sabato, 20 Aprile 2024

 
 
“Chissà se sono le persone a essere sbagliate o solo i loro tempi”.

Le prime pagine di Uomini che restano (Sperling & Kupfer) di Sara Rattaro sono un pugno allo stomaco: Lorenzo confessa a Fosca di non amarla più e lo fa subito dopo essere rientrato, il giorno del suo compleanno, inconsapevole che in casa lo stanno aspettando gli amici pronti a festeggiarlo. Fosca potremmo essere tutte noi e quel che lei prova lo avvertiamo sulla pelle, dentro, ci fa star male. Ed è solo l’inizio.

Sara Rattaro è riuscita ancora una volta a dar voce alle emozioni, ai sentimenti e ad intrecciare una storia nella quale l’amore si rincorre, si sfiora, ci si illude di averlo trovato ma è come se tutti fossero fuori sincrono.

Fosca, quarantenne, ha appena preso consapevolezza di anni di matrimonio contrassegnati da non detti e finzioni. Valeria, sua coetanea, scopre, contemporaneamente, un tumore e il tradimento del marito. Le due donne si incontrano per caso sul tetto di un palazzo a Genova (città dell’autrice che, in questo romanzo, ha un ruolo di primo piano): Fosca è fuggita da Milano a casa dei genitori, Valeria abita lì. Fosca inizia a parlare, racconta a Valeria il dolore sordo che prova dopo essere stata lasciata dal marito. Valeria la ascolta, è bella nel suo caschetto sbarazzino, nasconde bene il dramma che sta vivendo, quei due modi di provare angoscia – è più difficile affrontare un tumore o un tradimento?

La Rattaro narra una storia in cui l’amicizia, l’amore, il tradimento e la malattia sono il collante tra Valeria e Fosca, tanto diverse quanto simili nell’affrontare cambiamenti drastici e nel trovare la forza per andare avanti. Attorno a loro ci sono le figure dei genitori – ciascuno cerca di proteggere il proprio figlio nel modo che reputa più giusto anche se non è detto che lo sia – e quelle degli amici, alcuni fin troppo invischiati con passioni del passato che non si sono mai davvero spente.

In Uomini che restano sono messe a nudo le emozioni più profonde: tutto il male che fa il vuoto abissale di un tradimento – e gli interrogativi, quell’ossessivo ripensare a quelli che potevano essere i “segnali”, il colpevolizzarsi… -, la paura dopo la scoperta di avere un tumore, la nostalgia di dover amare per anni una persona senza essere corrisposti, il disagio di non riuscire a esternare il proprio orientamento sessuale. Le apparenze ci salvano, dilazionano il momento della verità. E sono le apparenze quelle di cui vivono gli uomini che stanno accanto a Valeria e Fosca, fino a quando qualcosa si spezza e la realtà irrompe con prepotenza nelle loro vite. Eppure, alla fine, gli uomini che restano daranno una grande prova di coraggio. Nonostante tutto.

Lo stile della Rattaro rimane sempre delicato ed elegante malgrado un ritmo – emotivo – davvero incalzante. Arrivare all’ultima pagina significa appropriarsi di una percezione diversa della vita. Nonostante tutto, appunto.
 

L’INTERVISTA

 
 

Come è nata la trama di Uomini che restano?
“Ho incrociato due storie che sono entrate nella mia vita in tempi diversi. Avevo solo bisogno di un punto di contatto. L’ho trovato in Genova e nella solidarietà che si crea tra Fosca e Valeria”.
 L’incipit del suo romanzo rimane impresso a lungo. Come le è venuto in mente?
 “Mi piace disegnare incipit forti, che lasciano senza fiato e ti immergono in una storia che ha tanto da raccontare. È una delle paure di ognuno di noi, sapere che qualcuno possa ascoltare qualcosa di nostro molto intimo”.
 Come ha fatto a rendere così autentici i percorsi umani e sentimentali di Fosca e Valeria?
 “Ho semplicemente raccontato due donne normali. Fosca e Valeria potrei essere io. Basta chiedersi “che cosa farei se mi trovassi in quella situazione?”. Certo, bisogna rispondere in modo sincero”.
 Premettendo che un tradimento è comunque qualcosa di squallido, deplorevole e doloroso per chi lo subisce, scoprire di essere tradite con un gay potrebbe, forse, essere ridimensionato perché con un gay non potremmo “competere”. Eppure per Fosca si tratta di una rivelazione ancora più dolorosa: ha voluto estremizzare la sua reazione?
“Estremizzare no. Scoprire che tuo marito è omossessuale è una situazione imprevedibile ed estrema. Non metti in discussione solo un tradimento o una mancanza di rispetto momentanea, ti chiedi se c’è qualcosa di autentico in tutto quello che avete vissuto insieme”.
 Perché ha preferito un finale sostanzialmente aperto per il suo romanzo?
“È abbastanza nel mio stile. Non credo che le storie debbano essere chiuse completamente. Possiamo lasciare spazio all’immaginazione per sognare che le cose vadano nella direzione che desideriamo”.
 Uomini che restano ha una voce fuori campo dalla quale emerge un legame forte con Genova. È la voce di Sara Rattaro?
 “No, è proprio la voce della mia città. Ci sono voluti otto romanzi per vederla protagonista delle mie storie. Questo era il momento giusto. Era pronta”. 
 
Sara Rattaro è nata a Genova. Laureata in Biologia e in Scienze della Comunicazione, ha lavorato come informatore farmaceutico prima di dedicarsi completamente alla sua grande passione, la scrittura. È autrice di romanzi accolti con grande successo da librai, lettori e critica, e tradotti in nove lingue: Sulla sedia sbagliata, Un uso qualunque di te, Non volare via (Premio Città di Rieti 2014), Niente è come te (Premio Bancarella 2015), Splendi più che puoi (Premio Rapallo Carige 2016), L’amore addosso e Il cacciatore di sogni, il suo primo libro per ragazzi. È docente di Scrittura creativa presso l’Università degli studi di Genova.

Rossella Montemurro
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