamo da lontano” (che
Bassignano presentava già al Fokstudio), e “Compagni compagni”.

Per il secondo album, nel
1975, passa alla Rca: “Moby Dick”, prodotto da Rino Gaetano, contiene una
canzone dedicata al cantautore cileno Víctor Jara (ucciso durante il golpe
dell’11 settembre), mentre la title track è un duro attacco alla Democrazia
Cristiana.

Dal 1980 inizia la
carriera radiofonica, conducendo molti programmi in Rai, e quella di critico
musicale presso Paese Sera.

Non abbandona però
l’attività di cantautore, continuando ad incidere album come “D’Essai”,
“Bassingher” e “La luna e i falò”; in quest’ultimo torna a collaborare con De
Gregori, che suona l’armonica a bocca nel brano “Stelle da rubare”, già
pubblicato due anni prima su 45 giri.

Dal 1990 è autore per
Umberto Bindi. L’ultimo album dell’artista ligure, “Di Coraggio non si muore”,
prodotto da Renato Zero per la Fonopoli, contiene quattro brani di Bassignano.

Dal 1999 al 2011, è
l’anima, insieme al giornalista sportivo Ezio Luzzi, della fortunatissima
trasmissione di satira sociale di RadioUno “Ho perso il trend”.

Gli altri album
successivi sono “Trend & Trend” (2007, CNI); “Aldilà del mare” (2009 Rai
Trade); “Vita che torni” (2014 Joe&Joe) e “Il grande Bax” (2016, Egea
Music) che segna un’inversione di marcia: supera le orchestrazioni eccessive e
veste i suoi testi di arrangiamenti semplici ed espressivi, riportando la sua
musica alla “giovinezza scapigliata”, ai tempi del Folkstudio.
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