giovedì, 18 Aprile 2024

A distanza di oltre un secolo, l’agile monografia “La Fava”, pubblicata nel 1899 dal turese Giovanni Cozzolongo, potrà nuovamente essere sfogliata: nei prossimi giorni, infatti, uscirà per i tipi “Carta Bianca” una riedizione del pregevole saggio, accompagnata dalla prefazione a cura di Stefano de Carolis.

Il progetto editoriale – supportato dalla Farmacia Sant’Oronzo, dal Bar Oran Caffè e dalla Cartolibreria Punto Scuola – nasce da un duplice intento. «Il primo obiettivo – spiega de Carolis – è divulgare alle generazioni future l’encomiabile studio che Giovanni Cozzolongo condusse sulla pianta della fava: una preziosa monografia sulla “regina delle leguminose” che compendia le nozioni tecniche fino a quel tempo note e, passando in rassegna le principali varietà di fave pugliesi, cita quella denominata “naso in culo”, ancora oggi coltivata a Turi».
«La seconda motivazione – aggiunge – è sollecitare il meritato interesse verso un illustre concittadino, che ci ha lasciato in eredità un patrimonio di conoscenze, usi e tradizioni del nostro territorio».

Un viaggio tra le perle del nostro passato

«A proposito di usi e tradizioni – incalza de Carolis – al lettore non sfuggirà la descrizione, a tratti lirica, dell’operazione di mondatura delle fave secche, chiamata “mozzicare” poiché veniva eseguita rigorosamente con i denti incisivi. Prassi che Giovanni Cozzolongo, da direttore, introduce nel Pio Ricovero di Mendicità di Turi.

Altrettanto interessante è il cenno alla procedura del “catesciare” (in dialetto catescè o cattescèje): a fine cottura, si infilava al centro della pignatta un apposito cucchiaio di legno e lo si sfregava vigorosamente tra i palmi delle mani per rendere il macco di fave cremoso e vellutato.
E queste sono solo due delle tante perle contenute nel saggio».

Giovanni Cozzolongo, pioniere del Primaticcio-Primativo di Turi

Ma chi era Giovanni Cozzolongo? «Agronomo e noto imprenditore vitivinicolo di Turi – racconta de Carolis – Giovanni Cozzolongo è ritratto come una persona garbata e lungimirante, molto colta e di buona famiglia borghese. Un uomo d’animo buono e gentile, vicino al popolo e sempre pronto a dare conforto alla povera gente. Tutt’oggi i cittadini turesi lo ricordano per una sua particolare caratteristica: dopo aver pagato con i propri denari gli esercenti, non chiedeva mai il resto, lasciandolo come mancia. Per questo suo vezzo venne soprannominato “Don Giovanni non piglia resto”. Insomma, un galantuomo d’altri tempi!».

«Sin dalla sua giovane età – prosegue – don Giovanni si mostrò un imprenditore brillante, tecnicamente preparato e, per molti versi, in netto anticipo rispetto alla sua epoca. In pochi anni fece crescere l’azienda di famiglia, nata a metà dell’800 da suo zio Modesto, primicerio del Capitolo di Turi, e da suo padre Domenico, annoverato “tra i più distinti enologi della provincia di Bari” e vero pioniere nella produzione e commercializzazione (in Italia e nel resto del mondo) del vino Primitivo (o Primaticcio) di Turi».

«Basti pensare che, il Primativo di Turi, prodotto e imbottigliato dalla famiglia Cozzolongo, riceve entusiastiche recensioni sulle più rinomate pubblicazioni di settore e viene elogiato dal dott. Antonio Carpenè, direttore della Società Enotecnica Trevigiana di Conegliano Veneto e massima autorità nel campo enologico italiano. Senza contare – chiosa – che il nettare turese è più volte premiato “come miglior vino rosso sia in Italia che all’estero”».

La prima mostra mercato di bestiame nella Fiera di Santa Lucia

«Tra i numerosi successi professionali – evidenzia de Carolis – nel 1914, Giovanni Cozzolongo, con voto unanime, fu eletto sindaco di Turi, rimanendo in carica sino al 1915, anno in cui, all’età di 59 anni morì improvvisamente. Nell’arco del seppur breve incarico alla guida di Turi – grazie al suo intuito, alla sua cultura e alla grande determinazione che lo contraddistinguevano – realizzò un rilevante progetto per il rilancio dell’economia della nostra comunità: il 25 aprile 1915 inaugurò la prima edizione della mostra mercato della zootecnica nella Fiera di Santa Lucia, un’importante mostra mercato del bestiame che si teneva nei pressi del Largo dei Pozzi».

Il discorso di inaugurazione

Per comprendere come nacque questa straordinaria iniziativa, vale la pena riportare alcuni stralci del discorso che Cozzolongo pronunciò, in qualità di sindaco e di presidente della giuria, in occasione del battesimo dell’evento fieristico.

«Signori una esposizione zootecnica provinciale a Turi? Chi l’avrebbe mai sognato? Era una follia o perlomeno una audacia […]. Era mio smodato desiderio – confida Cozzolongo – fare qui una mostra di frutti, ortaggi e fiori nella ricorrenza della festa ultima passata in onore a Sant’Oronzo, feci un cenno di questa mia iniziativa ai miei colleghi d’amministrazione, e con mio sommo rincrescimento vidi che invece d’una gara fra produttori di frutta e fiori si progettava fra loro una gara ciclistica. Non insistetti per ragione della mia età, e diedi l’agio ai giovani di promuovere e menare a fine quel loro desiderio. Gara che riuscì tanto bene, della quale tutt’ora rimane buonissima impressione».

Nonostante questo intoppo, don Giovanni non si perde d’animo: «E sia! Diss’io, ma verrà il mio turno. Ed eccolo il sospirato giorno! La fiera del bestiame, per la quale bisognava preparare quant’occorreva nell’imminenza di essa».
«Il primo vagito di questa esposizione – riferisce l’allora sindaco – venne fuori da quella eletta mente del sig. Resta ed io tosto accolsi quel felice parto e lo manifestai ai miei colleghi in amministrazione. Signori l’accoglienza che l’incontro supera di gran lunga la mia aspettativa. Carta bianca mi fu risposto ed io a tutt’uomo mi maneggiai per la riuscita di questa ardua impresa». «D’accordo con il dott. Resta, il valentissimo veterinario che tanta stima gode per i suoi meriti nel campo scientifico zootecnico, venne l’idea di imitare il bel paese di Alberobello per istituire una esposizione di animali».

L’impegno profuso mira ad un preciso traguardo, ben delineato in un altro passaggio chiave del discorso: «Volli fare del bene a questa idolatrata mia patria per incoraggiare l’allevamento del bestiame, onde apportare un pronto rimedio alla scomparsa vigna. Ora, poiché con la rotazione agraria, i concimi chimici e l’acquedotto pugliese, i foraggi verranno più che triplicati, i quali dovranno passare per la macchina trasformatrice del bestiame, perché a noi li renda convertiti in latte, lana carne ecc.. il più utile e prezioso tesoro d’un pascolo si deve ammirare nelle stalle».

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