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“Punto di riferimento nazionale per l’insegnamento della religione cattolica sotto l’aspetto giuridico, amministrativo e culturale. È un combattente fin da quando è nato, un combattente fino al midollo, un credente”. È stato definito così dall’avvocato Gianfranco Amato il professor Nicola Incampo – esperto nazionale IRC – ospite nei giorni scorsi della trasmissione “Intra Moenia” condotta da Amato su Medjugorje Italia TV.
Il professor Incampo, con la chiarezza che lo contraddistingue e forte della sua esperienza in materia, ha fatto il punto con l’avvocato Amato sull’insegnamento della religione cattolica nelle nostre scuole e sull’andamento della didattica a distanza.
Un ospite prestigioso e qualificato che, come ha ricordato il legale, “da qualche anno risponde ai colleghi su vari quesiti sul sito www.culturacattolica.it”, è redattore della rivista “Documenta”, svolge attività di consulenza sindacale tramite lo Snals e collabora con il sito culturacattolica.it”.
“Secondo il Concordato del 1929, la religione cattolica è fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica, un’espressione che mi dà l’idea di un accordo. – ha affermato il professore – La revisione ha voluto che questa disciplina rientrasse nelle finalità della scuola. È assicurata dallo Stato solo che gli alunni, a differenza delle altre discipline, possono chiedere di avvalersi o meno di questo insegnamento. Negli ultimi anni abbiamo avuto varie contestazioni, molte persone non capivano questa originalità del cattolicesimo nelle finalità della scuola e chiedevano un confronto con le altre religioni. Una cosa è però la storia delle religioni, un’altra un confronto. Possiamo fare tranquillamente un confronto ma dobbiamo farlo visto da cattolici.
L’IRC è un insegnamento confessionale – ha proseguito il professor Incampo – tanto è vero che non è da tutti insegnare religione, è invece obbligatorio avere l’idoneità. È un insegnamento atipico. Un’altra difficoltà riguarda la graduatoria: ci siamo sforzati di far capire che questo insegnamento non può seguire le regole statali. Inoltre, i programmi di religione non li fa lo Stato ma la Conferenza episcopale”.
Il docente ha anche evidenziato il ruolo chiave dell’insegnante di Religione cattolica: “Ci sono stati ragazzi che stavano vivendo esperienze brutte di divorzi e separazioni e hanno voluto l’intervento dell’insegnante di religione. Sempre più spesso, attraverso di noi i ragazzi vogliono dialogare con la famiglia ed è grazie alla nostra disciplina se hanno punti di riferimento”.
Per rivedere la trasmissione: https://www.youtube.com/watch?v=7S_8Irrr–4&t=1814s
Rossella Montemurro