martedì, 10 Dicembre 2024

Il presidente Bardi: “Dolore per la morte di due lavoratori lucani”

“Apprendo con dolore della tragica scomparsa di due operai lucani a seguito del grave incidente avvenuto in un deposito carburante a Celenzano, in provincia di Firenze. In questo momento di lutto desidero esprimere le mie più sentite condoglianze alle famiglie delle...

Fondi per contributi a favore di talassemici e nefropatici

Sono stati stanziati fondi per contributi a favore di talassemici, nefropatici e cittadini affetti da altre patologie del sangue con un investimento complessivo di 3,3 milioni di euro per le annualità 2024 e 2025. Ne ha dato notizia l’assessore alla Salute,...

Per oltre mezzo secolo è stato sulla ribalta della scena politica italiana e insieme a Moro, Fanfani, Colombo e Forlani era tra i cosiddetti “cavalli di razza” della Democrazia Cristiana. Giulio Andreotti (1919-2013), per sette volte presidente del Consiglio dei ministri e innumerevoli volte ministro della Repubblica, raffinato e apprezzato saggista, tra luci e ombre è stato tra i principali protagonisti della prima Repubblica. Allo statista democristiano il giovane storico Salvatore Calciano, originario di Tursi, ha dedicato un suo breve saggio dal titolo “Alla ricerca di Andreotti. Le carte del presidente”, pubblicato da Echos edizioni, vivace ritratto sull’uomo politico democristiano che tra le pagine prova ad analizzare la complessità della figura di Andreotti, spesso raccontato in maniera controversa. Il testo è stato presentato nei giorni scorsi presso la Libreria Mondadori di Matera in una serata in cui sono intervenuti Saverio Omar Ciccimarra, docente di Storia e filosofia al Liceo Classico di Matera che ha condotto l’incontro e Vincenzo Menzella già assessore comunale democristiano negli Anni ’80 nelle Amministrazioni Acito. Menzella ha portato il suo personale saluto e ha letto una riflessione di Vincenzo Viti, noto uomo politico e intellettuale materano che nella sua esperienza parlamentare, vissuta nella democrazia cristiana al fianco di Emilio Colombo, conobbe bene Giulio Andreotti. Lo scritto di Calciano si avvale della prefazione della figlia di Andreotti, Serena, la quale evidenzia come l’abbia colpita l’impegno, l’attenzione e la precisione dell’ autore, doti rare che hanno caratterizzano la ricerca del giovane storico destinato certamente a una brillante carriera. Nel corso del dibattito Ciccimarra ha sottolineato come spesso si faccia fatica a discutere con i ragazzi di argomenti di politica e in special modo di uomini politici che hanno ricoperto ruoli importanti e in particolare proprio di Andreotti. “Mi piacerebbe – ha asserito il docente- che i giovani presenti a questa serata tornino a casa con un pensiero diverso su Andreotti, ossia quello che egli sia stato uno studioso e uno statista e non un mafioso”. Menzella ha ricordato come la Dc abbia rappresentato un partito del popolo e non classista del quale occorre studiare la storia anche attraverso la figura di Andreotti. Nel suo messaggio Vincenzo Viti ha fatto presente come il libro di Salvatore Calciano entri nella trama civile della Democrazia cristiana a lungo demonizzata, ma della quale oggi si ha rimpianto in quanto partito dai valori universali. La personalità di Andreotti, secondo Viti, è ancora oggi ingiustamente esposta a processi postumi e a una certa controversa aneddotica. “Nei miei trascorsi politici e parlamentari – ha sostenuto nel suo messaggio l’ex parlamentare- ho avuto tra le tante possibilità quella di conoscere e apprezzare il talento e lo spessore assoluto di statista di Giulio Andreotti del quale conservo nella memoria la strenua capacità di ragionare con fredda lucidità e insieme osservare il mondo, con sguardo sornione, ma sempre nella sua complessità. Andreotti – ha concluso l’esponente politico- rimarrà un’icona preziosa e rara al centro della ricerca di una verità impossibile”.

L’autore nel suo intervento ha evidenziato come il testo sia il frutto di interesse storico e di ricerche negli archivi della Fondazione Sturzo. Ha quindi tracciato una vasta panoramica della politica in Italia dal Secondo dopoguerra durante gli anni della ricostruzione, quando Andreotti rivestiva l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con De Gasperi, attraversando gli anni del boom economico,  quelli di piombo sino alla crisi della prima Repubblica con la vicenda Mani pulite. In tutto questo periodo storico Andreotti – ha dichiarato Calciano – ha sempre rivestito incarichi di vertice nei quali  soprattutto da Presidente del Consiglio e da ministro degli Esteri ha dettato la linea politica italiana con arguzia, sapienza e concretezza. 

Filippo Radogna

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