sabato, 27 Aprile 2024

La divisione tra sciiti e sunniti spiegata dal prof. Incampo

In questi giorni di “guerra” in Medioriente sentiamo parlare di sunniti e sciiti. Vediamo di capirci qualcosa. Per prima cosa chiariamo che gli “Sciiti” sono i sostenitori di ‘Ali ibn Abi Talib, cugino del Profeta e marito di sua figlia Fatima e quindi della sua...

Riceviamo e pubblichiamo dal dott. Espedito Moliterni, referente Regione Basilicata della Società Italiana di Igiene:

Le criticità dei servizi sanitari regionali emerse nel corso della pandemia, sia nell’ambito ospedaliero che, soprattutto, territoriale hanno messo in luce ed aggravato difficoltà già preesistenti. Da una parte ancora oggi molti cittadini attendono di recuperare prestazioni e interventi differiti, dall’altra c’è il sovraccarico di lavoro dei sanitari. Inoltre, si sta aprendo una nuova emergenza che coinvolge la sanità e il sociale, legata all’afflusso di profughi dai territori dove è in atto la guerra e si profila la necessità di uno sforzo coordinato delle comunità locali.

Alla luce di queste premesse, appare opportuno prevedere un modello organizzativo dei servizi sanitari territoriali a livello nazionale, che venga contestualizzato a livello regionale e che individui gli interventi necessari per favorire  appropriatezza dei servizi e soddisfazione dei cittadini.

Il Decreto Ministeriale 71, di recente approvazione, vuole essere il punto di partenza della Riforma dell’Assistenza Territoriale, prevedendo il potenziamento dei servizi assistenziali territoriali  con particolare riguardo alle patologie croniche, non trascurando la promozione e la prevenzione attiva della salute collettiva, tramite i Dipartimenti di Prevenzione.

L’articolazione di luoghi di cura e servizi presenti nel DM 71, (Case di Comunità, Ospedali di Comunità,  Unità di Continuità Assistenziali, Assistenza Domiciliare, Telemedicina, ecc.) per essere realmente efficace,  deve essere caratterizzata dalla presenza nel territorio di equipe multi professionali che siano in grado di affrontare anche situazioni di complessità clinico assistenziali di una certa rilevanza, con particolare riferimento ai malati cronici e alle persone fragili.

Come poter garantire una dotazione organica all’altezza di tale compito, sia in termini qualitativi che quantitativi?

Nel marzo del 2020, in piena pandemia da COVID, la Regione Basilicata, allo scopo di fronteggiare le numerose criticità emerse nella gestione territoriale della pandemia, istituì le USCA, Unità Speciali Covid, composte in prevalenza da giovani medici, con il compito di assicurare nel territorio un adeguata assistenza sanitaria ai soggetti positivi e ai loro contatti; in seguito alle USCA sono stati assegnati numerosi altri compiti legati all’emergenza pandemica come ad esempio il tracciamento, l’effettuazione dei tamponi, attività di assistenza sociale, ecc..

Questi giovani colleghi hanno lavorato in questi due anni con dedizione e professionalità, riuscendo a rappresentare un punto di riferimento prezioso per i cittadini.

Tanto premesso, la domanda è la seguente: si vuole davvero garantire al territorio un’assistenza sanitaria di prossimità caratterizzata in particolare dalla professionalità, dalla multidisciplinarietà, dall’efficacia e dalla presenza capillare di servizi funzionanti in ogni angolo della nostra Regione?

Se lo si ritiene, che si punti su questi giovani colleghi e si cominci a valutare l’ipotesi di continuare ad utilizzare questo patrimonio di professionalità, costituito dai medici USCA, oggi ancora impiegati nell’emergenza pandemica, ma domani da inserire in quelle equipe multidisciplinari, accanto ai Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Specialisti, Infermieri di Comunità, cui assegnare l’importante compito di garantire nel territorio efficaci interventi di assistenza sanitaria e sociale con particolare  riferimento al trattamento della cronicità, vera  emergenza sanitaria e sociale in quanto associata al declino di aspetti della vita come l’autonomia, la mobilità, la capacità funzionale con conseguente aumento di stress psicologico, ospedalizzazioni, uso di risorse sanitarie e assistenziali.

Nell’ambito della cronicità e della fragilità, fra i compiti da assegnare, sarebbe opportuno un loro impiego in particolare nelle cure domiciliari, nella prevenzione delle malattie infettive e diffusive, nei processi di integrazione tra assistenza sociale e sanitaria, nella rilevazione di bisogni socio sanitari.

Pertanto, si auspica che da subito si proceda  all’individuazione degli standard e dei modelli organizzativi dei servizi territoriali e nelle relative dotazioni organiche si preveda la presenza dei medici USCA; la professionalità di cui sono in possesso non può essere dispersa, ma al contrario utilizzata e valorizzata nella nuova sanità territoriale.

E’ nel territorio che si vincono le sfide della moderna sanità.

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