martedì, 30 Aprile 2024

“La Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate assume, quest’anno, un significato simbolico speciale in quanto la ricorrenza coincide con il Centenario della tumulazione del “Milite Ignoto” nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma, effettuata il 4 novembre 1921.

L’intuizione di Gabriele D’Annunzio, il poeta-soldato, all’epoca massimo intellettuale del Paese, creò una grande emozione in tutto il Paese. E ancora oggi il Milite Ignoto colpisce anime e cuori di tutti gli italiani, non solo quando si è a Roma dinanzi al Vittoriano. In ogni famiglia italiana c’è un nonno o un bisnonno che ha combattuto, è stato mutilato, ferito o perito per la Patria. E il Milite ignoto ricordava il sacrificio di tutte le famiglie italiane per raggiungere la Vittoria. Perché il 4 Novembre è l’anniversario della Vittoria italiana nella Grande Guerra, un giorno bellissimo che mai dovremo dimenticare.  Per la prima volta gli italiani combatterono insieme. E vinsero.

Anche in Basilicata si sono svolte importanti manifestazioni, tra cui, in particolare, “Una staffetta per il Milite Ignoto” organizzata a Potenza dall’Esercito Italiano per ricordare ed onorare i sacrifici delle migliaia soldati lucani, in gran parte giovani, caduti a difesa della Patria nella prima e nella seconda guerra mondiale.

In ognuno dei 131 comuni lucani i Monumenti ai caduti di guerra e le lapidi commemorative, con gli interminabili elenchi di nomi e cognomi incisi, testimoniano l’immenso tributo di sangue, di mutilazioni, di vite e di lutti che coinvolsero comunità intere e colpirono quasi tutte le famiglie, falcidiando due generazioni di giovanissimi nostri conterranei.

Come gli storici hanno più volte sottolineato, infatti, la Basilicata, in proporzione al numero degli abitanti, è la regione che ha offerto il maggior tributo di morti alla Patria nella prima e nella seconda Guerra mondiale. I lucani hanno dato il sangue alla Patria. E questo non va mai dimenticato. Un dato che testimonia quanto questi eventi hanno segnato la nostra storia ed hanno contribuito a formare l’identità della Basilicata, diventando il simbolo di una memoria condivisa che deve essere d’esempio per il futuro dei giovani.

E sono proprio le giovani generazioni che noi rappresentanti delle Istituzioni civili, militari e scolastiche dobbiamo coinvolgere con iniziative celebrative, ma non retoriche, per far sì che la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze armate trasmetta loro, unitamente alla  memoria storica, il messaggio che il sacrificio del popolo lucano e dei giovani caduti non è risultato vano ma  è servito a difendere la Patria e il suo territorio, consolidare l’Unità Nazionale realizzata con il Risorgimento, contribuire alla nascita e allo sviluppo di un’Europa unita e pacifica, oramai da quasi 80 anni.

Le Forze Armate italiane oggi sono un solido punto di riferimento della Patria, della Repubblica e della democrazia. Baluardo in difesa della libertà dei cittadini e delle Istituzioni, punto di riferimento per tutte le comunità del nostro Paese. La libertà non è gratis, ma è una conquista quotidiana. È come l’aria: ci accorgiamo della sua importanza solo quando manca.

Le Forze Armate italiane – dobbiamo raccontarlo ai giovani – oltre a rappresentare un baluardo per la difesa della sovranità politica e territoriale della Repubblica Italiana da eventuali aggressioni, si sono distinte nelle missioni internazionali di pace e difesa delle popolazioni civili vessate da regimi o da gruppi armati terroristici, pagando anche un notevole tributo di sangue.

Nel territorio italiano, inoltre, hanno partecipato, insieme alla Protezione civile, al soccorso e alla messa in sicurezza delle popolazioni colpite da grandi catastrofi naturali quali terremoti, alluvioni e frane. Nell’attualità dei nostri giorni stanno dando un contributo importantissimo nella lotta al Coronavirus e per la tutela della salute dei cittadini italiani.

Dobbiamo essere fieri, per onorare e ricordare sempre la Memoria e il sacrificio dei nostri Caduti, della Repubblica Italiana, dell’Unità Nazionale, della Costituzione, e delle Forze Armate che le tutelano e difendono.

Dobbiamo essere fieri della nostra storia che è il frutto dei sacrifici e delle sofferenze di tanti lucani che nel corso del tempo hanno offerto il proprio contributo per costruire il nostro Paese, nonostante gli errori, le divisioni e i lutti. Oggi dobbiamo essere tutti uniti per costruire una Repubblica sempre più forte e per difendere la Costituzione su cui anche io ho giurato, tanti anni fa.

Sono i valori che vivono ancora oggi nel lavoro quotidiano delle Forze armate e delle Istituzioni. E che devono vivere nell’anima delle nostre comunità.

In chiusura, mi sia consentito salutare il Prefetto Annunziato Vardè, che è oggi qui con noi per l’ultimo evento pubblico da Prefetto di Potenza, prima di raggiungere la sua nuova importante destinazione, Trieste. È stato un onore e un piacere lavorare insieme al Prefetto Vardè in questi anni così difficili e lo ringrazierò sempre per la totale e preziosa collaborazione. Un uomo delle Istituzioni che servirà sempre con dedizione il nostro Paese”.

Lo ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, intervenendo a Potenza, nel Parco Montereale, presso il Monumento dei Caduti, alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

Di seguito il discorso del sindaco di Matera Domenico Bennardi in piazza Vittorio Veneto:

Autorità, associazioni d’Arma e dei combattenti e reduci, care concittadine e cari concittadini,

porgo il mio saluto in ricordo del 4 novembre 1921 quando la salma del milite ignoto fu sepolta al Vittoriano: un evento centrale della memoria collettiva.

Sentiamo il dovere di irrobustire il ricordo di quel giorno di 100 anni fa per consentire alla comunità di celebrare i propri valori. Celebriamo il ricordo degli eroi e delle battaglie della nostra storia risorgimentale che non può essere disgiunto dal patrimonio di cultura e di idee che ha cementato il popolo italiano, che lo ha portato ad essere libero e unito.

Lo dobbiamo ad una generazione di giovani piena di passione che ha combattuto una guerra di trincee e di assalti alla baionetta. Dobbiamo essere tutti consapevoli e immensamente grati a quanti sui campi di battaglia, nelle fabbriche, nelle campagne, nelle città, in ogni casa, ne sono stati protagonisti.

Anche il fiore della gioventù materana si immolò per la causa della libertà e dell’indipendenza italiana. Siamo qui – di fronte alla lapide che porta incisi i nomi e i cognomi di quella gioventù per rendere omaggio ai nostri 277 concittadini caduti o dispersi. Erano ragazzi perlopiù ventenni: Francesco Calia aveva appena 18 anni quando combattè a Valdaora, in Trentino Alto Adige, senza fare più ritorno a casa.  Anche il suo sacrificio ha contribuito alla nascita dell’Italia Repubblicana: unita, libera e solidale. A questi ragazzi va – ancora oggi – la riconoscenza della nostra comunità.

E’ difficile dimenticare quel passato, e non vogliamo dimenticarlo, perché un mondo nuovo è risorto dalle rovine lasciate dalle stragi del Novecento. I Padri della Patria hanno amato l’Italia fino al sacrificio, ma non erano chiusi nell’ambito nazionale. Sognavano un’Italia aperta all’Europa, vicina ai popoli che ovunque nel mondo stessero combattendo per la propria libertà.

L’Europa unita, che lasciamo in eredità ai nostri figli, è cresciuta sulle fondamenta di una antica civiltà comune, che ha le sue radici nella storia, nella cultura, negli ideali civili e religiosi della nostra Italia. Abbiamo condannato e respinto ogni forma di totalitarismo; abbiamo scelto come nostra bandiera la democrazia; il rispetto dei diritti dei cittadini e delle minoranze.

Nella grande Unione Europea di oggi, patria comune di nazioni un tempo nemiche, finalmente unite dagli stessi ideali e dalla stessa cultura, Matera trova oggi una collocazione importante, quale simbolo di convivenza e di collaborazione fra i popoli; sede di iniziative per la collaborazione tra Stati ai fini di una comune crescita culturale e civile.

Il 4 novembre è il giorno in cui insieme riflettiamo sulla responsabilità che ciascuno di noi ha: lo facciamo nel nostro ruolo di adulti, di giovani, di politici, di educatori, di responsabili dell’oggi.  Perché l’indipendenza, la democrazia e la libertà sono conquiste straordinarie che vanno difese ogni giorno: come comunità d’intenti, come capacità di cooperare per il bene comune, come desiderio di provare, anche individualmente, la gioia di fare qualcosa per il bene collettivo, per il benessere della nostra comunità: una consapevolezza e una responsabilità che gli italiani, per la prima volta nella loro storia, vissero proprio in quei momenti drammatici.

In occasione del Centenario della traslazione del feretro del Milite Ignoto nel Sacello dell’Altare della Patria, su proposta dall’ANCI e su invito del Gruppo delle Medaglie d’Oro al valor Militare d’Italia, la Città di Matera, tramite il Consiglio comunale, proprio ieri ha conferito la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto ed ha aderito al progetto “Milite Ignoto cittadino d’Italia” attraverso l’iniziativa “Sulle orme del Milite Ignoto. Per una cultura della Pace, dei diritti umani, dello sviluppo e della Cooperazione fra i popoli”. Il progetto mira non solo a rendere omaggio al “fante senza nome”.

Rendere quel semplice soldato, per cento anni senza identità, un cittadino appartenente a tutte le Comunità, contribuisce a risvegliare in ciascuno di noi il senso di appartenenza e di amore verso la Comunità in cui ci troviamo a vivere, a lavorare e a studiare.

Commemorare significa condividere la memoria storica e passare il testimone alle future generazioni affinchè la custodiscano e sia loro risparmiata la sofferenza di chi li ha preceduti. Mi rivolgo soprattutto ai ragazzi: studiate le storie della gioventù di allora, imparate a conoscerne i nomi, a ricostruirne le letture e le azioni; conservate ciò che è ancora vivo di quei valori: il tricolore non è semplice insegna di Stato, è un vessillo di libertà, di coraggio e di uguaglianza, di rispetto delle idee altrui.

Grazie a questo spirito, alla condivisione di questi valori, ci attende, cari concittadini, una nuova fioritura sociale, culturale, economica e civile che mi porta ad esprimere sentimenti di fiducia nel futuro della città. Viva la nostra Patria, viva l’Italia.

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