sabato, 11 Maggio 2024

Montalbano Jonico: maltrattamenti in famiglia e atti persecutori. Eseguita dai Carabinieri di Policoro una misura cautelare del divieto di avvicinamento all’ex compagna, con applicazione del braccialetto elettronico

I Carabinieri della Compagnia di Policoro hanno eseguito nei confronti di un 32enne di Montalbano Jonico (MT) la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla ex compagna, disposto dall’Autorità Giudiziaria di Matera, per le ipotesi di reato di maltrattamenti in...

“Chi è il santo?”, una riflessione del prof. Incampo

Vi siete mai chiesti: “Chi è il santo?” Per tracciare la strada della felicità, la Chiesa ci offre non solo insegnamenti universali, ma ci indica anche alcuni esempi concreti: i santi, cioè quegli uomini, quelle donne o quei bambini che hanno trovato la loro...

Riceviamo e pubblichiamo da Rossella Ciarfaglia:

L’undici settembre del 2001 fu il giorno in cui cominciai le superiori, o giù di lì.
Erano i giorni de La rabbia e l’orgoglio, delle manifestazioni pacifiste, di chi era a
favore delle missioni di pace e di chi non voleva chiamarle così; era l’indomani del G8
di Genova, dove non si capiva ancora se i nostri fratelli maggiori fossero andati a
distruggere o a farsi spaccare la testa, in nome di un mondo migliore che nessuno
sapeva; erano i giorni in cui pensavamo fosse sufficiente boicottare quanto di
multinazionale per sentirci a posto, e poi, ancora, fare uno sciopero con la bandiera della
pace e indossare una maglietta del Che.
Cosa è rimasto di tutto ciò? Di noi che invidiavamo i sessantottini, in assenza di
cause per cui combattere e che, invece, ne avevamo di ragioni per migliorare la società?
La verità è che il mondo (non) è cambiato e nel trascinarsi con le sue solite nefandezze,
i sogni di una generazione si sono persi per strada. Noi che combattevano la peggio
globalizzazione per un mondo equo e non contrapposto, in cui non vi fossero più un Sud
e un Nord, dal cattivo capitalismo siamo stati invece inghiottiti; nelle multinazionali ci
siamo andati a lavorare, sentendoci pure fighi per questo (è alla competitività e
all’individualismo che, in fondo, ci avevano educato). Intanto, la bandiera della pace e la
maglietta di Emergency finivano nel cassetto della cameretta di casa, impegnati come
eravamo a renderci indipendenti dalle famiglie, nell’era del precariato, dove il lavoro è
diventato una merce.
E se avessimo invece insistito, più a fondo e con più maturità, nelle nostre
battaglie? Saremmo stati in grado di proporre un modello diverso per Kabul? Anziché
smarrirci, avremmo risposto con una soluzione pratica agli interrogativi che oggi ci
poniamo? E cioè, a quale modello di missione di pace riferirsi? Quale modello di
democrazia può esportarsi e quale modello può creare un mondo più giusto senza fare
guerre e senza imporsi a altri Paesi?
Nel domandarsi cosa è andato storto, il nostro modello di società intanto si
frantuma, incapace di imporsi con i suoi valori universali, abituati come eravamo a far
leva sull’economia e basta, sull’individualismo e nulla più. Cosicché oggi la gente
scende in strada, a cinquant’anni e non a venti, per rivendicare pretese e non diritti,
confondendo un divieto con una negazione di libertà, si chiede se credere o no ai
vaccini, come se stesse parlando di Dio, mentre il mondo, là fuori, pullula di dittature e
nega i diritti che dovremmo esportare.

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap