venerdì, 19 Aprile 2024

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento
Pasquale Lorusso (presidente di Confindustria Basilicata) in vista della
partecipazione di Confindustria Basilicata alle Assise Generali di Verona il
prossimo 16 febbraio:

“Anche Confindustria Basilicata, insieme
a una nutrita delegazione di imprenditori lucani, parteciperà alle Assise
Generali di Confindustria, che si svolgeranno il prossimo 16 febbraio a Verona.
Ci saremo perché aderiamo con convinzione al messaggio che gli industriali
intendono lanciare al Paese, in vista del voto del 4 marzo: è necessario
proseguire sulla strada delle riforme che hanno iniziato  a produrre
effetti positivi in maniera trasversale in tutti i settori, come testimoniano i
principali indicatori economici. Diversamente, si corre il rischio che l’Italia
faccia un irreversibile passo indietro. A preoccupare è soprattutto il clima di
incertezza politica che influisce negativamente sulla capacità delle imprese di
progettare il futuro. Lo scopo che ci porta a ritrovarci a Verona è fare
responsabilmente la nostra parte, per concorrere all’obiettivo del
consolidamento della ripresa, attraverso un nostro progetto di sviluppo,
occupazione e crescita stabili e duraturi per il Paese.

Un progetto che si basa prima di tutto su
un’inversione di metodo: prima l’individuazione degli obiettivi, la
pianificazione degli strumenti, la stima degli effetti e poi la valutazione
delle risorse. Tre le missioni principali che abbiamo individuato: più lavoro,
più crescita, meno debito pubblico.

L’Italia è tornata a crescere, rispondendo
positivamente ad alcune misure messe in campo che hanno sortito l’effetto
di  stimolare, in maniera trasversale, i vari settori dell’economia. Penso
al Jobs Act e al Piano nazionale   Industria 4.0. Soprattutto
quest’ultimo – grazie agli incentivi previsti per il 2017 e confermati anche
per quest’anno – si è rivelato determinante nel mobilitare gli investimenti
privati: più 11 per cento, nel   2017, nei settori agevolati da super
e iper ammortamento, secondo i recenti dati diffusi dal Governo. Molte imprese
rimaste indietro negli anni della lunga crisi che ci siamo lasciati alla
spalle, sono ritornate sulla carreggiata della competitività.  Grazie a
questo scatto in avanti, l’Italia è meno distante dalle altre economie,
consolida la sua posizione di secondo Paese manifatturiero d’Europa e può
legittimamente aspirare a diventarne il primo.

Al contempo, però, è necessario accompagnare
tale processo con fattori di contesto senza i quali non si va da nessuna parte.
Fatte le fabbriche 4.0, occorrono competenze 4.0, insieme a una pubblica
amministrazione che sappia fornire risposte adeguate, in tempi adeguati, in
linea con le nuove esigenze che si vanno profilando. Ecco perché, punti cardine
delle proposte che ci apprestiamo a lanciare, come atto conclusivo del percorso
che nei mesi scorsi ci ha visto a confronto per arrivare a un documento
pienamente condiviso, sono efficienza della macchina amministrativa, meno
burocrazia, formazione e scuola.

Proprio il processo di trasformazione
digitale che si sta implementando nei nostri stabilimenti, genera anche la
domanda di nuove figure professionali. E’ altrettanto urgente garantire un
sistema adeguato di formazione delle competenze. Terreno sul quale l’Italia è
ancora in forte ritardo  rispetto alle media europea, anche se, almeno
nelle previsioni, qualcosa inizia a cambiare: secondo le stime Istat, nel 2018,
il 38 per cento delle imprese investirà in formazione collegata a Industria
4.0. E’ necessario accelerare nel riequilibrio di tale divario, per evitare i
troppi errori commessi in passato, che hanno contribuito a determinare bassi
livelli di occupazione, specialmente in settori che richiedono figure altamente
qualificate: uno scarso allineamento tra quello di cui le imprese hanno bisogno
e quello che i ragazzi sono  realmente capaci di fare.

E’ su queste direttive che bisogna continuare
a lavorare per sostenere il passo dei profondi mutamenti in atto, cercando di
governare i processi, piuttosto che subirli. Trasformazioni rispetto alle
quali  la Basilicata non può rimanere ai margini. Anzi, proprio le ultime
frontiere dell’innovazione tecnologica possono rappresentare gli strumenti
attraverso i quali  attenuare il profondo gap infrastrutturale, che,
ancora una volta, siamo costretti ad annoverare tra i più pesanti fattori di
ritardo di sviluppo della regione. Il prezzo che ne paghiamo, in termini di
competitività del territorio, è altissimo. Nel Piano che abbiamo immaginato per
un Paese più moderno e competitivo, che può e deve aspirare a essere punta
avanzata di un’Europa avanzata, c’è anche la proposta di nuovo programma
nazionale per le infrastrutture che contenga, tra le altre priorità, la
valorizzazione del naturale ruolo del Mezzogiorno come porta verso il
Mediterraneo.

Una strategicità che ci viene riconosciuta
anche per Matera Capitale europea della cultura  2019. Una grande
occasione non solo per la Basilicata e il Sud, ma per tutto il Paese. Gli
ultimi dati di Federturismo Confindustria  ritraggono un contesto in cui
l’industria turistico culturale incide in maniera sempre più significativa sul
Pil italiano, e in particolare del Sud, dove si registra un vero e proprio boom
di arrivi e spesa dei turisti.

L’auspicio è che Matera sia l’evento 
attraverso il quale l’Italia riesca a raccontare una storia di successo, una
storia di eccellenze, in cui, con la linfa della creatività e dell’innovazione,
partendo da un patrimonio artistico culturale indubbiamente unico, si
costruisca una solida prospettiva di futuro. Un simbolo di riscatto che anche
Confindustria ha voluto fare proprio, con un progetto che nei mesi prossimi
rappresenterà una grande opportunità per le imprese che verranno coinvolte, ma
anche per il territorio, che avrà così l’occasione di farsi conoscere da grandi
investitori.

Un progetto che verrà lanciato per la prima
volta proprio a Verona, a conferma  di quanto quella della città dei Sassi
e della Basilicata sia una sfida su cui l’intero Sistema è pronto a
scommettere”.

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