venerdì, 19 Aprile 2024

In pubblico è molto rispettato, dirige la cartiera che dà lavoro a metà del paese. È anche il direttore di un coro, al quale tiene moltissimo, più per gonfiare ulteriormente il suo ego che per altro. In privato è un donnaiolo senza scrupoli che per timore dell’AIDS riversa sulla moglie Gerti le fantasie più perverse, concretizzandole. Gerti è annientata e sottomessa a Hermann, anche lei in bilico tra l’invidia, quasi, delle altre donne (è pur sempre la moglie del direttore) e l’inferno quotidiano che vive tra le mura domestiche. Nel limbo, il figlio della coppia, un preadolescente che “deve” primeggiare nello sci e nel violino e che suo malgrado ha a volte assistito ai rapporti tra i due.

La voglia (La nave di Teseo, traduzione di Nicoletta Giacon) del Premio Nobel per la Letteratura Elfride Jelink è un romanzo complesso e caustico che verte sulla figura piena di contrasti di Gerti: lei, infatti, stanca di subire, quando può si allontana da casa e si stordisce bevendo. La dicotomia tra l’essere madre e l’essere donna è per Gerti un qualcosa che non si può superare, una frattura che non potrà essere mai sanata e, per questo, fonte di una frustrazione strisciante. Ama moltissimo il suo bambino ma il ruolo, anche, di moglie, le è diventato insopportabile. Hermann non ha un briciolo di delicatezza, si spinge oltre giorno dopo giorno, pronto ad arricchire un inaudito repertorio di sconcezze. La vita della provincia, noiosa e ripetitiva in una valle nelle alpi austriache, non aiuta certo Gerti che ha fame d’amore e di riscatto. Michael, uno studente molto più giovane di lei, incontrato durante una delle sue fughe, sembra darle ciò di cui ha bisogno. Lei se ne innamora, è persa, ma il ragazzo è un seduttore seriale: non c’è nessuna reciprocità tra i rispettivi sentimenti, per lui Gerti è l’ennesima preda da conquistare e umiliare.

La trama non basta a trasmettere ciò di cui questo romanzo è davvero intriso, grazie anche allo stile particolarissimo della Jelineck. Non ci sono dialoghi ma un periodare convulso che alterna frasi secche e incisive ad altre non sempre immediate. Ogni termine è scelto con cura, la Jelineck osa anche nel linguaggio, intrecciando termini e situazioni volgari con descrizioni dettagliate, profonde.

La voglia è un romanzo molto discusso di Elfriede Jelinek, racconta, senza alcuna pietà né commiserazione e con una scrittura precisa e violenta, ironica e diretta, il dominio che l’uomo esercita impunito sui suoi simili, sulla natura ma soprattutto sulle donne.

Nata a Mürzzuschlag, in Austria, nel 1946, Elfriede Jelinek ha ricevuto nel 2004 il Premio Nobel per la Letteratura. Diplomata in organo al conservatorio di Vienna nel 1971, dopo aver interrotto gli studi in Scienze del teatro e dell’arte, ha debuttato giovanissima nel 1967 con una raccolta di poesie, a cui hanno fatto seguito negli anni numerosi drammi, prose e interventi saggistici. All’impegno civile si unisce da sempre una spiccata sperimentazione linguistica, che l’ha portata ad essere vicina ai gruppi dell’avanguardia letteraria austriaca. Tra le sue opere principali si ricordano i romanzi La pianista (1983), La voglia (1989), I figli dei morti (1995) e i drammi Cosa accadde dopo che Nora ebbe lasciato suo marito, ovvero le colonne della società (1977) e Sport. Una pièce (1997). Una selezione delle sue opere è in corso di pubblicazione per La nave di Teseo, presso cui sono usciti nel 2017 il monologo Jackie e i romanzi Gli esclusi (2019), Le amanti (2020), La voglia (2022, con la nuova traduzione di Nicoletta Giacon).

Rossella Montemurro

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