martedì, 23 Aprile 2024

Quando a scuola si doveva parlare di fede e ragione, mi piaceva ricordare agli alunni quanto il famoso scienziato Albert Einstein aveva detto a tal proposito.

Albert Einstein nato il 14 marzo 1879 e morto i 18 aprile 1955, è stato un fisico tedesco naturalizzato svizzero e statunitense.

Generalmente considerato il più importante fisico del XX secolo, conosciuto al grande pubblico anche per la formula dell’equivalenza massa – energia E = mc2 (ovvero l’energia = massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce), riconosciuta come l'”equazione più famosa al mondo”.

Nel 1933, mentre Einstein era in visita negli Stati Uniti, Adolf Hitler salì al potere. A causa delle sue origini ebraiche, Einstein non fece più ritorno in Germania. 

Si stabilì negli Stati Uniti e diventò cittadino statunitense nel 1940.

Alla vigilia della seconda guerra mondiale, inviò una lettera al presidente Roosevelt nella quale lo avvisava del possibile sviluppo da parte della Germania di “bombe di un nuovo tipo estremamente potenti” e suggeriva agli Stati Uniti di cominciare a lavorare su ricerche di questo tipo.

Ciò portò infine al progetto Manhattan.

Einstein sostenne gli alleati, ma criticò l’idea di usare la fissione nucleare come arma.

Firmò, con il filosofo britannico Bertrand Russell, il Manifesto Russell – Einstein, nel quale si evidenziava il pericolo delle armi nucleari.

La frase di Albert Einstein che ricordavo ai miei alunni è la seguente: “Non riesco a concepire un vero scienziato senza una fede profonda. La situazione può esprimersi con un’immagine: la scienza senza la religione è zoppa; la religione senza la fede è cieca”.

Questo significa che dobbiamo sempre ricordare che una scienza come reperto del paleolitico intellettuale dell’uomo e una religiosità che rifiuta come demoniaca ogni razionalità, sono scelte di paura e non di verità.

Tuttavia scienza e fede risiedono una accanto all’altra, spesso puntano i loro obiettivi sulla stessa verità, si ritrovano in alcuni incroci fondamentali.

La fotografia fatta da Einstein ci fa capire che è necessario ribadire che la religione ha bisogno della teologia, cioè dalla comprensione della fede e che la scienza deve lasciare spazi bianchi nella sua ricerca, aperti al mistero e a canali diversi della conoscenza.

Ecco perché sempre Albert Einstein ha scritto: “La più alta emozione che si possa trovare è quella mistica. Chi l’ha provata e non è caduto in devozione, ignora uno dei lati più belli della vita”.

Infatti il dono dell’intelligenza è una delle realtà più splendide che l’uomo abbia ricevuto dal Creatore.

In conclusione scienza e fede: entrambe libere, ma non estranee, autonome, ma non indipendenti.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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