sabato, 20 Aprile 2024

Su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, è finito in manette anche un 51enne di Stigliano, R.V.C. – residente a Portomaggiore, con numerosi precedenti per reati contro il patrimonio – martedì scorso nell’ambito dell’operazione “Outlet”, coordinata dalla Dda della procura di Bologna, la squadra mobile di Ferrara. 
Contro di lui pende l’accusa di aver acquistato tra marzo e aprile 2017 in più occasioni da uno dei soggetti coinvolti nell’operazione dosi di cocaina e marijuana per poi rivenderle a tossicodipendenti.
Nel complesso l’operazione ha visto 17 arresti dietro ordinanza di custodia cautelare (16 in carcere e uno ai domiciliari), di cui 9 italiani, 7 albanesi e un nigeriano, 35 indagati, altri 23 arresti in flagranza di reato, 33 perquisizioni personali e domiciliari.
Sotto sequestro sono finiti 1.517 kg di marijuana, 114 kg di hashish e 2 kg di cocaina.
Tutto ha avuto inizio a partire dal 2016 da una precedente indagine che aveva fatto emergere una serie di indizi a carico di un gruppo di albanesi che importavano ingenti quantitativi di cocaina e marijuana.
In particolare, il 2 dicembre 2016, gli agenti della VI sezione della Squadra Mobile di Bologna hanno arrestato in flagranza di reato un uomo di nazionalità marocchina. Con sé aveva 3,5 kg di hashish, 250 grammi di cocaina e 740 grammi di marijuana. Alla Polizia aveva detto di aver ricevuto la droga il giorno prima da alcuni albanesi, suoi abituali fornitori, incontrati presso il centro commerciale “Meraville” di Bologna, poco distante dal quartiere Pilastro (da cui il nome dell’operazione “Outlet”).
Le indagini successive hanno permesso di risalire a un primo gruppo organizzato di cittadini albanesi e italiani dedito all’importazione e rivendita di ingenti quantitativi di marijuana e cocaina, al vertice del quale c’erano due albanesi.
Il cervello del traffico era a Bologna. Il gruppo comunicava attraverso una chat criptata la cui decodifica da parte degli investigatori ha consentito di svelare una vasta rete di narcotrafficanti. Lo spaccio, pur avendo come epicentro il capoluogo felsineo, aveva ramificazioni anche in altre regioni, tra le quali la Puglia (punto di approdo degli ingenti carichi di stupefacente provenienti dall’Albania), l’Umbria e la Toscana, ed era strutturata in termini tali da garantire un costante approvvigionamento dello stupefacente e un veloce smistamento delle partite di volta in volta importate.
Il gruppo, pur se non strutturato al punto da integrare gli estremi di una associazione a delinquere, presentava comunque una stabilità operativa ed organizzativa tanto da consentire l’immediata sostituzione di uno dei componenti in caso di sopravvenuti arresti o comprovata infedeltà o inaffidabilità.
La droga importata dall’estero, principalmente marijuana e hashish, veniva reperito dal gruppo direttamente in Albania e stoccato in attesa del trasferimento in Italia.
Il trasporto via mare avveniva a bordo di potenti gommoni, in grado di trasportare sino a 1.000 chilogrammi di marijuana per traversata, condotti tendenzialmente da piloti italiani, in grado di attraversare il mare Adriatico anche in condizioni di criticità e di raggiungere ed attraccare a ridosso di calette della costiera pugliese, zona geografica più prossima all’Albania.
Lo smistamento e comunque il trasporto sul territorio nazionale da e per l’Emilia Romagna veniva svolto sia da cittadini albanesi, sia da cittadini italiani residenti a Bologna. Questi ultimi, in particolare, si occupavano in maniera disgiunta e mediante l’utilizzo di veicoli propri del trasferimento dello stupefacente dalle coste pugliesi al capoluogo felsineo e, quale compenso per il viaggio, venivano ricompensati con somme di denaro proporzionali ai quantitativi trasportati o semplicemente con l’equivalente in stupefacente.
Scoperto e provato il narcotraffico, la procura di Bologna ha emesso i provvedimenti precautelari (27 i destinatari di Occ), eseguiti questa mattina in tutta Italia con la collaborazione delle squadre mobili di Ferrara, Reggio Emilia, Arezzo, Brindisi, Cremona, Foggia, Perugia, Monza-Brianza e Siena.
In casa di uno degli indagati è stata sequestrata la somma in contanti di oltre 50.000 euro.
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