La sempre costante attività formativa dei Vigili del Fuoco del Comando di Matera ha visto l'invio, presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia di Caserta, nelle giornate del 25 e 26 marzo 2025, di personale dei Vigili del Fuoco che ha contribuito allo...
“Un giorno, ero già avanti negli anni, in una hall mi è venuto incontro un uomo.
Si è presentato e mi ha detto: “La conosco da sempre. Tutti dicono che da giovane lei era bella, io sono venuto a dirle che la trovo più bella ora, preferisco il suo volto devastato a quello che aveva da giovane””.
É senza dubbio un balsamo l’incipit de L’amante per tante donne che si affacciano ai cinquanta. E proprio con la Duras ma anche con tanti altri riferimenti colti, dalla letteratura ai mostri sacri della musica – spaziando da Proust a Erica Jong a Tennesse Williams fino a Guccini, solo per citarne alcuni –, che Guia Soncini tratteggia in Questi sono i 50. La fine dell’età adulta (Marsilio) una bella e interessante panoramica di un’età cruciale, soprattutto per le donne, che porta a mettere in discussione tutto e a misurarsi con un nuovo equilibrio – quando si è fortunate da raggiungerlo!
L’Autrice, mettendo anche molto della propria esperienza e con un’ironia di fondo che stempera la seriosità dell’argomento, il lettore lo rapisce in una disamina di alto livello culturale: grazie alla sua analisi, ci rendiamo conto di quanti scrittori, intellettuali, artisti e cantautori è proprio intorno ai cinquant’anni che hanno dato il meglio di sé ,tanto da rendersi indimenticabili.
Guia Soncini, tra il serio e il faceto, aggiunge le sue considerazioni e le sue vicissitudini con frequenti paragoni agli anni in cui lei stessa era molto più giovane e aveva una visione del mondo ben diversa, forse anche un po’ ingenua.
Le sue massime sono spiazzanti: “Gli imbarazzi di cui ti vergogni a vita sono quasi sempre roba di cui il resto del mondo neppure s’è accorto.”
“Non dormirete mai più, non digerirete mai più la frittura.”
O ancora: “Se ci ricordassimo di che incubo era la giovinezza, mica la inseguiremmo.”
La generazione che può vantarsi di aver inventato la nostalgia – anche come professione, “l’unica eredità che lasceremo ai nostri pargoli (assieme al crollo del sistema pensionistico)” – è la stessa determinata a non smettere di vestirsi da liceale, a fingere di non sapere neanche a cinquant’anni quel che ignorava a quindici, venti, trenta, a vivere per sempre come fosse in età fertile, a considerare “sei sempre uguale” il massimo complimento. Sullo sfondo un’unica, ineludibile domanda: ora che nessuno è più disposto a crescere, quando si comincia a invecchiare?
“Ho un’amica novantenne che è fermamente contraria a questo libro. Sbuffa, strepita, scalcia: dice che sono giovanissima, che lei alla mia età ha incontrato l’uomo della sua vita, che cos’è mai questa mania di sentirsi vecchie, intendo forse passare i prossimi quarantaré anni, fino a che avrò la sua età, a dirmi vecchia?”
Brillante, audace, colta e con uno stile godibilissimo: è questa la penna della Soncini. “A cinquant’anni io ho letto almeno cinquanta milioni di articoli che mi giurano che la vita comincia a cinquant’anni, e ora devo solo decidere se è vero o no”.
L’Autrice ha scritto un romanzo, un paio di film, ma soprattutto migliaia di articoli e alcuni libri di critica culturale (Come salvarsi il girovita, La repubblica dei cuochi, L’era della suscettibilità, L’economia del sé), col vasto programma di capire come siamo diventati quel che siamo, e la scellerata ambizione di sistematizzare il presente.
Rossella Montemurro