giovedì, 25 Aprile 2024

Perquisizioni anche in Basilicata nel corso di una vasta indagine della polizia postale di Torino contro la pedopornografia che ha portato a sei arresti e 16 denunce in tutta Italia. In manette sono finite persone insospettabil tra i venti e i quarant’anni. perai, impiegati. 
Una vera e propria organizzazione, dove i “master”, i coordinatori dei gruppi digitali, escludevano chi non contribuiva “in maniera adeguata” allo scambio di materiale. Gli scatti e le riprese venivano catalogate per range di età e per sesso dei minori e chi si iscriveva alle “stanze digitali” utilizzava soprannomi (nickname) e foto “farlocche”. Le indagini per risalire alle loro identità sono durate mesi: tra gli ostacoli, anche la rigida policy del web.
Durante le perquisizioni – effettuate, oltre che in Basilicata, in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Veneto, Lazio, Sicilia e Sardegna, la polizia postale ha sequestrato foto, video, registrazioni. E gli accertamenti sono ancora in corso, perché il sospetto è che qualcuno abbia fatto delle riprese video mentre consumava rapporti sessuali con i ragazzini.
 Ad insospettire gli agenti, che quotidianamente monitorano il web, sono stati i commenti lasciati sotto alcune immagini postate sulle bacheche di diverse pagine internet. Tutte “in chiaro”. Il “deep web”, in questa faccenda, non c’entra nulla.
Nel computer e nei cellulari di uno degli indagati, sequestrati in Lombardia, a Bergamo, durante una perquisizione, sono emersi messaggi equivoci, conversazioni che fanno supporre anche un’attività di adescamento.
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