venerdì, 19 Aprile 2024

“Ho il fisico usurato, consumato dagli sport che ho praticato per tutta la vita: calcio, pallacanestro, tennis, sci, ciclismo, running, nuoto, pesca subacquea, diving, golf e una brevissima esperienza ippica, alcuni a livello agonistico, con impegno e assiduità quasi maniacali. In certi momenti della mia vita lo sport è stato un’ossessione, una vera e propria tossicodipendenza.”

A sottolinearlo è Umberto Ferro in Quando lo sport fa male (Vallecchi), un titolo che sembra una provocazione ma che racchiude, sul serio, quanto accaduto all’Autore, assiduo praticante di numerose discipline. Chiariamo: il dottor Ferro, medico, precisa che “praticare sport senza pretendere troppo dal proprio fisico, tenersi attivi e in allenamento, con una adeguata alimentazione, è il modo migliore per stare bene e restare giovani più a lungo sia mentalmente che fisicamente”.

Lo sport, spiega, fa dimagrire, combatte l’obesità, migliora il metabolismo, riduce il rischio di ammalarsi di diabete, osteoporosi, malattie cardiovascolari e può allungare la vita. Nei bambini e adolescenti stimola un armonico sviluppo e la coordinazione motoria. È formativo per il carattere, previene i comportamenti a rischio e non influisce negativamente sullo studio. Ma lo sport può anche fare male: il professionista e l’amatore, specie se agonista, per gli elevati sovraccarichi funzionali hanno un alto rischio di traumi e lesioni muscoloscheletriche, che nel tempo possono portare allo sviluppo di malattie invalidanti come l’artrosi.

Se però con lo sport si instaura un rapporto distorto, quasi una dipendenza, allora sì che iniziano i problemi.

Dall’adolescenza a oggi il dottor Ferro ha avuto un rapporto d’amore intenso e spesso ossessivo con gli sport praticati, tantissimi e tra loro agli antipodi. Ha collezionato fratture, distorsioni, strappi muscolari… Ed è sugli “effetti collaterali” che l’autore si sofferma, prendendo spunto proprio dalla sua vulcanica esperienza che in alcune discipline lo ha visto primeggiare gareggiando a libello agonistico. Gli sport ai quali negli anni si è dedicato sono analizzati minuziosamente, in tutte le sfaccettature. A colpire è la sincerità con cui l’autore ripercorre le proprie (dis)avventure, aggiungendo però nozioni storiche di ciascuno sport e ripercorrendo storie “cliniche” di campioni che hanno subito infortuni. Lo stile semplice e a tratti ironico rende la lettura estremamente piacevole.

“Come un guerriero medievale indossava la sua armatura per scendere in battaglia, mi infilo due ginocchiere e un busto, prendo un Dicloreum e vado a giocare a golf e quando posso a sciare, con la segreta speranza che non sia l’ultima volta.

Jean Cocteau asseriva: “Il peggio quando si invecchia è che si resta giovani”, e io, nella testa, mi sento ancora giovane.

Probabilmente sto sfidando la mia salute, ma come si dice: ‘Non ti fermi quando diventi vecchio, ma diventi vecchio quando ti fermi'”.

Umberto Ferro (Viareggio, 1948), si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1973 all’Università di Pisa dove consegue le specializzazioni in Chirurgia Generale e in Medicina Legale. Nel 1985 ottiene il C.E.S. in Proctologia all’Università di Marsiglia e nel 1991 la specializzazione in Chirurgia Apparato Digerente e Endoscopia Digestiva all’Università di Siena. Per 40 anni ha esercitato la professione negli ospedali della Versilia: Viareggio, Camaiore e Ospedale Unico. Attualmente lavora alla Casa di Cura Santa Zita di Lucca.

Rossella Montemurro

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