giovedì, 25 Aprile 2024

“Adelina ha sempre amato l’Italia e l’Italia si è dimenticata di lei”. È un post su Facebook che ricorda una donna fortissima che anni fa ebbe il coraggio di ribellarsi ai suoi sfruttatori: dall’Albania all’Italia, ridotta in schiavitù e costretta a prostituirsi, denunciò i suoi aguzzini facendone arrestare quaranta. Sabato notte si è tolta la vita buttandosi da un cavalcavia a Roma: lei chiedeva solo di poter restare nel paese dove si sentiva sicura, il suo sogno era ottenere la cittadinanza italiana.

La storia di Adelina Sejdini è strettamente legata alla Basilicata in cui la sua denuncia fu sporta alla fine degli anni Novanta ai Carabinieri della Compagnia di Tricarico. I militari dell’allora comandante della Compagnia, Mario Tusa, liberarono alcune ragazze dell’Est che erano state rapite o minacciate per essere avviate alla prostituzione.  Da allora Adelina è sempre stata in prima linea contro il racket della prostituzione.

Da qualche anno alla battaglia per la cittadinanza italiana si era aggiunta quella contro un tumore, che l’aveva provata moltissimo.

Il caso di Adelina era stato preso a cuore dalla giornalista Myrta Merlino, rimasta sconvolta dal suicidio della donna.

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