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“È vero, in un mondo perfetto un poliziotto non dovrebbe mai desiderare vendetta, ma uno sbirro è un essere umano e, si sa, il mondo in cui vivono gli umani non è perfetto”.
Da Foggia a Napoli, dalla quarta mafia alla camorra: nuove indagini complesse e intricate per Renzo Bruni dello SCO, il poliziotto integerrimo nato dalla penna di Piernicola Silvis.
Gli illegali, parafrasando il thriller appena pubblicato dalla SEM, questa volta sono davvero ovunque e alcuni occupano posti che dovrebbero essere prerogativa della legalità. La corruzione serpeggia nelle aule giudiziarie – proprio tra chi la giustizia dovrebbe assicurarla -, coinvolge i vertici dello Stato sovvertendo ogni confine tra bene e male, è intrinseca nel modus operandi di giornalisti senza scrupoli.
“(…) In un Paese come l’Italia la verità ha spesso sfaccettature sorprendenti” e Bruni si troverà implicato, suo malgrado, anche in una brutta storia montata ad arte sulla stampa che getterà discredito sulla sua moralità e, di conseguenza, sul suo lavoro. Lasciato dalla moglie – “(…) Rappresento il perfetto cliché del poliziotto mollato dalla moglie perché è sempre fuori per indagini, mentre un altro se la scopa. Sembra una cosa uscita da un mediocre B-movie, uno di quei film col titolo lasciato in inglese perché acchiappa i ragazzini. E invece è solo la penosa realtà” – che ha contribuito a mettergli contro il figlio, non riesce a dimenticare la storia, breve ma intensa, con Emma.
Insieme ai suoi uomini, Bruni indaga sull’omicidio di Raffaele Esposito, vecchio prefetto in pensione, avvenuto in circostanze sospette. Esposito, prima di essere ucciso, aveva annunciato di voler rendere pubblici documenti segretissimi che avrebbero coinvolto alcune personalità influenti del Paese. Nel caso di Esposito è indirettamente coinvolto un avvocato, Capone, un uomo professionalmente viscido e con una vita privata drammatica. La figlia, gravemente malata, se non sarà portata al più presto in una clinica all’estero per essere curata, rischia di morire. Per lui, omosessuale cocainomane, ogni azione – anche la più turpe – è giustificata se servirà a cercare soldi per salvare Rosdiana. È un uomo che va consumandosi, fisicamente e psicologicamente, giorno dopo giorno, un essere ripugnante per la moglie, un professionista border line secondo le forze dell’ordine.
Silvis ha l’invidiabile capacità di gestire trame sorprendentemente realistiche e di caratterizzare con precisione la psicologia dei personaggi. Tutta la sua esperienza professionale – dirigente della Polizia di Stato, nel corso della carriera è stato capo delle Squadre Mobili di Vicenza e Verona, dirigente dei commissariati di Pubblica Sicurezza di Vasto e Senigallia, capo di gabinetto della questura di Ancona, vice questore vicario di Macerata, questore di Oristano e fino ad agosto di due anni fa, questore di Foggia – poi, traspare nella descrizione delle dinamiche di un contesto lavorativo difficile, spesso logorante – nel quale i casi di burnout non sono l’eccezione – ma indispensabile per la sicurezza dei cittadini.
Il ritmo degli Illegali è serratissimo, spezzato solo da colpi di scena che ribaltano le convinzioni che il lettore aveva raggiunto. Non mancano le scene forti, indispensabili per rendere l’idea di quanto possano essere sfumati i contorni di alcune vicende, torbide e pericolose. Silvis attinge molto dall’attualità offrendo l’ennesimo thriller adrenalinico che conferma le sue eccellenti doti letterarie. Un fuoriclasse, Silvis, che ha all’attivo Un assassino qualunque (2006), L’ultimo indizio (2008), Gli anni nascosti (2010), e gli altri due libri che vedono Renzo Bruni come protagonista: Formicae(2017) e La Lupa (2018).
Rossella Montemurro
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