giovedì, 25 Aprile 2024

Le esperienze di alcuni
territori con riconoscimento UNESCO sono state al centro del convegno svoltosi
ieri a Palazzo Lanfranchi a Matera dal titolo “Natura, Cultura, Educazione e
Cambiamento: narrazioni di storie e idee di futuro di territori Patrimonio dell’Umanità”
organizzato dalla Provincia autonoma di Trento tramite la tsm-Trentino School
of Management e in partnership con il Comune di Matera, la Fondazione Matera
Basilicata 2019 e l’Associazione Italiana Formatori. La giornata ha costituito
la prima edizione di un Convegno che intende rinforzare l’asse di scambio di
studio, formazione, cultura, politiche e orientamenti manageriali tra la
Provincia autonoma di Trento e la Città di Matera, Capitale Europea della
Cultura 2019.

A dare il benvenuto ai
partecipanti sono stati Gabriella De Fino, Responsabile Area UNESCO
tsm-Trentino School of Management e Giuseppe Romaniello, Manager Amministrativo
e Finanziario della Fondazione Matera Basilicata 2019, seguiti dai saluti
dell’Assessore ai Sassi del Comune di Matera, Paola D’Antonio, del Segretario
Generale della Fondazione Matera Basilicata 2019, Giovanni Oliva, e del
funzionario del Polo Museale della Basilicata, Michele Saponaro.

L’Assessore D’Antonio,
docente presso l’Università degli Studi della Basilicata, ha aperto i lavori
con una relazione sull’evoluzione storica della città di Matera,
 dall’attivazione della coscienza degli intellettuali con il “Cristo si è
fermato ad Eboli” di Carlo Levi, alla legge sullo sfollamento e risanamento dei
Sassi; dall’impegno di grandi architetti  per la costruzione dei nuovi
quartieri della città, alla riscoperta di questo paesaggio come set
cinematografico da parte di grandi registi; dal riconoscimento di patrimonio
Unesco nel 1993 al titolo di Capitale Europea della Cultura 2019. Un focus
 è stato dedicato anche alle sfide del contemporaneo quali le nuove
opportunità di sviluppo connesse alla rete del 5G; il Piano di gestione del
patrimonio UNESCO di prossima pubblicazione – in cui buona parte degli
investimenti è dirottata proprio su cultura e natura -; l’impegno
dell’Università della Basilicata con l’istituzione del Corso di Laurea in
Paesaggio, Ambiente e verde urbano;  il presidio di legalità che sarà
istituito nel centro dei Sassi grazie alla valorizzazione di un bene confiscato
a un mafioso negli anni bui della storia della città.

Mauro Gilmozzi, Assessore
alle Infrastrutture e all’Ambiente della Provincia autonoma di Trento, ha
illustrato le modalità operative della Fondazione Dolomiti Unesco, costituita
da un network fra tre diverse regioni che coordinano e cofinanziano progetti,
divisi per tematiche di azioni, attraverso una visione unitaria che evita
sovrapposizioni. Alla base delle azioni messe in campo c’è la grande importanza
attribuita alla pianificazione urbanistica che, mettendo l’uomo al centro del
paesaggio, mira a creare le migliori condizioni di vita per incentivare ad
abitare questi luoghi, dotati di una straordinaria bellezza, e garantire la
partecipazione della comunità alle scelte strategiche per il territorio.

A chiudere la prima
sessione dei lavori sono state le suggestioni del prof. Marco Aime
dell’Università degli Studi di Genova che ha parlato di cultura come “seconda
natura” dell’essere umano, per sottolineare il binomio imprescindibile fra
paesaggio ed elemento culturale.

La seconda sessione ha
visto l’alternarsi di due workshop in cui sono state messe a confronto
esperienze differenti di siti che già hanno ricevuto il riconoscimento Unesco e
siti che stanno lavorando per conseguirlo. Giuliana Cristoforetti, Dirigente
della Provincia autonoma di Trento, ha illustrato la candidatura avanzata nel
2016 attraverso un’azione coordinata fra due territori al confine (il Trentino
e il Veneto) per il Monte Baldo, per il quale gli elementi di universalità, insostituibilità
e unicità richiesti dall’Unesco sono stati individuati nella straordinaria
ricchezza floristica, l’importanza storico-botanica e la biodiversità in un
unicum storico.

Angela Colonna, docente
dell’Università degli Studi della Basilicata, ha invece spiegato gli obiettivi
della Cattedra Unesco istituita lo scorso anno presso l’Ateneo lucano, dal
titolo “Paesaggi culturali del Mediterraneo e le Comunità dei saperi” che,
attraverso attività formative svolte con gli studenti e la partnership di enti
e istituzioni, vuole sensibilizzare la comunità alla conoscenza più consapevole
del paesaggio, in una continua dialettica fra specificità locale e risposte ai
problemi globali.

Roberto Cerrato ha
portato la sua testimonianza in qualità di Direttore dell’Associazione per i
Patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe- Roero e Monferrato, alla quale
sono iscritti 101 comuni di tre province piemontesi uniti dalla tradizione del
vino che ha dato vita un paesaggio culturale in cui natura, storia e opera dell’uomo
si intrecciano, offrendo opportunità di sviluppo connesse sia alla filiera del
vino, con alcuni dei maggiori brand nazionali, sia a quella turistica.

Dal patrimonio rurale si
è passati a quello montano, con l’esperienza di Gaetano Lofrano dell’Associazione
ArtePollino che opera in uno dei quattro parchi della Basilicata, il Parco
Nazionale del Pollino, in cui ricadono 24 comuni lucani periferici dalle
piccole e piccolissime dimensioni, con scarso accesso alla cultura, ma inseriti
in un ambiente naturalistico di grandissimo pregio. L’obiettivo che ArtePollino
si pone in tali comunità è quello di creare opportunità di crescita e scambio,
attraverso residenze artistiche e laboratori con la comunità, sia per i turisti
che per gli abitanti del territorio.

Gabriella De Fino ha
parlato della centralità della formazione per lo sviluppo sociale, economico e
turistico dei territori e dei percorsi didattici in tal senso promossi dalla
Trentino School of Management, il cui approccio pionieristico è incentrato sulla
multidisciplinarietà, il dialogo fra realtà diverse e i progetti innovativi.

A chiudere i lavori è
stato Giuseppe Romaniello, con una riflessione su come la cultura costruisca
l’identità di un territorio, dando valore aggiunto ad un paesaggio che altrimenti
potrebbe essere semplicemente una bella cartolina, e sull’importanza di
lavorare alla costruzione di un’identità solida e di un sapere che difende il
paesaggio, affinchè le persone siano invogliate a vivere in un certo luogo. Con
questo spirito Matera sta affrontando la sfida della Capitale Europea della
Cultura 2019.
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