lunedì, 6 Maggio 2024

«La Basilicata è una regione idrogeologicamente molto fragile, con un’economia votata a cultura, turismo e ruralità, quindi certamente non ad ospitare il deposito unico nazionale delle scorie nucleari, un’infrastruttura importante e necessaria per il Paese, ma impossibile da individuare nella nostra regione». E’ la dura presa di posizione del sindaco di Matera, Domenico Bennardi, dopo aver appreso che ben 10 dei 51 siti individuati a livello nazionale per ospitare il deposito unico nucleare sono lucani, con una netta prevalenza nella provincia di Matera, tra Irsina, Matera, Montalbano, Montescaglioso e Bernalda (altri 4 “condivisi” tra Materano e Barese). Bennardi parla anche come vice presidente del consiglio nazionale dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci). Il sindaco di Matera lancia un appello a tutti i partiti, movimenti politici, associazioni ambientaliste ed enti locali lucani, per far sentire forte e chiara la contrarietà della Basilicata. «La mia Amministrazione ha detto il suo NO secco a questa decisione del governo centrale fin dal primo giorno -prosegue Bennardi- perché la nostra regione ha dato e sta dando già tanto in termini ambientali alla nazione, si pensi alle estrazioni petrolifere; inoltre, la Basilicata custodisce una bellezza sacrale nella sua ruralità, che sta già creando un importante sviluppo turistico ed è una di quelle peculiarità molto delicate. Stiamo ancora stimando i danni di quello che dobbiamo chiamare per il suo nome: un disastro ambientale compiuto negli ultimi decenni in Val D’Agri come nella Valle del Sauro, con le estrazioni e raffinazioni petrolifere, 400 tonnellate di petrolio sversate dal Centro oli della Val d’Agri nel 2016; 26mila metri quadri di suolo e sottosuolo contaminati, tra la rete fognaria e falde acquifere. Un danno enorme -rimarca Bennardi- che ha reso l’acqua da bene essenziale pubblico, un rifiuto pericoloso per i cittadini. Senza dimenticare le vittime di amianto a Ferrandina, le barre di uranio a Rotondella o l’eolico selvaggio. E’ giunto il momento di prenderci cura della Basilicata, non può essere più considerata la discarica dell’Italia. Intendiamo applicare e praticare scelte che non compromettano l’ambiente e il paesaggio, ma nemmeno la percezione di un territorio incontaminato sul quale ci giochiamo la sfida del nostro futuro. Economia, etica e ambiente sono i princìpi fondamentali su cui si basa il turismo sostenibile, responsabile e consapevole. Ma non può esserci un turismo sostenibile in un territorio non riconoscibile come autoctono. Tutto ciò significa vanificare i nostri sforzi e la nostra visione strategica di turismo e sviluppo del territorio. Ci sono territori nazionali dove il deposito unico può determinare occasioni di sviluppo e lavoro, ma non è il caso della Basilicata per la sua reputazione di regione votata all’industria turistica culturale e rurale, soprattutto in provincia di Matera. Utilizzeremo tutti gli strumenti che la politica, il confronto istituzionale e i media ci offrono, per rimarcare il nostro secco NO».

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