giovedì, 25 Aprile 2024

Spingere su bonifiche e riperimetrazione dove è possibile e, dopo le bonifiche,
realizzare e promuovere un ecosistema favorevole alle imprese: queste sono le
due azioni da intraprendere per ripristinare l’ambiente e per creare nuove
occasioni di sviluppo per le storiche aree industriali di Tito e Pisticci,
secondo il vicepresidente alle Politiche energetiche e ambientali di
Confindustria Basilicata, Francesco Somma, che ieri è intervenuto al convegno
che si è svolto a Tito, dal titolo “Sin Tito e Valbasento: dopo la bonifica,
verso il recupero delle aree”.

 Cinque gli asset
principali individuati da Somma per creare condizioni favorevoli agli
investimenti: servizi consortili efficienti, innovativi e a costi competitivi
attraverso una improcrastinabile riforma dei Consorzi Industriali, in uno alla
risoluzione definitiva della debitoria di quello della provincia di Potenza;
un’offerta di lavoro più rispondente alle esigenze odierne e future delle
imprese protagoniste e non vittime della quarta rivoluzione industriale e per
questo Confindustria punta molto sulla costituzione degli ITS insieme al
potenziamento degli strumenti di alternanza scuola lavoro e dall’apprendistato
di primo livello; individuazione quale Zes della direttrice Taranto – Metaponto
– Policoro – Pisticci – Ferrandina in cui logistica,
turismo-agricoltura-industria siano collegati in un unico asse retroportuale;
 valorizzazione del CNR di Tito e dell’Università di Basilicata quali centri di
eccellenza che operino nella ricerca applicata e nel trasferimento tecnologico
alle imprese a bocca di impianto. Infine, ma non certo per importanza,
infrastrutture esistenti quali i viadotti di Balvano e la superstrada Basentana
da mettere definitivamente in sicurezza e facilmente percorribili in tempi
rapidi.

Il vicepresidente di
Confindustria Basilicata ha infine riconosciuto l’impegno della Regione ed in
particolare dell’assessore Pietrantuono ad individuare strumenti di aiuto a
quelle imprese , nell’area di Tito, che sebbene incolpevoli dell’inquinamento
dei loro terreni, devono per legge avviare  –  e in alcuni casi hanno già
avviato – le attività di caratterizzazione a proprie
spese.

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