giovedì, 25 Aprile 2024

“Non sappiamo abbastanza di noi stessi. Credo che sia meglio esser consci di non saperne niente, così si può crescere con il mistero e intanto il mistero cresce in te. Ma al giorno d’oggi, naturalmente, tutti sanno tutto ed è per questo che tanta gente si perde”.
È in libreria per Fandango Se la strada potesse parlare(traduzione dall’inglese di Marina Valente, la traduzione della postfazione di Joyce Carol Oates è di Alessandro Ciappa) del gigante della letteratura americana James Baldwin, romanzo dal quale è tratto il film omonimo del regista Barry Jenkins, premio Oscar per Moonlight.
Dalla parole di Joice Carol Oates “Se la strada potesse parlare è una storia commovente e dolorosa. È così intensamente umana e così palesemente basata sulla realtà che ci arriva addosso come un’opera senza tempo – un’arte che non ha bisogno di alcun artificio estetico, e ancor meno di eccessi apocalittici dettati dalle mode”.
La voce autentica e malinconica di Tish, diciannovenne, descrive Fonny, giovane scultore, e la loro storia d’amore in un presente divisi dalla prigione e in un passato recente in cui l’amore li ha travolti.
Tish aspetta un figlio da Fonny. I due, che sono cresciuti insieme, avevano programmato di sposarsi ma Fonny viene accusato ingiustamente di aver stuprato una donna portoricana. Unico nero in un confronto all’americana, viene riconosciuto colpevole e incarcerato. Fonny è innocente eppure spetta a lui e alla sua famiglia dimostrare – “e pagare per dimostrare” – la sua innocenza.
“E io non mi vergogno di Fonny. Semmai ne sono orgogliosa. È un uomo. Lo si capisce da come ha affrontato tutta questa merda che è un uomo. Certe volte, lo ammetto, ho paura, perché nessuno può sopportare per sempre la merda che ci tirano addosso. Ma poi bisogna in qualche modo solo restare concentrati per andare avanti. Se pensi troppo, se solo cerchi di pensare troppo lontano, non ce la farai mai”.
Tish tenta con ogni mezzo di sostenere l’uomo che ama mentre la gravidanza diventa sempre più visibile.
Come il blues – dolce, malinconico e pieno di verità – questo capolavoro letterario ci colpisce, prima di tutto, emotivamente. Ci sono la rabbia e il dolore, ma sopra ogni altro sentimento a dominare è l’amore – l’amore potente di una donna per il suo uomo e l’amore avvolgente di una famiglia disposta a tutto, fino all’estremo sacrificio.
Si rimane travolti fin dalle prime pagine dalla forza della narrazione di Baldwin e dalla schiettezza nel racconto delle situazioni e dei personaggi: Se la strada potesse parlare è un vero e proprio classico del Novecento.
James Baldwin (1924-1987) è senza dubbio uno dei grandi protagonisti della letteratura americana del Novecento.
Nato e cresciuto ad Harlem, dopo il diploma si trasferisce al Greenwich Village dove incontra lo scrittore Richard Wright che, resosi conto del suo talento, gli procura una borsa di studio per Parigi. A partire dal 1948 Baldwin vivrà fra il Sud della Francia e gli Stati Uniti diventando uno degli esponenti più autorevoli del movimento per i diritti civili. Autore prolifico, saggista, drammaturgo e romanziere, pubblica il suo primo romanzo nel 1953, Gridalo forte, cui faranno seguito La stanza di Giovanni e Un altro mondo. Fra i saggi ricordiamo Mio padre doveva essere bellissimo e La prossima volta – Il fuoco: due lettere. Nella sua scrittura si intrecciano i temi dell’omosessualità, del razzismo e del blues.
Rimane uno dei più importanti e attivi sostenitori dell’uguaglianza razziale fino alla morte, nel 1987 a Saint-Paul de Vence, in Francia. Il suo ultimo romanzo, Just Above My Head è del 1979.
Pur avendo trascorso gran parte della sua vita all’estero, Baldwin rimane essenzialmente uno scrittore statunitense, che non ha mai cessato di riflettere sulla sua esperienza di uomo nero in un’America bianca. Preferiva considerarsi un “pendolare” piuttosto che un espatriato. Fandango Libri sta ripubblicando l’intera opera dell’autore. Nel 2017 è uscito La stanza di Giovanni.

Rossella Montemurro

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