Lo sfondo della Storia d'Italia ripercorsa dalla Seconda Guerra Mondiale fino alla Liberazione in una vicenda familiare, privata, raccontata per la prima volta a un ragazzino, l'io narrante, in un improbabile viaggio a bordo di un carro funebre. Io ti porterei...
“Le promesse mancate si annidano tra le culle e i pianti, tutto si rovescia, tutto si raddrizza. I figli sono fili di vita sottilissimi che si spezzano con un rigurgito, una notte in bianco, un pannolino sporco. Sono bombe atomiche che entrano dentro famiglie che non hanno idea di ciò che sta per accadere. Alcune coppie crollano, altre rinascono, alcune decidono di sposarsi, altre di lasciarsi. Molte si anneriscono come caminetti puliti male o si illuminano come rose di primavera. I figli sono lo specchio di tutto quello che sei davvero, per quello fanno così male e spesso accade che quel male lo faccia anche chi li ha fatti venire al mondo, proprio come mia madre.”
Quanto è intensa la scrittura della giornalista Carola Carulli, sembra di sentire queste parole dalla sua voce così particolare, calda ma quasi sussurrata. Il suo esordio editoriale Tutto il bene, tutto il male (Salani Editore) ha una forza emotiva incredibile, scandaglia le corde più intime dei sentimenti.
La maternità, la malattia, la vecchiaia: ogni dissonanza che fa parte di Sveva e di quanti la circondano viene fuori ed è come una bomba con una miccia accesa pronta a esplodere da un momento all’altro. Alcuni sentimenti hanno la potenza di una deflagrazione. Lo sa bene Sveva, con una madre latitante, un padre assente ma una zia che la sua vita l’ha riempita – di consigli, di cose belle, di esempi a volte un po’ sopra le righe.
Sarah, sua madre, ha sempre inseguito il mito della bellezza (“Odiavo gli specchi davanti cui passava ore a cercare di contenere le prime rughe che aggiustava ogni mese dal chirurgo. Aveva investito tutto sulla propria immagine e non accettava di invecchiare. Così comprava anche la giovinezza, staccando assegni pieni di zeri a un medico che campava sulle sue depressioni”) senza cercare di instaurare un autentico rapporto madre-figlia, sicura che bastassero scuole esclusivi e vestiti costosi per comprare la serenità. Zia Alma, invece, di Sarah è l’opposto: è la ribellione fatta persona, la certezza che l’indipendenza, l’essere libere – dai vincoli, dai legami, dalle convenzioni – siano il faro che dovrebbe illuminare ogni donna. È così sfuggente e “strana” Alma, eppure è di un’autenticità singolare come i suoi occhi dai colori diversi, il suo “dialogo” costante con la nonna morta… Sveva la adora e adorerà anche quella cuginetta nata dall’amore per Tommaso, un altro spirito libero, che però zia Alma vuole che cresca come se fossero sorelle. Nel loro mondo, così scompaginato e irregolare, si insinua anche nonno Emanuele – il papà di Alma e Sarah –, un uomo che ha sofferto tantissimo, uno psichiatra, “uno di quelli che ti bucano la testa di domande”, che si perderà nell’amore immenso per la nipotina.
L’introspezione è davvero tanta, sono frequenti i passaggi in cui l’autrice si lascia andare e non lascia scampo, emozionando, commuovendo quando scrive dell’essere madre o dell’anzianità, con parole che ti colpiscono e ti entrano dentro.
Tutto il bene, tutto il male indugia in fasi della vita che l’autrice disseziona con cura e con un’eleganza stilistica non indifferente.
Carola Carulli, giornalista, si occupa di cultura da molti anni. È conduttrice del Tg2, cura le rubriche “Achab” e “Tg2 Weekend” dedicate alla lettura. Segue come inviata i più grandi eventi musicali, letterari e cinematografici. È autrice di diversi documentari.
Rossella Montemurro